Nelle Madone, oltre 44 mila elettori di 25 Comuni chiamati alle urne. Il valore e la portata di questo momento storico sono state oggetto di riflessioni del vescovo di Cefalù
Le Madonie, alte e basse, sono un paesaggio omogeneo. Da un lato le amministrazioni comunali rispondono alla linea politica dettata dall’Agenzia di Sviluppo, che assiste i Comuni sotto il profilo tecnico, in funzione di una prospettiva di sviluppo. Dall’altra gli amministratori hanno il privilegio di avere un padre spirituale, in “Comune”, il Vescovo di Cefalù, mons. Giuseppe Marciante. Venticinque i Comuni in cui si trovano 53 Parrocchie e altrettanti soci della So.Svi.Ma. Spa. Dieci di questi sono interessati al rinnovo dell’amministrazione attiva e dei Civici consessi. 44140 elettori chiamati a fare delle scelte che influiranno sulle strategie di sviluppo da compiere nel prossimo futuro, oltre che sull’indicazione del primo cittadino e di chi li rappresenterà nei Consigli Comunali.
Il valore e la portata di questo particolare momento storico sono stati oggetto di alcune considerazioni fatte dal “primo cittadino” della Diocesi di Cefalù.
L’Ufficio comunicazione del Vescovo ha diffuso una riflessione/intervista nella quale Marciante rimarca le criticità del paesaggio in cui vivono le anime che “amministra”.
«Arrivato a Cefalù avevo già i tratti dell’identità del territorio. – dichiara il Vescovo – Avevo letto parecchio. Mi ero informato e aggiornato. Avevo registrato la fuga dei giovani. Purtroppo, anche in questi anni l’esodo è stato inarrestabile».
Marciante si riferisce agli anni del mancato sviluppo, promesso e auspicato magari percepito ma che di fatto avrebbe provocato, secondo il prelato «una lacerante desertificazione di tutti i nostri Comuni».
«Dobbiamo arrestarne la fuga. – continua – Il mio, in questo preciso momento, vuole essere principalmente il grido di un padre che cerca di raggiungere anche il cuore delle coscienze dei nostri amministratori».
Sindaci e amministratori uscenti, che aspirano alla riconferma, nuovi candidati e sostenitori non potranno ignorare il quadro desolante che ricostruisce il “primo cittadino” della Chiesa cefaludense.
«Non ho visto crescere l’imprenditoria giovanile. – attacca il Vescovo – In quest’ambito non ho visto fantasia e creatività politica. Bisogna lavorare, invece, in questa direzione. Aprire nuove strade su questo versante».
L’altra amara constatazione di Marciante è il disinteresse dei giovani nei confronti della politica.
«Ho chiesto a diversi giovani se intendessero impegnarsi nel mondo della politica. – spiega, rammaricato – Ho provato a esortarli a intraprendere questo cammino. Hanno tutte le capacità e tutti gli strumenti per dare luce a nuove primavere del servizio alle nostre comunità».
La risposta dei giovani è coerente con l’incapacità della politica di saperli coinvolgerli, di suscitare interesse e di interessarli a mettersi al servizio delle rispettive comunità.
«La maggior parte ha risposto di non volere spendere in questo specifico settore tempo e energie. – denuncia Marciante – Vedono la politica come un affare, un percorso impastato di sola e tanta burocrazia».
Marciante, se pur indirettamente, si rivolge a chi si appresta a presentarsi agli elettori per la riconferma o in alternativa, oltre che ai sindaci e agli amministratori in carica.
«Serve una buona testimonianza – chiosa – da parte di coloro che sono impegnati nella politica. Va testimoniato che non è un mestiere ma una missione».
Il Vescovo si rivolge anche ai primi cittadini che dopo due mandati (dieci anni), vorrebbero fare il tris. Nello specifico il messaggio sarebbe rivolto anche ai fedeli di Petralia Soprana, atteso che gli elettori di Cefalù non troveranno il nome di Rosario Lapunzina sulla scheda elettorale. Almeno non come candidato sindaco.
Il tris a Petralia vorrebbe tentarlo il candidato uscente, Pietro Macaluso, che dopo due mandati di incontrastato governo della comunità non vuole lasciare – alla buona – la stanza del sindaco del Palazzo comunale. Il Vescovo non glielo manda a dire. «Per alcune comunità che non sono soltanto le piccole comunità, si è tentato di rinnovare il mandato per una terza volta. – dichiara il vescovo con tono “fermo e deciso” – Questo sarebbe un grande errore. C’è il rischio di fare diventare i sindaci dei feudatari. Come coloro che non vogliono staccarsi più dalle proprie poltrone».
L’auspicio del Vescovo sarebbe quello di «dare spazio ai giovani, a nuove energie. Bisogna creare figure nuove di giovani politici». Secondo Marciante bisogna ritornare alla scuola della politica, una volta prerogativa dei partiti. In questo iter formativo i “politici navigati” sarebbero chiamati a «dare il loro prezioso contributo, legato all’esperienza vissuta nel tempo».
Tuttavia, il Vescovo detta la condizione, dovranno spogliarsi «dell’anima di feudatari».
Una cosa è certa. Nei dieci Comuni interessati al voto, (in realtà nella Diocesi sono 9, abbiamo considerato anche Caccamo perché rientra tra le “parrocchie” della So.Svi.Ma.) lo spazio ai giovani verrebbe dato solo nella composizione delle liste dei Consiglieri Comunali.
Pare che, i sindaci uscenti siano determinati a completare il decennio, a iniziare da Vittorio Castrianni, primo cittadino di Blufi, 72 anni.
Nicasio Di Cola, 75 anni si ripresenterà a Caccamo, Mario Cicero, 60 anni, a Castelbuono. A Cefalù il sessantaduenne Rosario Lapunzina lascerà spazio al fedelissimo quarantenne, Daniele Tumminello.
Tuttavia, Tumminello si confronterà con i veterani Pippo Abbate (76 anni compiuti) e la cinquantacinquenne Simona Vicari, già sindaco della cittadina normanna.
Per trovare la classe ‘68 dei candidati alla carica di primo cittadino bisogna spostarsi in quota. Tenterà di bissare Franco Calderaro a Castellana Sicula, Leonardo Neglia a Petralia Sottana e Angelo Conti a Valledolmo. Il sessantottino Pietro Macaluso a Petralia Soprana, tenterà il tris. In realtà la prospettiva del primo cittadino di Soprana sarebbe il poker d’assi, ovvero un posto anche a Sala d’Ercole. Ma questa è un’altra storia.
Il più giovane della partita, in corsa per bissare, rimane il sindaco di Isnello, Marcello Catanzaro, appena 40 anni. A proposito di “anima feudataria” rimane in sospesa la questione Gangi.
Sul monte Marone pare che si stia consumando una scena del film “Il buono, il brutto e il cattivo”. Sembra essere spettatori del duello finale tra una famiglia, ciò che rimane della cultura politica del ‘900 e un sindaco uscente, che si è riscoperto non vincente.
Marilina Barreca, vice sindaco in carica, Giuseppe Ferrarello, già sindaco del Borgo e Francesco Migliazzo. Nella vita reale chi sarà il/la più veloce a sfoderare la “pistola”?
Joe, Tuco o Sentenza? Dell’epico film conosciamo l’epilogo.
In tutto questo vi è una certezza.
La Chiesa di Cefalù, come tiene a precisare il Vescovo «non è dirimpettaia, non è concorrente dei sindaci o delle amministrazioni».
In ultimo, cosa che avrebbe fatto prendere fiato a diversi candidati, «la Chiesa non ha e non può avere mire a governare o a prendere il potere. Offre un servizio», conclude il Vescovo Giuseppe.
Prosit!
Vincenzo Lapunzina