Almaviva, servizio 1500, tutto da rifare: 500 lavoratori appesi al filo dei ministeri

Almaviva, servizio 1500, tutto da rifare: 500 lavoratori appesi al filo dei ministeri

Almaviva, servizio 1500, tutto da rifare: 500 lavoratori appesi al filo dei ministeri

Michele Sardo  |
venerdì 06 Gennaio 2023

Dopo tre emendamenti che non hanno ottenuto gli effetti sperati, il ministero della Salute vorrebbe rifare il bando di assegnazione del servizio assorbendo solo 150 operatori

Sono tanti gli attori di una vicenda complicata che sembra non trovare soluzione e che tiene sulla graticola i 500 lavoratori dell’ex servizio 1500 di Palermo, Catania, Rende, Napoli e Milano. Da una parte il Governo e tre Ministeri, dall’altra Almaviva che in Sicilia sembra voler mettere fine ai servizi di call center. Alla finestra sindacati e lavoratori sul piede di guerra. Qualche giorno fa segreterie nazionali e ministero della Salute hanno avuto un incontro preliminare. Su mandato del Ministro Orazio Schillaci, il capo di gabinetto ha ribadito la necessità di riattivare il servizio, non soltanto per gli imminenti licenziamenti ma anche perché, probabilmente, la decisione di spegnerlo è stata un po’ affrettata, visto che la situazione emergenziale covid non sembra sia finita.

Il ministero della Salute ha fatto ben tre tentativi per fermare la chiusura del servizio, ma i tre emendamenti presentati hanno fatto cilecca. I 500 dipendenti, di cui 220 a Palermo e 200 a Catania, dal primo gennaio 2023 sono stati mandati in cassa integrazione a zero ore. Un ammortizzatore sociale che sarà attivo fino al 28 febbraio, poi partiranno le lettere di licenziamento.

L’intenzione del ministero, dopo il congedo da Almaviva con tanto di auguri di buon anno ai dipendenti in difficoltà, è quella di rifare il bando di assegnazione del numero 1500 che diventerebbe un servizio di pubblica utilità non solo per covid e campagna vaccinale. L’azienda che si aggiudicherebbe la commessa dovrebbe, naturalmente, applicare la clausola sociale, assorbendo il personale uscente da Almaviva. Ma non tutto, perché nel disegno del ministero basterebbero solo 150 operatori o poco più. E gli altri 350 che fine farebbero?

Un pasticcio, insomma, che fa storcere il muso a sindacati di categoria e ai bistrattati dipendenti e che obbliga ad una corsa contro il tempo per salvare i posti di lavoro di operatori che hanno accettato di lasciare altre commesse per dare una mano durante l’emergenza covid. Un aiuto e una disponibilità che adesso gli si ritorcono contro. Le segreterie nazionali e i tre ministeri, salute, politiche sociali e made in Italy, si incontreranno giorno 11 gennaio 2023, per un tavolo tecnico che si preannuncia infuocato. Sul piatto ci sono il futuro e la tranquillità di 500 famiglie che forse, è il caso di dirlo, avrebbero meritato un trattamento migliore.

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