Le stime dell'Istat: si registra un aumento dello 0,8% su base mensile. Accelerano anche i prezzi dei beni alimentari
Nuovo balzo dell’inflazione in Italia. Secondo le stime preliminari dell’Istat, nel mese di agosto 2022 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,8% su base mensile e dell’8,4% su base annua (da +7,9% del mese precedente).
Inflazione, quale causa?
L’accelerazione dell’inflazione su base tendenziale si deve prevalentemente da una parte ai prezzi dei beni energetici (la cui crescita passa da +42,9% di luglio a +44,9%) e in particolare degli Energetici non regolamentati (da +39,8% a +41,6%; i prezzi dei beni energetici regolamentati continuano a registrare una crescita molto elevata ma stabile a +47,9%), e dall’altra a quelli dei beni alimentaria lavorati (da +9,5% a +10,5%) e dei beni durevoli (da +3,3% a +3,9%). Registrano, invece, un rallentamento i prezzi dei servizi relativi ai trasporti (da +8,9% a +8,4%).
L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +4,1% a +4,4% e quella al netto dei soli beni energetici da +4,7% a +4,9%. Su base annua accelerano i prezzi dei beni (da +11,1% a +11,8%) mentre è sostanzialmente stabile la crescita di quelli dei servizi (da +3,6% a +3,7%); si amplia, quindi, il differenziale inflazionistico negativo tra questi ultimi e i prezzi dei beni (da -7,5 di luglio a -8,1 punti percentuali).
Carrello spesa ai massimi dal 1984 al 9,7%
Accelerano i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +9,1% a +9,7%), mentre rallentano quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +8,7% a +7,8%). Lo rileva l’Istat nelle stime sottolineando che la crescita dei prezzi del cosiddetto ‘carrello della spesa’ al +9,7% segna un aumento che non si osservava da giugno 1984.
L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto prevalentemente ai prezzi dei Beni energetici non regolamentati (+3%), dei Servizi relativi ai trasporti (+2,4%, anche a causa di fattori stagionali), degli Alimentari lavorati (+1,2%), dei Beni durevoli (+0,8%) e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,7%, anche a causa di fattori stagionali).
L’inflazione acquisita per il 2022 è pari a +7% per l’indice generale e a +3,5% per la componente di fondo. Secondo le stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) aumenta dello 0,8% su base mensile e del 9,0% su base annua (da +8,4% nel mese precedente).
Inflazione, ad agosto sale ai massimi dal dicembre del 1985
L’energia elettrica e il gas mercato libero producono l’accelerazione dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (in parte mitigata dal rallentamento di quelli dei carburanti) che, insieme con gli alimentari lavorati e i beni durevoli, spingono l’inflazione a un livello (+8,4%) che non si registrava da dicembre 1985 (quando fu pari a +8,8%). Così l’Istat nel commentare le nuove stime. Accelerano, così, l’inflazione al netto degli energetici e degli alimentari freschi (+4,4%; non era così da maggio 1996 quando fu +4,7%), al netto dei soli beni energetici (+4,9%; non era così da aprile 1996), aggiunge l’Istituto di statistica.
In Sicilia rincaro medio annuo di 1.757 euro a famiglia
L’inflazione continua a salire e per molte famiglie siciliane questo significa ritrovarsi alla soglia della povertà. Secondo i dati resi noti dall’Istat relativi alle regioni e ai capoluoghi con più di 150 mila abitanti, ed elaborati dall’Unione nazionale consumatori, in Sicilia si registra un rincaro medio annuo di 1.757 euro a famiglia.
L’isola, che si pone ben sopra la media italiana, ferma al 7,9%, che si traduce in un aggravio di 1.717 euro, è seconda soltanto al Trentino Alto Adige, che sale al 9,7% e a ben 2.521 euro di aumento di spesa. La regione in cui sarà possibile risparmiare di più è il Molise, fermo al 6,9% e 1.263 euro, insieme alla Puglia, con il 7,9% e 1.279 euro di spesa in aggiunta. Le regioni più costose, insieme al Trentino Alto Adige, sono la Lombardia, (7,7% e 2.001 euro) e il Veneto (8,5% e 1.946 euro).
A Catania 1.954 euro in più, a Palermo 1.946
Se si guarda alle singole città, invece, su un totale di 32 città prese in considerazione, Catania e Palermo danno del loro peggio, ponendosi al secondo e terzo posto, in termini percentuali, segnando, rispettivamente, aumenti del 9,9% e del 9,8%, dietro soltanto a Bolzano, che sale al 10%. In termini monetari, a Catania si spenderanno 1.965 euro in più, mentre a Palermo si spenderanno 1.946 euro in più a famiglia.
Confcommercio: “In Sicilia ci sono 6500 imprese a rischio”
“Doveva essere l’estate della ripartenza. Si sta tramutando nella stagione del de profundis per molte piccole e medie imprese siciliane. A causa dell’inflazione e del caro energia, sono a rischio, solo nella nostra isola, 6.500 imprese oltre a circa 19mila posti di lavoro. E’ un disastro”. Così il presidente regionale Confcommercio Sicilia, Gianluca Manenti.
Nei giorni scorsi Confcommercio Sicilia ha chiesto ai nove prefetti e al commissario dello Stato di convocare, ciascuno per le proprie competenze e le proprie aree territoriali, un tavolo di confronto con tutti gli attori interessati. “E’ questo, tra l’altro – puntualizza Manenti – un periodo in cui la politica, a tutti i livelli, risulta essere impegnata in campagna elettorale. Quindi, chiediamo ai rappresentanti del Governo sul territorio di studiare eventuali soluzioni per venire incontro ai piccoli e medi imprenditori che, purtroppo, a questo punto, non hanno più alcuna prospettiva per il futuro”.