La pandemia è stata un'occasione di riflessione anche per il parco archeologico di Gela che ha deciso di puntare sull'attrattività turistica coinvolgendo le maggiori realtà del territorio.
Tra gli effetti collaterali dell’emergenza sanitaria, dovuta all’attuale pandemia, la crisi economica generale che ha maggiormente colpito alcuni comparti come il turismo e il mondo della cultura. Con l’allentamento delle restrizioni sembrano gradualmente ripartire teatri, musei e parchi archeologici che, prima d’ora, avevano dovuto tenere chiuse le porte al pubblico. Un’eccezione alla crisi è rappresentata dal parco archeologico di Gela nel nisseno. A spiegarlo è proprio il suo direttore, Luigi Maria Gattuso.
Direttore Gattuso, in che modo la pandemia ha influito sull’accesso turistico nello specifico del territorio nisseno?
“La pandemia non ha influito molto sull’accesso turistico – spiega Gattuso -. Il dato di partenza è sempre stato un numero di 12 mila visitatori annui con incassi di 5 mila euro all’anno nel 2018, un dato pressoché invariato a oggi, luglio 2021. La motivazione? Diverse difficoltà oggettive, nel caso specifico del museo interdisciplinare di Caltanissetta, lo scorretto funzionamento degli impianti di climatizzazione, risolto, in maniera provvisoria, il primo luglio 2020, e, dopo un adeguato collaudo, risolto in maniera definitiva solo a marzo 2021. Situazione simile ha riguardato il museo di Gela, che ha sofferto di una caduta rovinosa del controsoffitto che ha impedito per lungo tempo un regolare e copioso afflusso turistico”.
Ha potuto registrare, a partire dall’instaurarsi della zona bianca in Sicilia, miglioramenti in termini di partecipazione turistica?
“Come accennato prima, devo ammettere che la situazione, riguardo all’afflusso turistico, è del tutto stabile, in relazione al numero dei visitatori e alla tipologia, ovvero residenti contro non residenti, dal 15 giugno scorso, con l’avvento della zona gialla in Sicilia. Non posso chiaramente fare previsioni a oggi, ma le posso assicurare che stiamo lavorando tenacemente per creare una domanda diffusa dei servizi culturali e naturalistici tipici del nisseno”.
In che termini intendete ripartire al fine di creare la domanda di cui ha prima parlato?
“Più che ricreare, o recuperare, i visitatori persi con l’avvento della pandemia, parlerei di creare ex novo un interesse popolare, un’attrattività che riguardi tutto il territorio nisseno, non solo lo specifico dei musei di Caltanissetta o Gela. Nello specifico si tratta di creare un brand denominato Sicilia, non tanto parco di Gela o di Caltanissetta, promuovendo l’afflusso dei turisti, non solo di visitatori occasionali. In che modo? Molto presto, a settembre, sarà pubblicato un avviso per la formazione di un incubatore di rete che preveda che i siti archeologici divengano strutture ricettive per potenziali turisti.
Verranno coinvolti molteplici professionalità, dai laureati in archeologia agli imbianchini, e realtà di elevato spessore come Confindustria, con cui a breve ci incontreremo per definire i dettagli dell’avviso. Ognuno proporrà una sua idea di gestione, vincerà la migliore, ma nell’interesse della valorizzazione del territorio nisseno e siciliano in generale. Insomma, da soli non si può fare niente: in questi termini si pone l’idea di rinverdire le aree esterne ai musei, nella misura in cui il verde naturale è parte integrante del territorio, coltura equiparata, a mio avviso, alla cultura, alla stessa stregua dei reperti archeologici.
Ulteriore innovazione da noi fortemente richiesta, la messa a nuovo di una cartellonistica chiara ed essenziale per coloro che si avvicinassero per la prima volta all’interno del territorio nisseno – conclude il direttore -. Ad oggi, infatti, troviamo una cartellonistica sbiadita, confusa, poco leggibile, quindi poco attrattiva. Saremo lieti di informarvi degli accordi formalizzati nel mese di settembre 2021”.
Angela Ganci