Allarme mesotelioma, nell’Isola in 25 anni sono stati 1.819 i casi registrati tra i lavoratori. I settori professionali più a rischio insediamenti petrolchimici e cantieristica navale
PALERMO – Dal 1993 al 2018 sono 1.819 i casi di mesoteliomi maligni registrati in Sicilia e connessi agli ambienti lavorativi, il 5,7% della quota nazionale, percentuale che pone la regione al settimo posto in Italia per numero più alto di incidenza. Numeri preoccupanti da non sottovalutare: il mesotelioma pleurico maligno è un tumore raro del distretto toracico (meno dell’1% di tutti i tumori), spesso associato a lunga esposizione all’amianto. La prognosi per il mesotelioma pleurico maligno è infausta, con sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi inferiore al 10%.
I dati vengono dal “VII rapporto del registro nazionale dei mesoteliomi” (Renam) che descrive i risultati della sorveglianza epidemiologica dei casi incidenti di mesotelioma maligno rilevati dalla rete dei centri operativi regionali (Cor), raccolti ed elaborati poi dall’Inail.
In totale, in tutta Italia, sono stati 31.572 i casi registrati dal 1993 al 2018. Se si guarda ai dati dal punto di vista dei casi esposti professionalmente, poi, la situazione peggiora: per quanto riguarda l’estrazione e la raffinazione del petrolio, la Sicilia è al primo posto con il 9% dei casi riconosciuti, seguita da Liguria e Friuli Venezia Giulia; sempre nelle prime tre posizioni tra le regioni a maggiore rischio professionale anche per quanto riguarda l’estrazione dei minerali, l’industria dei minerali non metalliferi, l’industria del cemento, i cantieri navali, nelle fasi di riparazione e demolizione, l’edilizia e la produzione di energia elettrica e gas.
Le principali attività economiche con rischio di esposizione in Sicilia
In particolare, le principali attività economiche con rischio di esposizione presenti in Sicilia riguardano le attività della cantieristica navale a Palermo, gli insediamenti petrolchimici nei siti dichiarati di interesse nazionale per le bonifiche a Gela, Priolo e San Filippo del Mela-Milazzo; gli stabilimenti di produzione di manufatti in asbesto-cemento di Siracusa e San Cataldo.
Per le esposizioni di origine ambientale è stata segnalata l’area di Biancavilla Etnea, con contaminazione naturale da fluoro-edenite, un agente cancerogeno del gruppo 1. Il sistema di sorveglianza epidemiologica dei casi di mesotelioma è strutturato come un network ad articolazione regionale. Presso ogni regione è istituito un centro operativo (Cor) con compiti di identificazione di tutti i casi di mesotelioma incidenti nel proprio territorio e di analisi della storia professionale, residenziale, ambientale dei soggetti ammalati al fine di individuare le modalità di esposizione ad amianto.
L’età media per la diagnosi è di 70 anni, senza significative differenze di genere. Le modalità di esposizione sono state approfondite per 24.864 casi in tutta Italia (78,8%) e, fra questi, il 69,1% presenta un’esposizione professionale (certa, probabile, possibile), il 5,1% familiare, il 4,3% ambientale, l’1,5% per un’attività di svago o hobby. Per il 20% dei casi l’esposizione è improbabile o ignota. Edilizia, metalmeccanica e tessile sono i settori più coinvolti. Considerando l’intera finestra di osservazione (1993-2018) e i soli soggetti colpiti dalla malattia per motivo professionale, i settori di attività maggiormente coinvolti sono l’edilizia (16,2% del totale della casistica), la metalmeccanica (8,8%), il settore tessile (6,3%) e le attività dei cantieri navali sia di costruzione che di riparazione e manutenzione (7,4%).
Il restante quadro è estremamente variegato e frazionato con la presenza di numerosi ambiti produttivi nei quali l’esposizione è avvenuta per la presenza del materiale nel luogo di lavoro e non per uso diretto.
Lo studio evidenzia, in ultimo, la necessità di mantenere elevato il livello di conoscenza della possibile presenza di amianto in edifici costruiti prima della messa al bando del 1992, in particolare per i lavoratori impegnati in attività di ristrutturazione o abbattimento.