Le carni avicole restano preferite da 9 consumatori su 10, ma lo scenario è critico. Incremento uso di uova in cucina solo da parte di over 55
Gli aumenti di energia e mangimi impattano fortemente sulla filiera avicola. Il focus Ismea sulle vendite di uova e carni avicole, presentato nei giorni scorsi a Forlì in occasione del Poultry Forum, è stato al centro dell’appuntamento rivolto al settore avicolo a cui hanno partecipato gli operatori della filiera, rappresentanti delle associazioni, della Distribuzione moderna organizzata, oltre ad autorità e rappresentanti delle istituzioni.
L’aumento del costo dell’energia e dei mangimi
L’analisi sull’andamento del comparto, uno dei più importanti della zootecnia italiana, è stato inserito in un più ampio contesto di rilevazioni di macro-tendenze: dal consumo delle famiglie, oggi strette tra rincari e spinta inflattiva che le costringe a contrarre il carrello della spesa e ricorrere a pesanti strategie di risparmio, al rapporto costi/prezzi per gli operatori della filiera avicola partendo dalla considerazione dei fattori che stanno determinando l’incremento dei costi di produzione, energia e mangimi in primis. Secondo l’Indice Ismea le voci di spesa che registrano gli incrementi più significativi sulla filiera sono il costo dell’energia (+80% nel periodo gennaio-settembre) e i mangimi (+27% rispetto a gen-set dello scorso anno). Queste voci hanno pesantemente condizionato la redditività delle aziende avicole.
Per le carni avicole, che vengono da un 2021 decisamente difficile oltre che poco remunerativo per i prezzi all’origine del pollo, si registra tuttavia una redditività in recupero. All’aumento dei costi è corrisposto un andamento dei prezzi che ha garantito questo recupero. Diversa la situazione per le uova in termini di redditività. Nonostante il trend dei prezzi in continua ascesa da un anno, nel 2022 l’incremento dei prezzi non riesce a far fronte alla crescita ben maggiore dei costi, con ulteriore deterioramento di redditività, espresso dall’indice della ragione di scambio.
Carni avicole restano preferite da 9 consumatori su 10
In termini di volume, le carni avicole restano le preferite da 9 consumatori su 10 (indice di penetrazione) e rappresentano il 41% i volumi tra le carni. Ma cosa si preferisce acquistare? Il prezzo più basso non basta al pollo a busto per essere più competitivo tra le referenze (-4%), mentre tiene il petto di pollo malgrado l’incremento dei prezzi. Le carni elaborate rappresentano ormai la parte più consistente del mercato e quella le cui vendite appaiono più solide. L’ampia gamma, la facilità di preparazione, il contenuto di servizio e i prodotti orientati a ricettazioni sono quelli che intercettano l’interesse degli acquirenti più giovani, il cui consumo incrementa e si conferma nelle abitudini con un +20% rispetto al pre-pandemia.
“Nonostante l’aumento dei prezzi a doppia cifra, le carni avicole – precisa il presidente di Unaitalia, Antonio Forlini – restano le preferite dagli italiani. Ma lo scenario è critico. Secondo i dati Ismea, nel 2022 abbiamo assistito a un +18% dei prezzi rispetto allo scorso anno e a un +22% rispetto al 2019. L’avicoltura rimane tra i settori maggiormente colpiti dalla crescita esponenziale dei costi di produzione, aumenti che generano preoccupazione soprattutto per i consumi e che mettono a rischio la redditività delle nostre imprese. Siamo decisi a intraprendere un percorso di dialogo e confronto con il nuovo governo per tutelare il comparto avicolo, una eccellenza nella zootecnia italiana e del made in Italy. La filiera avicola italiana vuole continuare a produrre e garantire proteine nobili a tutti i cittadini. In ragione di ciò, auspichiamo che nelle turbolenze che caratterizzano lo scenario attuale ci sia l’impegno di tutti gli attori, dalle filiere alla distribuzione e alle istituzioni, per rafforzare la fiducia reciproca e la stabilità delle imprese per limitare al massimo la ricaduta sui consumatori degli aumenti dei costi”.
Incremento uso di uova in cucina solo da parte di over 55
Le uova rimangono un prodotto ‘star’ tra i proteici (+5,2%) perché, al netto del processo di normalizzazione dei consumi, hanno capitalizzato la loro diffusione in tempo di pandemia. Rispetto al pre-pandemia, nonostante la variazione negativa tra il 2022 e il 2021, rimane un segno positivo di crescita per gli acquisti di uova. Purtroppo, nell’ultimo anno si è registrato un fortissimo allontanamento dei giovani (-18%) e solo gli over 55 hanno continuato a incrementare l’utilizzo delle uova in cucina (+1,5%). In relazione al periodo pre-pandemico, invece, tutte le famiglie con età superiore ai 30 anni hanno aumentato il consumo di uova in maniera massiccia, solo tra i giovani appunto le uova sembrano davvero aver perso appeal (-8/9%). Cresce il dato (sia in volume che di prezzo) per le uova da allevamento a terra e all’aperto (rispettivamente +29,8% e +25,8% i volumi rispetto al pre-Covid), rimane fermo il bio.
“Il prodotto uova – commenta Stefano Gagliardi, direttore di Assoavi – soffre da un anno e nel 2022 si sono acuiti i cumuli di ritardo di margine. Purtroppo, i dati sono questi e a comprovare questa difficoltà è il fatto che a livello europeo sono diminuiti gli accasamenti di galline. Ciò perché molti allevatori, a queste condizioni, hanno preferito fermare le produzioni, mentre per i consumi il 2022 va considerato in maniera differente nei vari periodi dell’anno. Fino a maggio la controcifra vs il 2021 a volume (dato Gdo) era negativa. Il ritorno alla vita normale da parte delle persone, ad esempio il boom del turismo estivo, ha aiutato la ripresa, in particolare degli ovoprodotti food service. Inoltre, le famiglie hanno preso più consapevolezza del fenomeno inflattivo ormai al 10% e stanno cambiando le loro preferenze di acquisto”.
“Sono in molti (soprattutto anziani e famiglie numerose) che ricorrono alle uova come bene economico, conveniente, sano e versatile in cucina e questo nonostante un aumento di prezzo settembre 2022 vs 21 del 14% circa. Sostanzialmente, ci aspettiamo una tendenza positiva dei consumi uova in questo periodo. Crediamo che le uova siano in grado di offrire positività al consumatore se continuiamo a costruire sui pilastri che hanno da sempre caratterizzato il comparto. Italianità, garanzia della filiera, allevamenti alternativi riusciranno a convincere e attrarre anche in questo periodo economico di grande incertezza”, aggiunge.