L’ipotesi di un’ “opposizione sociale” all’amministrazione contro lo scempio del territorio. Sinistra Ecologia e Libertà traccia un quadro desolante della situazione in città
CATANIA – Una città abbandonata, con la disoccupazione in aumento, un’azienda municipale dei trasporti e il settore industriale che soffre ormai da anni. Sono in molti a sostenere che la città di Catania sia allo sbando, depressa dal punto di vista economico, snobbata dai turisti, sporca e poco vivibile: tra questi i rappresentanti del movimento Sinistra ecologia e Libertà che, recentemente, hanno organizzato un incontro pubblico proprio per discutere della situazione e per proporre soluzioni e mettere insieme forze sociali, politiche, associative e i singoli cittadini, per creare un’opposizione sociale all’amministrazione della città. Un momento di profonda riflessione, dunque, in cui sono state sottolineate anomalie dell’attuale gestione e trovati alcuni punti da cui ripartire per il rilancio della città.
“La città è abbandonata – afferma Enrico Giuffrida, segretario cittadino di Sinistra e Libertà – le strade sono impercorribili, il traffico caotico, i servizi inesistenti, l’illegalità continua a dilagare e cresce l’abusivismo commerciale, ormai un vero e proprio ammortizzatore sociale. In un mese di ascolto della gente – continua – siamo riusciti a evidenziare alcuni punti da cui bisogna partire, innanzitutto il piano regolatore: le azioni intraprese dall’amministrazione non porteranno vantaggi alla comunità, ma soddisferanno gli insaziabili appetiti dei soliti noti; tutte le principali operazioni urbanistiche si trasformeranno da potenziali occasioni di sviluppo, in speculazioni edilizie e scempio del territorio”.
I riferimenti sono al Pua, il Piano Urbanistico Attuativo che vedrà trasformato il volto della Plaia, a Corso Martiri della Libertà, al progetto Waterfront, ai parcheggi. Il lavoro, il turismo, il ripristino della legalità e il sociale gli altri punti di partenza.
Il tutto in un contesto in cui le periferie diventano parte della città solo in periodo elettorale, e in cui è scomparso quasi del tutto il senso di comunità. “In questo senso Librino è l’esempio più appropriato – aggiunge – ma a Librino c’è anche una rete di esperienze eterogenee che si sono riunite nel “Comitato Librino Attivo” e che hanno lavorato a una piattaforma per il quartiere. Questa esperienza assume, per noi, un significato simbolico e pensiamo possa rappresentare un modello operativo. Quello che ci ha spinto a promuovere questo incontro – concludono – è la consapevolezza che occorre fare emergere e utilizzare le energie diffuse in città e di dar vita ad una pratica politica di reale partecipazione”.