Altro che insularità e diritti: volare verso Palermo e Catania costa più di un viaggio internazionale, penalizzati lavoratori e studenti che tornano in Sicilia. Serve una soluzione strutturale
Un tema che si ripropone annualmente in prossimità delle festività natalizie e che scatena un acceso dibattito tra polemiche e annunci “rivoluzionari” puntualmente disattesi. Un tema che, come da “tradizione” italiana, finisce nel dimenticatoio una volta che il periodo caldo è passato. Ci riferiamo al caro voli, all’incredibile ed inaccettabile impennata dei prezzi per le tratte aeree da e per la Sicilia.
Nei giorni che precedono e seguono il Natale, specialmente quest’anno, raggiungere la Sicilia da città come Milano e Roma sembra diventato un privilegio per pochi eletti. Un vero e proprio capestro per numerosissimi siciliani, la maggior parte dei quali studia o lavora in altre regioni d’Italia, che proprio in questo periodo fanno ritorno sull’isola. La situazione è resa ancor più paradossale da un raffronto con i prezzi delle tratte internazionali.
Per esempio alla data del 14 dicembre risulta che volare, tra il 22 e il 26 dicembre, con Ita Airways tra Catania e Roma arriva a costare 658 euro (andata e ritorno), mentre per andare da Roma a New York ne bastano poco meno, 642 euro (sempre tra andata e ritorno). Sempre con Ita e per le stesse date, il prezzo più basso per Milano-Palermo è 310 euro (a/r), circa 100 in più del Milano-Londra (232 euro, a/r). La musica cambia poco con Ryanair: sempre nelle stesse date, per un Roma-Catania (a/r) ci vogliono 400 euro, tanto vale farsi il Natale a Parigi (che costa 100 euro in meno per la stessa tratta). Ma al cuore non si comanda e per molti isolani costretti a emigrare la famiglia vale più di mille Tour Eiffel.
La vicenda ha attirato l’attenzione del governo regionale, con il presidente Renato Schifani in testa. L’intenzione di Palazzo d’Orleans sembra quella di intervenire con forza, per contrastare quella che ha tutta l’aria di essere una speculazione. “È un fatto inaccettabile che una struttura pubblica come Ita abbia realizzato un’operazione di cartello con Ryanair per evitare che ci siano altri concorrenti che possano incidere sui prezzi, decidendo il rialzo delle tariffe, che arrivano fino a 700 euro. Questa è una situazione scandalosa che non può trovare accoglimento da parte delle istituzioni e che penalizza la popolazione siciliana. Noi siamo qui a tutelare i diritti dei nostri giovani e delle nostre famiglie. Una situazione di mercato anomala che abbiamo denunciato, per questa ragione ci stiamo rivolgendo all’Antitrust”. La Giunta regionale ha, quindi, deciso – aggiunge Schifani – “di dare mandato ad una struttura legale specializzata in ricorsi all’Antitrust, perché si possa valutare l’opportunità e poi immediatamente rivolgersi all’Autorità che vigila sulla concorrenza”.
Abbiamo provato a contattare l’Authority, ma per adesso il garante preferisce non commentare la vicenda. La procedura comunque richiederà i classici tempi tecnici e – per quanto significativa – potrebbe non incidere nell’immediato. È evidente, perciò, la necessità della massima “pressione” istituzionale affinché si possa risolvere una situazione incresciosa. Vanno probabilmente in questo senso due iniziative, promosse dal governo regionale e da un esponente dell’opposizione. Da un lato l’assessore alle Infrastrutture e alla mobilità Alessandro Aricò, che abbiamo intervistato in esclusiva, ha promosso la creazione di un osservatorio permanente per il monitoraggio del traffico aereo siciliano che coinvolgerà i vertici degli aeroporti isolani, le compagnie aeree e i rappresentanti dei consumatori, dall’altro il deputato di Sicilia Vera Ismaele La Vardera ha presentato una mozione all’Ars per chiedere di incrementare le agevolazioni previste dalla misura ‘Sicilia Vola’, la sua proroga per tutto il 2023 e, soprattutto, per sbloccare la dotazione di 50 milioni – stanziata a suo tempo dal governo nazionale – proprio per mitigare gli effetti del caro biglietti.
Sul tema si è detto concorde lo stesso Schifani, che ha assicurato all’ex iena il suo supporto. Un’altra soluzione in campo è la privatizzazione degli scali siciliani. Proprio ieri, sul tema, si è registrato un botta e risposta tra il presidente regionale e l’Ad di Gesap Scalia. Il primo ha affermato che “anche per la Sicilia è tempo di cambiare”, elogiando i benefici di simili processi in tutta Italia. Il secondo ha ricordato i risultati raggiunti dall’attuale governance.
Intanto Ita – anche in seguito alle proteste istituzionali – ha scelto di aumentare i voli verso la Sicilia nei tre giorni a cavallo di Natale. Si tratta, comunque, di una soluzione temporanea e non risolutiva perché, come evidenzia il presidente Schifani, “il caro-voli è destinato a ripresentarsi dopo questa breve parentesi. I siciliani, che stanno pagando prezzi proibitivi per poter acquistare un biglietto ‘da’ e ‘per’ l’Isola, continuano a essere, di fatto, cittadini di serie B rispetto al resto del Paese”. Un’affermazione forte, che esprime tuttavia un incontestabile dato di fatto. Non si tratta di elemosina, ma di legittime rivendicazioni che non possono essere ignorate. (V.S.)
L’assessore regionale alle Infrastrutture e alla mobilità Aricò: “Favorevoli alla privatizzazione degli scali”
L’esplodere del caro biglietti ha determinato, lo dicevamo, l’intervento deciso della Regione. Il QdS ha quindi raggiunto l’assessore alle Infrastrutture e alla mobilità Alessandro Aricò per approfondire gli aspetti più caldi della questione.
Assessore, ritiene utile alla causa l’apertura di un tavolo di interlocuzione con il governo nazionale e le compagnie aeree?
“L’interlocuzione con il governo nazionale, per noi, è fondamentale soprattutto in funzione del fatto che Ita è una compagnia a tutela e partecipazione pubblica, pur essendo una società di diritto privato. Negli ultimi mesi il numero dei voli da e per la Sicilia è stato ridotto. Paragonando, infatti, il numero di passeggeri della vecchia Alitalia con quelli attuali, si tratta un decremento del 40% sulle tratte tra la Sicilia e Roma. Sulla stessa tratta abbiamo verificato, ma è sotto gli occhi di tutti, un innalzamento a dismisura dei prezzi da Palermo e da Catania. Un incremento che riteniamo inaccettabile per le tasche dei siciliani, costretti a muoversi per i più svariati motivi di lavoro, personali o di salute.
Ita ha recentemente introdotto l’iniziativa “Vola Sicilia” che prevede sgravi del 30% sul costo dei biglietti per alcune categorie di utenti. Non crede che siano richiesti parametri troppo stringenti come, ad esempio, un Isee inferiore a 25.000 euro? Si garantisce davvero la continuità territoriale?
“Ritengo sia soltanto il primo passo, il problema non si risolve con un piccolo sconto soltanto per poche categorie. Abbiamo bisogno di avere un riconoscimento reale della condizione di insularità. Sappiamo che il governo nazionale ci sta lavorando. I siciliani, una volta per tutte, devono avere la possibilità di essere italiani a tutti gli effetti. Oggi è evidente la differenza che c’è tra chi vive in Sicilia e chi vive in Calabria. La condizione di insularità è stata riconosciuta dal punto di vista costituzionale, adesso abbiamo bisogno di decreti attuativi. Diversi studi, infatti, indicano che l’aggravio costi determinato dall’insularità costa ai siciliani oltre 6 miliardi di euro l’anno, praticamente mille euro per abitante. Si capisce, quindi, come i pochi milioni di euro messi dal precedente governo nazionale non fanno la differenza. La questione dell’insularità e del miglioramento della vita dei siciliani è prioritaria per l’Esecutivo Meloni. Siamo fiduciosi”.
In passato è stata spesso ventilata la creazione di una compagnia di bandiera siciliana. Come giudica questa possibilità?
“La giudico positivamente, ma non dovrebbe essere controllata dalla politica né finanziata dal denaro pubblico. Il governo regionale si impegnerà per creare le condizioni affinché le compagnie aree si possono avvicinare alle tratte che toccano gli scali di Catania e Palermo, ma anche di Trapani e Comiso. La politica potrà gettare le basi per agevolare il percorso di creazione di una compagnia che non abbia partecipazione e governane pubbliche. Certo, se dovesse esserci una compagnia straniera che attiva dei collegamenti e che trasforma i nostri aeroporti in hub strategici, perché dire di no? Dobbiamo, però, anche guardare agli aeroporti che in Sicilia sono – di fatto – controllati dagli enti pubblici. Si dovrà fare un ragionamento con gli enti che detengono le quote degli scali, perché riteniamo che quelli gestiti da privati possano avere maggiori stimoli per offrire servizi migliori ai siciliani. Il presidente Schifani ha ribadito di essere favorevole a questo percorso”.
In questo contesto, per assicurare la continuità territoriale, offrire valide alternative e calmierare i prezzi, quanto sarebbe importante la costruzione del ponte sullo Stretto?
“Pensare di fare il ponte in relazione al caro voli è riduttivo, il ponte va fatto e faremo di tutto per farlo. Va fatto perché è il grande sogno di chi governa a Roma e a Palermo, ma anche di molti siciliani e italiani. Un sogno che può agevolare il transito delle merci e l’attività imprenditoriale. La Regione sta lavorando affinché, insieme al ponte, ci siano collegamenti rapidi e stabili all’interno del nostro territorio. Bandiremo gare per oltre 5 miliardi, 4,5 sono destinati soltanto alle ferrovie, 1 miliardo e 450 milioni per i lavori della Siracusa – Catania. Insomma, lavoriamo affinché la Sicilia – quando sarà pronta per il ponte – potrà contare su intermodalità ed interconnessione nei trasporti, al pari delle regioni europee più progredite”. (V.S.)
Intervista ad Alfio La Rosa, presidente di Federconsumatori Sicilia
Sui banchi di scuola, durante le ore di matematica, a tutti noi è stata insegnata la famosa proprietà commutativa, secondo la quale invertendo i fattori il prodotto non cambia. Una regola che trova applicazione, quando si parla di tariffe, nel traffico aereo: Alitalia cessa l’attività, dal giorno dopo parte Ita Airways ma, puntuale come un orologio svizzero, allo scoccare del primo dicembre, volare da Roma o Milano in direzione di Palermo o Catania costa quasi quanto una tratta intercontinentale (o addirittura di più).
A farsi portavoce delle rimostranze, questa volta, però la Regione e il neoeletto Presidente Renato Schifani che, insieme alla sua giunta, ha dato in questi giorni il via libera per l’affidamento a un apparato legale specializzato in ricorsi all’Antitrust, “perché si possa valutare – sono le parole del Governatore – l’opportunità e poi immediatamente rivolgersi all’Autorità che vigila sulla concorrenza”. Questo perché, oltre a prezzi inaccettabili per una rotta nazionale, in discussione c’è pure un presunto cartello tra Ita Airways e Ryanair.
Ma quando si parla di caro voli, non si può prescindere dal fatto che il cittadino è anche un cliente.
“Dunque, un consumatore. Conseguenza diretta, quindi, è che a rappresentare le sue istanze siano anche associazioni come Federconsumatori, in Sicilia presieduta da Alfio La Rosa: “La riunione di giunta è del 9 dicembre. Noi, però, la situazione del caro voli l’abbiamo sollevata tre giorni prima. A partire dal 6 dicembre, infatti, abbiamo effettuato delle simulazioni con partenze intorno al 23-24 dicembre e rientro appena dopo Capodanno, sia da Roma che da Milano alla volta delle due principali città siciliane e le abbiamo confrontate, inserendo le stesse date, con voli Ryanair da Bergamo verso Trapani Birgi. Oltretutto, facendo queste simulazioni il 6 dicembre, non si trattava di prenotazioni last minute. Dunque, consideriamo l’intervento di Schifani assolutamente apprezzabile”.
Ma in passato Federconsumatori ha già intrapreso iniziative simili.
“Certamente. Ma l’esposto all’Antitrust altro non è, di fatto, che una segnalazione. La nostra associazione, negli anni, di ricorsi ne ha presentati diversi, purtroppo mai definitivamente risolutivi. Anche perché quando si annunciano iniziative come questa, di solito, le compagnie corrono ai ripari, sebbene sempre con dei palliativi come l’aumento di qualche volo o dei posti. In questo caso, l’esposto riguarda un eventuale cartello Ita-Ryanair che, però, purtroppo, ritengo sia difficile da dimostrare. Piuttosto, io nella segnalazione all’Antitrust, porrei l’accento su un’altra questione e cioè la verifica se vi siano stati degli elementi di distorsione della concorrenza in fase di attribuzione degli slot”.
Un altro punto caldo è quello di una continuità territoriale che, di fatto, pare non esistere.
“Infatti. A mio avviso, bisogna prendere a riferimento la Sardegna. In Sicilia è stato fatto poco e ha rappresentato un pannicello caldo: il riferimento è alle cosiddette tariffe sociali. I prezzi elevati, soprattutto in questo momento di inflazione a due cifre, rappresentano un danno economico rilevante per una regione come la Sicilia, con ripercussioni sia su residenti che su turisti che, sostanzialmente a parità di costo, prediligono per le loro vacanze natalizie mete come gli Stati Uniti. Degli spiragli, tuttavia, sembrano esserci. Federconsumatori ha apprezzato, per esempio, la proposta portata avanti dall’assessore alle Infrastrutture e Mobilità, Alessandro Aricò, per la costituzione di un Osservatorio permanente per il monitoraggio del traffico aereo dell’isola. Perché un focus specifico è importante per una regione come la Sicilia per cui il tema trasporti è cruciale”.
Valerio Barghini