A otto mesi dalla dichiarazione del dissesto finanziario, sale il conto dei debiti del Comune, ricalcolato dall’Organo straordinario di liquidazione sulla base delle richieste dei creditori
TAORMINA (ME) – A otto mesi dalla dichiarazione in Consiglio comunale dello stato di dissesto finanziario (Delib. n. 66 del 22 luglio 2021), torniamo a fare il punto sullo stato dei conti del Comune di Taormina. Dopo che l’Organo straordinario di liquidazione si è messo a lavoro, con il compito di riordinare e risolvere i debiti dell’Ente fino a tutto il 2020, alcuni grandi numeri sono ormai emersi chiaramente, a partire da un passivo di 63 milioni e 200 mila euro avanzati dai creditori. È il contenuto delle 305 istanze che i Commissari regionali – Tania Giallongo, Maria Di Nardo e Lucio Catania – hanno raccolto a seguito dell’avviso pubblico, scaduto il mese scorso, che era rivolto a tutti i soggetti che ritenevano di avanzare soldi da parte del Comune di Taormina. Un ulteriore colpo inferto alle casse di Palazzo dei Giurati, il cui debito quantificato, nell’ormai famoso e bocciato Piano di riequilibrio pluriennale, si fermava a 18,4 milioni di euro.
La Corte dei Conti, nel giudicare negativamente il Piano – la cui prima edizione era stata proposta nel 2018 – aveva già evidenziato la presenza di altri 2,4 milioni di euro di debiti fuori bilancio, che non erano stati contabilizzati, oltre a un ulteriore disavanzo amministrativo di oltre 6 milioni di euro.
Insomma la Perla dello Ionio avrebbe dovuto accertare debiti per almeno 27 milioni di euro, che in ogni caso non arrivano a pareggiare le richieste dei creditori che hanno bussato alla porta del Comune. Se le domande ricevute troveranno conferma, bisognerà infatti trovare copertura per altri 36 milioni di euro, operazione non semplice per un Ente che si porta dietro vent’anni di criticità finanziarie mai risolte.
Incapacità di riscuotere le tasse
Una su tutte è stata sicuramente l’incapacità di riscuotere le tasse, talmente grave da far accumulare residui per circa 30 milioni di euro, in gran parte ormai non più esigibili. Tra i compiti dei Commissari liquidatori c’è proprio quello di una revisione straordinaria dei residui attivi e passivi. Stando ai conteggi fatti in questi anni negli uffici finanziari, le somme ancora esigibili potrebbero arrivare a 21 milioni. L’amministrazione ha già avviato l’esternalizzazione del servizio di riscossione coattiva, ma certamente si tratta della via più lunga e tortuosa per ripianare la situazione debitoria. Più facile invece puntare alla vendita di alcuni immobili comunali e fare subito cassa.
L’elenco dei beni potenzialmente in vendita
Alla richiesta dell’Organo commissariale di quantificare il patrimonio disponibile, ai fini dell’eventuale alienazione e delle quote da destinare alla liquidazione, è arrivata così la delibera di Giunta sulla ricognizione degli immobili (Delib. n. 26 del 18 febbraio). L’elenco di 15 beni potenzialmente in vendita è pressoché simile da diversi anni, e in esso si calcola di poter guadagnare fino a 23,7 milioni di euro, dopo aver rivalutato immobili e terreni cambiando la loro destinazione urbanistica.
L’immobile di punta è sempre il Capalc di contrada Sant’Antonio, ovvero la struttura costruita negli anni Novanta per diventare una scuola convitto alberghiera di livello internazionale, ma finita in disgrazia e balzata in cima alla lista dei beni vendibili, pensando di ricavare da essa fino a 22 milioni di euro, con un cambio di destinazione in funzione turistica e alberghiera.
Tuttavia anche l’idea di far cassa dalle vendite rimane un obiettivo di difficile realizzazione, se si pensa, come detto, che la lista dei beni alienabili è praticamente rimasta immutata negli anni. D’altro canto i 63 milioni a favore dei creditori verranno sicuramente rivisti al ribasso, dopo che i responsabili dei servizi forniranno le relative attestazioni di eventuali pagamenti, o dopo aver verificato che il debito sia caduto in prescrizione alla data della dichiarazione di dissesto. Forse l’unica speranza per limitare i danni e risolvere la faccenda.
Twitter: @MassimoMobilia