Il Comune è in pre-dissesto. Orlando: “Nessuna alternativa” - QdS

Il Comune è in pre-dissesto. Orlando: “Nessuna alternativa”

Il Comune è in pre-dissesto. Orlando: “Nessuna alternativa”

venerdì 17 Settembre 2021

Con 19 voti favorevoli, 4 astenuti e nessun contrario il Consiglio comunale ha approvato la delibera che apre la procedura per il riequilibrio. Adesso 90 giorni per approvare un piano di risanamento

PALERMO – Con 19 voti favorevoli, 4 astenuti e nessun contrario il Consiglio comunale ha approvato la delibera che apre la procedura di pre-dissesto. Il M5S si è astenuto mentre Mimmo Russo di Fdi ha abbandonato i lavori prima del voto. Adesso Sala delle Lapidi ha, per legge, 90 giorni di tempo per approvare un piano di risanamento lacrime e sangue da 900 milioni di euro in dieci anni, altrimenti scatterà in automatico la dichiarazione di dissesto finanziario che comporterà lo scioglimento del Consiglio e la nomina di un commissario ad acta.

Non è finita qui: il piano di riequilibrio dovrà poi passare il doppio esame del Ministero dell’Interno e della Corte dei Conti, pena, anche in questo caso, il dissesto. Resta da capire come farà l’Amministrazione Orlando, con un bilancio già ridotto all’osso, a tagliare 80-90 milioni all’anno per dieci anni. Gli uffici dovranno fare in fretta: con un emendamento presentato da Ugo Forello del gruppo Oso l’aula ha concesso 45 giorni di tempo per presentare il piano di riequilibrio e una settimana alla Ragioneria Generale per trasmettere al Segretario e Direttore Generale, all’Amministrazione e al Consiglio i dati finanziari necessari. Entro un mese, inoltre, il Segretario dovrà inviare una relazione informativa all’aula sull’andamento della stesura del piano di riequilibrio.

Del resto, lo stesso sindaco Leoluca Orlando ha promesso tempi serrati presentando la procedura a Sala delle Lapidi insieme all’assessore al Bilancio Sergio Marino e al Ragioniere Generale Paolo Bohuslav Basile: “Porteremo il piano in Consiglio non alla scadenza del termine dei 90 giorni ma entro 30-40 giorni al massimo. Se le cose cambiassero a livello normativo nazionale, potremmo anche modificare il piano in corsa o addirittura rinunciarvi approvando il bilancio di previsione. Ma dato che l’anno finanziario termina il 31 dicembre, per evitare il dissesto e il conseguente commissariamento era intanto necessario avviare questo percorso che salvaguarda l’agibilità politica e democratica presente e futura. Il dissesto non lo fa. Stiamo percorrendo un sentiero possibile, indicato dalla legge e che non ha alternative – ha avvertito il primo cittadino – rispetto a scelte molto più drastiche che comunque non risolverebbero il problema”.

Orlando ha poi attaccato, ancora una volta, Riscossione Sicilia: “Lo stesso governo regionale l’ha ritenuta talmente fallimentare che sta cedendo la competenza all’Agenzia delle Entrate (l’articolo 76 del dl 73 del 25 maggio prevede lo scioglimento di Riscossione Sicilia e il subentro dell’Agenzia dal 1° ottobre, nda) ma nel frattempo produce un danno enorme: fra tutti gli Enti, Comuni inclusi, deve ancora incassare 62 miliardi di euro e ne ha incassati appena 8, cioè il 12%. Ho dato mandato all’Avvocatura comunale di agire nei confronti di Riscossione Sicilia per il danno arrecato”.

Marino ha ammesso “l’impossibilità” per le casse di Palazzo delle Aquile di ricorrere agli articoli 193 (sul pareggio finanziario e sugli equilibri di bilancio per la copertura delle spese correnti e per il finanziamento degli investimenti) e 194 (sui debiti fuori bilancio) del Testo Unico degli Enti Locali che prevedono misure correttive per il riequilibrio. “Il dissesto – ha continuato – sarebbe una soluzione rigida rispetto a quella molto più elastica del pre-dissesto, che può essere revocato. Il prossimo sindaco potrà rivedere e aggiustare il piano di riequilibrio, anche alla luce degli interventi normativi regionali e statali che noi auspichiamo e che il sindaco, come presidente dell’Anci Sicilia, ha promosso in diverse sedi. Siamo innanzitutto in grado di reperire le risorse per il deficit una tantum di 73 milioni. Per quanto riguarda il deficit strutturale di 71 milioni all’anno, qualunque piano di riequilibrio non può non partire dai mancati introiti fiscali, altrimenti non possiamo aspettarci un’apertura da parte della Corte dei Conti”.

Nell’infuocata due giorni di dibattito in aula, però, l’ex opposizione, ormai maggioranza, non ha mancato di attaccare a testa bassa l’Amministrazione comunale. “Tra le diverse e ripetute criticità rilevate dal collegio dei revisori – si legge nell’emendamento Forello – si rammentano: il Fondo Crediti Dubbia Esigibilità, calcolato con il metodo semplificato nel corso degli anni (invece del metodo ordinario, nda) che, seppur consentito dalle norme, non viene né veniva condiviso dal collegio; l’elevato importo dei residui attivi e la scarsissima capacità di riscossione delle entrate proprie; l’anticipazione di tesoreria il cui ricorso è crescente e sembra aver assunto una patologia strutturale; il valore complessivo delle perdite delle aziende partecipate e del Fondo Accantonamento per mancata riconciliazione con le aziende, che ha raggiunto un valore complessivo pari ad oltre 125 milioni di euro nel 2019 e che rappresenta una gravissima irregolarità contabile; e i debiti fuori bilancio”.

Bohuslav illustra le cifre del disastro

PALERMO – Il ragioniere generale Paolo Bohuslav Basile ha confermato all’aula le cifre drammatiche dei conti di piazza Pretoria già esposte in Commissione Bilancio: “Il deficit strutturale ammonta a 71 milioni all’anno, cifra che può cambiare se migliora la capacità di riscossione”.

“A questo deficit strutturale, dovuto all’incapacità di ottemperare all’obbligo di accantonamento per il Fondo Crediti Dubbia Esigibilità, si è aggiunto un deficit una tantum, ovvero l’obbligo di accantonamento per il Fondo Rischi Spese Legali, pari a 73 milioni, generato da due gruppi di sentenze di condanna a sfavore del Comune nei contenziosi Amia, pari a 51,4 milioni, e Immobiliare Strasburgo. Sentenze che riteniamo estremamente sbagliate nel merito e che l’Avvocatura ha già impugnato ma che, pur non essendo definitive, impongono di accantonare le cifre necessarie”.

“Il problema del Comune non è di insolvenza – ha precisato il Ragioniere -: non ha debiti che non paga. Al 31 dicembre 2019 il debito commerciale era di circa 87 milioni, ora scesi a 71, e abbiamo ridotto significativamente il ritardo medio nei pagamenti, da 57 a 17 giorni. Posso inoltre preannunciare che a brevissimo sottoporremo alla Giunta il bilancio consuntivo 2020, che è in linea col passato e dal quale non emerge alcun profilo di disavanzo”.

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