Un sistema di poteri tracciato dal presidente Nino Dalmazio che coinvolge politici e amministratori. Intanto Messinambiente finisce al Senato sul nodo delle infiltrazioni mafiose
MESSINA – È proprio il caso di dirlo: “da che pulpito viene la predica”! Sgorga spontaneamente questo proverbio a sentire le accuse del presidente di MessinAmbiente Nino Dalmazio nei confronti dell’Ato3, accuse pesanti, che hanno gettato il caos su tutto il sistema politico locale.
“Ho la sensazione che l’Ato3 in passato si sia servita delle cooperative per fare elettorato”, ha affermato Dalmazio sulle colonne del periodico “Dicearco”, e su questo presunto clientelismo ha poi anche pesantemente rincarato la dose: “Non vi è dubbio – ha infatti continuato il Presidente di MessinAmbiente – che tutti, funzionari comunali, assessori, consiglio comunale, commissari e sindaco, erano a conoscenza e condividevano il sistema che ho descritto”.
Un sistema da cui evidentemente Dalmazio si tira fuori, non sappiamo a quale titolo. Sia ben chiaro, il clientelismo all’Ato3 è cosa stranota: fu proprio il nostro giornale a coniare, all’indomani delle famose assunzioni politiche del capodanno 2007, il termine “Ato’s List”. Ma altrettanto stranoto è che MessinAmbiente sia probabilmente il maggiore ricettacolo di “clientes”, di raccomandati dalla politica se non anche dalla malavita della città. Una semplice illazione senza fondamento? Così non sembrerebbe, a citare il resoconto di una recente seduta al Senato della Repubblica sul tema “infiltrazioni mafiose nel ciclo dei rifiuti”: “di particolare interesse – si legge nel documento parlamentare – è il caso della società MessinAmbiente, già all’attenzione della Commissione istituita nel corso della precedente legislatura, ed ancora presente sulla scena della gestione dei rifiuti urbani nonostante le inchieste giudiziarie che ne hanno protestato il diretto controllo da parte della criminalità organizzata di stampo mafioso”. Ancora presente, dicono al Senato? Magari fosse solo quello. Adesso si arroga pure il diritto di agire da moralizzatore pubblico. E con la consapevolezza, oltretutto (perché Dalmazio dovrebbe conoscere bene le normative, essendo avvocato – seppure recentemente quasi cacciato dal suo stesso Ordine, anche se poi è riuscito a salvare capra e cavoli, ma quella è un’altra storia ridicola) di operare in spregio a qualsiasi normativa sulla concorrenza nell’ambito della gestione dei servizi pubblici, essendo di fatto quello di MessinAmbiente un vero e proprio monopolio della monnezza.
La replica. L’assessore Carmelo Santalco: “Respingo le accuse”
Messina – “Respingo, in quota parte, le pesanti accuse cui Dalmazio fa cenno e lo diffido dal fare riferimento in maniera generica al Consiglio”. Così l’assessore Carmelo Santalco, fino alla scorsa sindacatura consigliere comunale dell’Udc e promotore di una serie di denunce sulla gestione poco trasparente dei servizi legati ai rifiuti. “La smetta Dalmazio di generalizzare, di sparare nel mucchio o di fare di tutta l’erba un fascio”, continua Santalco, “se ne è capace e ne ha il coraggio, faccia nomi, cognomi e descriva le circostanze denunciate”. E mentre infuria la polemica, alla Commissione Bilancio del Comune si invitano i Presidenti delle due società in questione a mostrare i propri conti, che non sembrano per nulla trasparenti. Ma sia Dalmazio che Ruggeri disertano la convocazione, lasciando sul tavolo tutte le perplessità. Forse il Presidente di MessinAmbiente era impegnato con “Dicearco” per un’altra intervista.