Cosa succede con l’addio al governo Draghi? Dal Pnrr alla legge di bilancio, dagli interventi per la riduzione del cuneo fiscale al salario minimo: sono molti i progetti in bilico
Lega, Forza Italia e M5s non hanno votato la fiducia a Mario Draghi al Senato, e il governo ha così ottenuto solo 95 sì e 38 no sulla risoluzione di Pier Ferdinando Casini. Ciò significa che Draghi ha ottenuto la fiducia, ma che non ha più una maggioranza.
Il premier, dunque, annuncerà oggi alla Camera le proprie dimissioni, e quindi salirà al Colle per presentarle a Mattarella. La crisi, dunque, sfocerà nel voto anticipato.
Nei prossimi giorni, quindi, il Presidente della Repubblica avvierà l’iter previsto dalla Costituzione: prima consulterà i presidenti delle Camere poi predisporrà il decreto di scioglimento delle Camere.
Cosa accade oggi
Un’agenda vera e propria non è però ancora stata fissata. Oggi sono, infatti, previste le comunicazioni e il voto di fiducia anche alla Camera. L’Aula è convocata alle ore 9.
Solo dopo questo appuntamento il capo dello Stato avrà tutti gli elementi per decidere come procedere. Draghi potrebbe incassare la fiducia anche a Montecitorio e decidere di rimanere, anche se l’ipotesi – stando al discorso in Senato – sembra improbabile. Anzi: secondo fonti parlamentari di maggioranza giovedì Draghi annuncerà le sue dimissioni all’inizio della discussione generale.
Cosa farà Mattarella dopo le dimissioni di Draghi
A quel punto sarà Mattarella a valutare se aprire eventuali consultazioni oppure se e quando sentire i presidenti di Camera e Senato, Elisabetta Casellati e Roberto Fico, per procedere poi allo scioglimento delle Camere.
Draghi si dimette o rimane in carica per potare a termine gli affari correnti
Draghi potrebbe anche consegnare le dimissioni e chiedere a Mattarella di rimanere in carica per occuparsi degli affari correnti, portando quindi a termine ad esempio i decreti attuativi pendenti e altri progetti simili. Un’opzione, a dire il vero poco realistica, è che Mattarella formi un nuovo governo di scopo, che porti il Paese fino alle nuove elezioni. I tempi per organizzare una tornata elettorale sono lunghi e scanditi dalla Costituzione.
Prossimo esecutivo in autunno
Il nuovo esecutivo non potrebbe insediarsi prima di autunno inoltrato. Un periodo caldo per l’agenda politica, perché è quello della sessione di bilancio. La circostanza sarebbe problematica: la Costituzione prevede che la Legge di Bilancio venga presentata alle Camere entro il 15 ottobre.
Bisogna infatti far riferimento all’art.61 della Carta Costituzionale. Il testo prevede che “le elezioni delle nuove Camere hanno luogo entro settanta giorni dalla fine delle precedenti”. In passato, tra il decreto di scioglimento delle Camere da parte del Quirinale e le successive urne, sono sempre trascorsi tra i 60 e i 70 giorni.
Scioglimento delle Camere, quando si andrebbe a votare
Se, quindi, le Camere venissero sciolte entro i prossimi giorni, gli elettori andrebbero ai seggi domenica 25 settembre. Oppure, per evitare l’ipotesi di una campagna elettorale nel pieno dell’estate, lo scioglimento delle Camere potrebbe avvenire oltre questa settimana, per votare ad esempio domenica 2 ottobre. Come cita l’articolo 61 della Costituzione a stabilire che “la prima riunione delle Camere ha luogo non oltre il ventesimo giorno dalle elezioni”. Si arriverebbe quindi a una data tra il 15 e il 22 ottobre.
Una volta eletti i presidenti di Camera e Senato e formati i gruppi parlamentari, Mattarella aprirebbe le consultazioni, il cui esito dipende dalla chiarezza del risultato elettorale.
Cosa succede con l’addio al governo Draghi: in gioco gas, cuneo fiscale e Pnrr
Come sottolinea in un articolo Open “Con il governo che probabilmente rimarrà in carica soltanto per gli affari correnti e lo sconto delle accise prorogato fino al 21 agosto, il decreto di luglio finisce svuotato. Sarà possibile recuperare gli aiuti sulle bollette ma non il taglio del cuneo fiscale né quello dell’Iva. Stop anche al Ddl concorrenza e alla riforma fiscale così come a quelle di giustizia e processi tributari. Ma soprattutto c’è l’incognita Pnrr. Per ricevere la rata da 19 miliardi di euro bisognava raggiungere altri 55 obiettivi entro fine anno. Ora il target è a rischio.
fonte immagine: agenzia Imagoeconomica