Vinto da un lavoratore il primo ricorso sul pagamento di lavoro da “subordinato”. Figuccia: “Sentenza potrà riguardare tutti i precari”
PALERMO – Una condizione di precariato che si trascina da troppi anni che potrebbe essere risolta, prima che dalla risoluzione politica, dall’intervento dei tribunali.
Sembra questo il destino degli ex Pip, circa 2.800 lavoratori in carico alla Regione e distribuiti fra enti pubblici in ambito amministrativo e sanitario: nella causa di uno di questi lavoratori, promossa in giudizio davanti il Tribunale del lavoro di Palermo, il giudice ha deciso di ricorrere alla nomina di un consulente contabile per il calcolo delle differenze retributive e contributive.
Una scelta che sembra indicare l’intenzione di muoversi nella direzione del riconoscimento della incongruità della condizione lavorativa attuale. Alla notizia, ha voluto dire la sua anche il deputato regionale Vincenzo Figuccia di “Prima l’Italia”: “La Regione trema, sentenze potranno riguardare tutti i lavoratori del bacino impiegati in vari enti e dipartimenti regionali”.
Lavoratori inseriti stabilmente al pari dei dipendenti
Nel ricorso depositato dallo studio legale Greco i lavoratori hanno sostenuto di essere stabilmente inseriti nella struttura dell’ospedale Civico di Palermo, al pari dei dipendenti di ruolo, svolgendo di fatto mansioni come veri e propri lavoratori subordinati, con tutte le conseguenze derivanti dall’applicazione del Ccnl comparto Sanità.
“Sta accadendo ciò che immaginavamo da tempo – ha affermato Figuccia -, i giudici si pronunceranno sui diritti retributivi e previdenziali dei Pip prima dei provvedimenti che la politica avrebbe dovuto porre in essere per tutelare i lavoratori Pip che da oltre venti anni prestano servizio nei vari rami dell’amministrazione pubblica regionale. Ho creduto in questo percorso legale e sono convinto che l’iniziativa del giudice del Lavoro di Palermo sia solo il primo atto di una lunga serie di provvedimenti che coinvolgeranno l’intero bacino ex Pip”. Si tratta ovviamente solo di un primo passo, che servirà da precedente storico per tutti gli altri enti che hanno beneficiato della prestazione lavorativa di questi soggetti. “La Regione dovrà pagare un conto salato – ne è sicuro il parlamentare – per gli anni di inerzia ed è grave che ancora oggi non si definisca la vertenza con una legge che dia dignità a questo personale”.
Il rischio è che la Regione siciliana debba pagare
Il rischio sempre più reale è che la Regione debba pagare caro la propria inadempienza, anche se, sempre in ambito giudiziario, storie simili non hanno trovato il proprio lieto fine: ad esempio, niente stabilizzazione e niente risarcimento o riconoscimento di stipendi maggiorati ai 35 precari contrattualizzati come Asu in servizio ai Comuni di Alcamo, Castellammare del Golfo e Valderice. Secondo il tribunale del lavoro di Trapani non hanno diritto a nessun riconoscimento perché non è possibile il passaggio automatico all’assunzione a tempo indeterminato senza concorso in una pubblica amministrazione e non è provato che abbiano svolto mansioni superiori a quelle effettivamente a loro consentite.