Torna la canna da zucchero in Sicilia, nasce il Consorzio - QdS

Torna la canna da zucchero in Sicilia, nasce il Consorzio

Torna la canna da zucchero in Sicilia, nasce il Consorzio

Biagio Tinghino  |
giovedì 17 Marzo 2022

Ad Avola alcuni imprenditori hanno reintrodotto le piantiagioni e ripreso la produzione di Rum come si faceva a inizio ‘900. "In pochi sanno che l’Isola è stata una delle maggiori prduttrici d'Europa"

AVOLA (SR) – “Il Consorzio è lo strumento necessario per riunire le nostre forze e promuovere la rinascita in Sicilia della produzione di canna da zucchero, secondo metodi rispettosi dell’ambiente e dei consumatori”. A dirlo Corrado Bellia, neo presidente del Consorzio della Canna da zucchero siciliana. Il 2021 è stato l’anno del ritorno in Sicilia della coltivazione della canna da zucchero, per molti secoli una fondamentale risorsa economica per l’intera isola. Coltivata e trasformata in preziosissimo zucchero fino al 1600, la “cannamela” era poi scomparsa dal paesaggio siciliano, per varie cause concomitanti, tra cui profondi cambiamenti climatici e l’arrivo in Europa della produzione caraibica.

Ad Avola si produceva rum dalla canna da zucchero

Unica eccezione la città di Avola dove, fino all’inizio del 1900, se ne distillava il succo per produrre Rum. Lo scorso anno alcuni imprenditori locali, con passione e determinazione, hanno reintrodotto le piantagioni e ripreso la produzione del Rum 100% siciliano che, a detta degli esperti, non ha nulla da invidiare ai migliori distillati del panorama mondiale.

Oggi un altro passo avanti è stato fatto con la nascita del Consorzio della Canna da zucchero siciliana. A costituirlo l’Azienda Agricola Corrado Bellia di Avola, la distilleria Giovi di Valdina e la Distilleria Alma di Modica. “Abbiamo già collaborato per reintrodurre la canna nei rispettivi territori – ha dichiarato Corrado Bellia -. La conoscenza di questo prodigioso vegetale in grado di ‘produrre un miele che non ha bisogno di api’, come riportato anche nelle memorie di Alessandro Magno, si diffuse presto tra i popoli arabi, che ne affinarono la lavorazione ed iniziarono ad utilizzarlo nella loro famosa tradizione dolciaria. Ed ecco come la canna da zucchero, o cannamela, fu introdotta in Sicilia. Al loro arrivo in una nuova area, i coloni arabi portavano sempre alcune delle piante da loro utilizzate quotidianamente. Alla dominazione araba dobbiamo infatti arance, limoni, melanzane, carrube, cotone, riso, pesche, albicocche e, appunto, canne da zucchero”.

In Sicilia condizioni climatiche favorevoli

Le favorevoli condizioni climatiche che la Sicilia ha offerto per secoli a questa pianta e che si ritrovano in questa parte della Sicilia, dove estati calde si alternano a inverni miti, favoriscono una regolare crescita della pianta. La raccolta della canna avviene tra dicembre e aprile, in base al grado zuccherino raggiunto. Le canne vengono recise alla base, dove i culmi concentrano la maggiore quantità di componente zuccherina, eliminando le foglie e gli apici. Questi ultimi, correttamente conservati, possono essere ripiantati nel periodo primaverile per realizzare nuove piantagioni.
“La cooperazione tra le nostre aziende è essenziale per affrontare correttamente le problematiche del tutto nuove poste dalla coltivazione e lavorazione della canna da zucchero” – ha detto dal canto suo la consigliera Maria Torre, referente della distilleria Giovi . “Ovviamente uno dei compiti fondamentali del Consorzio sarà la tutela dell’origine e della qualità della materia prima – ha sottolineato il vicepresidente Hugo Gallardo, referente della distilleria Alma – e dei prodotti derivati attraverso disciplinari di produzione e lavorazione.”

I soci fondatori del Consorzio sostengono che questo nuovo percorso potrà ridare una “seconda vita” alla canna da zucchero siciliana, creando nuove opportunità di reddito e occupazione.

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