150mila tifosi in quattro partite, 228mila quelli che hanno votato. Comunali, politica e società civile ormai due mondi paralleli
PALERMO – “Hanno vinto i palermitani, sono venute quasi 150mila persone allo stadio in quattro partite”.
Sono numeri da capogiro quelli snocciolati dal tecnico del Palermo Calcio, Silvio Baldini, a proposito della promozione della sua squadra in serie B.
Stadio pieno e grande partecipazione emotiva dei tifosi, da una parte. Urne vuote, desolazione e disaffezione, dall’altra.
È la democrazia “inceppata”, il cittadino che si tira fuori, che non si sente più parte del cambiamento ma che accetta tutto passivamente: un paradosso che deve far riflettere e che ci restituisce il quadro desolante di una città che si interessa di calcio (legittimo) ma che si disinteressa quasi totalmente della vita politica (inaccettabile).
Uomini e donne che si esaltano davanti a un pallone ma che evidentemente non ritengono che esprimere il proprio voto possa cambiare le cose.
L’affluenza a Palermo è stata del 41,85%
L’astensione alle comunali di Palermo ha raggiunto un nuovo record. Alla chiusura delle urne, l’affluenza degli elettori è stata del 41,85%, pari a 227.681 elettori (112.149 maschi e 115.532 femmine) su un totale di 543.978 aventi diritto al voto.
La precedente tornata elettorale (quella del 2017) si era chiusa con il 52,60% di votanti.
A conti fatti, un calo del 10,75% rispetto a cinque anni fa, sul quale ha pesato anche il ritardo nell’avvio delle operazioni di voto dovuto al forfait dei presidenti di seggio.
Il caos dei presidenti di seggio
Il caos degli oltre 170 presidenti di seggio che a Palermo hanno rinunciato a coprire il proprio ruolo è certamente un fatto anomalo, la magistratura in queste ore sta indagando per capire cosa sia successo.
Ad ogni modo, giustifica solo in parte una disfatta che non sembra impensierire più di tanto la politica la quale in questi anni poco ha fatto per ricucire lo strappo, per sanare una frattura ormai probabilmente insanabile. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Non basterà ai partiti fare un “mea culpa” di circostanza perché la distanza sempre più siderale con l’elettorato non cancella un dato di fatto e cioè che la politica deve misurarsi con il territorio.
Se il territorio lancia segnali, questi vanno colti, capiti, interpretati. Solo così potrà essere ricostruito il rapporto tra politica e società civile.
Miceli: “Un segno della sfiducia nella politica”
Sembra averlo capito Francesco Miceli, candidato sindaco dell’area progressista: “Il dato alto dell’astensionismo a Palermo – ha detto – è un segno della sfiducia nei confronti della politica e di un distacco sempre più crescente tra politica e società civile”.
“Questo rapporto nel corso degli anni non si è ricostruito – ha sottolineato -, io ho posto il tema della ricostruzione di un tessuto democratico che superasse le lacerazioni esistenti con la politica in parecchie occasioni. Penso che prima ancora di tutte le emergenze, che vanno affrontate anche con rapidità, il tema vero sia questo”.
La lista delle emergenze in Sicilia si allunga.