Si è reso necessario per recuperare l’opera scultorea il coinvolgimento di personale altamente specializzato e qualificato
Quello de I Malavoglia è un romanzo governato in maniera continua da forze opposte, che si contrappongono con una perpetua catarsi, senza mai estinguersi. Tali parametri d’esercizio, tali frequenze, hanno prodotto una capacità di adattamento negli individui, capace di generare la possibilità di poter intervenire in progress in merito alle sollecitazioni interne ed esterne, alle problematiche correnti e complesse, persino agli inconvenienti occorsi. Ma è meglio andare nello specifico ora. Mi riferisco ai recenti lavori di restauro, recupero e riqualificazione ambientale della struttura architettonica che accoglie il gruppo scultoreo di Carmelo Mendola, meglio noto come Fontana de I Malavoglia, ubicata a piazza Giovanni Verga, nella città di Catania e condotti dalla Amministrazione Comunale.
Tale complesso, inaugurato nel 1975 quale risultato di un concorso, appunto vinto dal Mendola, è costituito da una doppia vasca, quale manufatto architettonico che accoglie il gruppo scultoreo e, di un annesso locale tecnico, posto al di sotto del piano di calpestio, che alloggia gli impianti di sollevamento e pompaggio delle acque a servizio della fontana, che concorrono(come immaginato dal suo autore) a definire la fisionomia complessiva dell’opera. Trascorsi 50 anni dalla realizzazione dell’opera, l’impianto complessivo risultava particolarmente compromesso, in ogni sua componente e, da circa dieci anni non era ormai posto in esercizio.
A ragione di tale inconveniente, l’amministrazione comunale ha inteso inserire l’opera in un sondaggio, condotto attraverso il meccanismo della democrazia diretta e con le modalità di consultazione messe in atto da Democrazia Partecipata, l’opera è stata selezionata, tra le tante proposte, per poter essere recuperata e messa in esercizio attivo, mediante l’utilizzo dei fondi provenienti dagli emolumenti generati dalla tassa di soggiorno. Nella fattispecie, per ciò che attiene gli impianti ed i manufatti, tranne rare eccezioni, non è stato possibile poter intervenire con il recupero o la riqualificazione mediante sostituzione di piccole componenti, ma in ragione della grave compromissione di ogni elemento costituente, si è dovuto procedere con la realizzazione ex novo di altre predisposizioni, alloggi, finiture, e sostituzione di interi sistemi, sia idraulici (collettori, pompe, valvole, ugelli, etc..), che inerenti l’impianto elettrico(collettori, quadri elettrici, apparecchi luminosi, etcc…). Dunque, come potete immaginare, la predisposta operazione di riqualificazione e semplice manutenzione, alla luce delle scoperte generate dopo il sollevamento, si è trasformata in onerosa e complessa operazione di ri-progettazione e ri-programmazione di interventi realizzativi ex novo, con tutto quel che comporta in relazione ai tempi di consegna dell’opera ed ai mutati costi ivi emersi.
Si è reso necessario dunque dover recuperare l’opera scultorea mediante il coinvolgimento di personale altamente specializzato e qualificato. Nel corso dei lavori è stata eseguita una preziosa operazione di acquisizione delle pratiche dei processi di recupero e restauro dell’opera, attraverso la realizzazione di una documentazione fotografica e filmica, sponsorizzata dalla STMicroelectronics e condotta da Maurizio Malfa, che è stata poi messa in visione al momento della inaugurazione del complesso architettonico. Tale preziosa documentazione costituirà la base per i futuri interventi di riqualificazione del complesso. E in conclusione, quale suggerimento personale, vi invito a far visita allo studio-residenza dello scultore Carmelo Mendola, autore dell’opera, sito in via Ingegnere nella città di Catania e gestito dalla Associazione condotta dagli eredi, quale tappa necessaria alla acquisizione di elementi di lettura ausiliari della produzione dell’autore e, sicuro episodio di crescita culturale per ogni fruitore.