Rifiuti. La politica legata allo smaltimento.
L’opinione. L’assessore regionale al Territorio e Ambiente, Giuseppe Sorbello sostiene che “quattro termovalorizzatori sono troppi in Sicilia e che l’idea dei dissociatori è da sviluppare”.
I costi. La spesa per la realizzazione di un impianto a dissociatore molecolare è di circa 400 mila euro contro il miliardo previsto per un termovalorizzatore.
PALERMO – Oggi, 30 giugno, scadono i termini dei nuovi bandi per la realizzazione dei quattro termovalorizzatori in Sicilia. Ma perché il commissario all’emergenza rifiuti, l’ex Presidente della Regione Totò Cuffaro, prima l’Arra e il governatore Lombardo poi non hanno pensato di adottare una tecnologia più innovativa e meno inquinante disponibile sul mercato?
Stiamo parlando del dissociatore molecolare, noto anche come pirolizzatore e/o gassificatore, un sistema di trattamento dei rifiuti sviluppato negli Usa agli inizi degli anni ’90 come approccio semplice e modulare al problema dello smaltimento del materiale organico e della sua successiva trasformazione in energia. Il trattamento è di tipo termo-chimico e permette di scomporre le sostanze organiche trasformandole in forma gassosa. I rifiuti vengono trattati in una camera stagna in cui si ha il controllo della quantità di aria immessa, il trattamento prevede la gassificazione o un mix di gassificazione e pirolisi, dei rifiuti, una combustione in carenza di ossigeno. In queste condizioni si ha una disgregazione dei rifiuti solidi e la produzione di syngas (gas sintetico) che può essere usato come un normale combustibile gassoso.
Gli impianti operano a temperature che oscillano fra i 350- 600°- quindi molto più basse rispetto a quelle per i termovalorizzatori che arrivano fino a 1300°- ed hanno tempi di reazione molto lunghi, anche di 24 ore. La bassa temperatura offre caratteristiche interessanti, soprattutto dal punto di vista ambientale. Sebbene la temperatura di reazione sia compatibile con la formazione di diossine, la presenza di idrogeno nella camera di combustione blocca il cloro presente trasformandolo in acido cloridrico, azzerando così la formazione di diossine e di particolato detto anche carbon black, nero fumo (riconosciuto come forte agente inquinante oltre che come “collettore” di diversi composti cancerogeni). Inoltre, la temperatura contenuta non permette l’evaporazione e addirittura la fusione dei metalli, del vetro e di altri prodotti, permettendo la successiva separazione delle ceneri.
Il syngas prodotto, una volta purificato, può essere utilizzato in sistemi convenzionali (motori o turbine) ma anche in sistemi per la generazione elettrica più innovativi, come le celle combustibili, in grado di generare energia elettrica e calore con efficienza di gran lunga superiore a qualunque altro dispositivo. Una differenza assoluta rispetto ai termovalorizzatori tradizionali. Lì c’è una combustione spinta con la formazione di composti chimici altamente tossici quali: diossine, polveri sottili, ossidi di azoto, ossidi di zolfo, che andrebbero abbattuti prima di essere immessi in atmosfera. Con enormi problemi di efficienza reale del processo (e possibilità di fare i furbi, contravvenendo alle normative europee, buttando nell’atmosfera i fumi senza averli filtrati a dovere).
La dissociazione molecolare è sconosciuta ai più, anche al ministro Prestigiacomo che, nel corso della conferenza stampa organizzata a Palermo per presentare il progetto “Palermo differenzia”, ha dichiarato candidamente: “Non ne so nulla”. E quei pochi che la conoscono sostengono che la tecnologia sia ancora in fase di sperimentazione e con costi elevatissimi.
Eppure, la società italiana Energo, con sede a Roma, ha installato dal 1989 ad oggi oltre 100 impianti in tutto il mondo, il primo in Alaska- proprio nell’89’- e poi a seguire in Islanda, USA, Australia, Cina e perfino in Indonesia e nelle Filippine, dove di certo non navigano nell’oro. Ironia della sorte, l’ultimo pirolizzatore è stato costruito in Italia, a Peccioli (Pi), ed è stato inaugurato lo scorso 29 maggio.
Il costo? Quattrocento mila euro per trattare cinque tonnellate di rifiuti solidi urbani al giorno. Mentre in Sicilia, la spesa stimata per la realizzazione dei quattro inceneritori è di oltre 4 miliardi e mezzo di euro. Una dimensione finanziaria che supera i 3 miliardi di euro di deficit della Regione.