Estrarre idrogeno dai rifiuti
Nel mondo vi sono ben 439 centrali nucleari che adoperano ancora la fissione, vale a dire quel processo che genera scorie difficilmente eliminabili, se non in decenni.
Tuttavia, la ricerca si sta orientando verso un processo più moderno e non inquinante per la produzione di energia nucleare attraverso la fusione, la quale non genera scorie.
La Cina è il Paese più inquinatore del mondo perché utilizza massicciamente il carbone come fonte energetica fossile. Tuttavia, anche quel gigante asiatico continua a costruire centrali nucleare ad un ritmo di dieci, dodici l’anno.
Questa prima gamba è affiancata dalla seconda che è quella di acculturare e rendere competitivi i giovani cinesi, per cui anche in questo filone vengono insediate dieci, dodici nuove Università ogni anno. Inoltre, i giovani più brillanti vengono mandati a studiare nelle più prestigiose Università del mondo, fra cui Harvard e Mit. Perfino la figlia del leader Xi Jinping studia in questa Università.
Nel resto del mondo si fa fatica ad imboccare la strada della nuova energia ed anche della diffusione delle nuove frontiere di conoscenze. Tuttavia, dei passi sono in corso.
Nel nostro Paese, per esempio, si potrebbero estrarre otto miliardi di metri cubi in più di gas, dal momento che esso è contenuto nella “pancia” del nostro territorio. Si dovrebbero poi bonificare le raffinerie, di cui due importanti sono in Sicilia (Augusta e Milazzo), ma occorre un massiccio intervento dello Stato perché tali imprese non sono in condizione di effettuare le bonifiche.
A Genova si è insediato un impianto che sarà finanziato con 300 milioni di euro del Pnrr per la produzione di idrogeno dai rifiuti, i quali nel Sud Italia continuano ancora ad essere depositati nelle discariche, inquinando atmosfera e sottosuolo (anche le falde acquifere), con la conseguenza che non solo si appesta l’aria, ma non si trasforma in materia prima, come accade in tutto il Nord Italia e in quasi tutti i Paesi europei.
La questione è lampante, anche i ciechi la vedono. Però abbiamo una classe istituzionale che sembra vivere nell’iperuranio.
Quest’anno, il primo gennaio, è caduto il ventesimo dell’ingresso dell’euro, che ha sostituito la lira, la quale ha cessato il corso legale il primo marzo del 2002. Con l’entrata della nuova moneta, tutti i prezzi sono raddoppiati perché allora Ciampi dovette accettare il cambio di un euro a 1936, 27 lire.
Perché introduciamo quest’argomento su quello dell’energia? Perché la moneta misura tutte le fonti di produzione e la sua oscillazione rifluisce sui relativi prezzi finali.
Avere un’energia che è aumentata del cinquanta per cento quest’anno, significa alimentare l’inflazione, che ha raggiunto il quattro percento. Conseguenza: i prezzi finali di materie prime, prodotti finiti e beni di consumo sono alle stelle.
L’energia è una materia prima fondamentale per lo sviluppo di un Paese. Ecco perché il Governo dovrebbe porre di più l’attenzione a migliorarne la produzione e soprattutto l’efficientamento dei processi, in modo da tenere a freno i prezzi a monte dei percorsi economici.
Non sembra però che questa strada sia percorsa, nonostante il Governo Draghi abbia cambiato la denominazione di un ministero, facendolo diventare quello della Transizione ecologica. Una definizione piena di ambiziosi traguardi, ma che nella sostanza, a distanza di un anno dall’insediamento del Governo, ancora balbetta.
Le resistenze di chi produce energia fossile sono ancora fortissime, ma forse, l’abbiamo già scritto, l’aumento dei prezzi della vecchia energia è una buona occasione per favorire quella da fonti rinnovabili perché il gap, ovvero la differenza di prezzo fra l’una e l’altra, si è ridotto.
A riguardo, dobbiamo sottolineare la forte resistenza della burocrazia nel rilasciare le autorizzazioni e le concessioni a tutti coloro che intendono insediare impianti di energia rinnovabile e soprattutto dobbiamo sottolineare come in tutto il Mezzogiorno i Presidenti di Regione non siano capaci di emettere i bandi per l’insediamento dei termocombustori, utili a produrre materie prime ed energia di nuova generazione dai rifiuti.