Arpa: in Sicilia solo 151 depuratori autorizzati su 390 attivi. La stagione balneare torna con i soliti problemi di inquinamento. Parla il sub commissario per la Sicilia, Riccardo Costanza
“La situazione per quanto riguarda i sistemi fognari e depurativi in Sicilia è drammatica”. Non usa mezzi termini Riccardo Costanza, sub commissario per la depurazione, per descrivere lo stato di maladepurazione in cui versa la Sicilia. “In molti casi – continua – troviamo depuratori spenti, che non funzionano o funzionano solo sulla carta ma in realtà non depurano o sono abbandonati”.
Depuratori non conformi e senza autorizzazioni
La drammatica situazione è descritta annualmente dal rapporto di Arpa Sicilia sui controlli ambientali sui depuratori. L’ultimo rapporto disponibile è quello pubblicato l’anno scorso che contiene i risultati delle 428 ispezioni effettuate nel 2021. L’agenzia ambientale ha trovato 390 depuratori attivi. Peccato che su questi solo 151 avevano l’autorizzazione allo scarico. “Nel corso delle 428 ispezioni effettuate – si legge nel rapporto – sono stati prelevati 352 campioni, di cui 222 (63%) risultano conformi e 130 (37%) non conformi”. Un’attività di controllo che “ha determinato 154 sanzioni amministrative e 19 comunicazioni all’Autorità Giudiziaria”. Ma non solo, perché il dato più inquietante è che il 62% dei depuratori siciliani controllati era sprovvisto di autorizzazioni.
Responsabilità e colpe della maladepurazione
Ma come si è arrivati ad avere una situazione simile? Come è arrivata la Sicilia ad avere depuratori che al posto di depurare inquinano? Come è arrivata la Sicilia nel 2023 ad avere città come Catania che non sono ancora servite da un’adeguata rete fognaria? Secondo il sub commissario per la depurazione Costanza la risposta sta in vari fattori. Primo fra tutti la mancata manutenzione. “Abbiamo avuto gli impianti fatti dallo Stato con la cassa del Mezzogiorno – spiega -, poi nessuno ci ha messo più un euro ed è dovuto venire un commissario con due miliardi di euro dello Stato per ripristinare tutto, perché ci ritroviamo con strutture degli anni ’80 che i gestori pro tempore non hanno mai manutenzionato per mancanza di soldi”. Gli esempi, per gli addetti ai lavori, sono all’ordine del giorno. “Quando andiamo nei comuni – continua Costanza – ci sentiamo male: c’è un architetto, non specializzato in depurazione, che fa lavori pubblici, privati, manutenzione e non sa nemmeno dove è ubicato il depuratore. Abbiamo trovato situazioni in cui c’erano i cancelli del depuratore arrugginiti perché non ci entrava più nessuno. Altre volte non riuscivano a capire il percorso che facevano i reflui o cosa non andava nell’impianto. C’è uno schema che non funziona”.
E le responsabilità, secondo il sub commissario, sono tutte in capo agli evasori: a chi non paga la tariffa idrica. “I cittadini – dice Costanza – da un lato sono vittima di questa situazione. Ma dall’altro anche la causa. Il servizio idrico integrato è un sistema chiuso: la tariffa che viene pagata dai cittadini dovrebbe finanziarie sia l’esercizio delle opere sia le nuove realizzazioni. Se non si paga la tariffa dell’acqua non si possono sostenere i costi della depurazione. I gestori del servizio come fanno a bilanciare se c’è un tasso di pagamento del 30%? Questo sistema non si potrà mai sostenere”. Certo, va detto anche che, altre volte, sono stati i gestori a far andare tutto in malora. Come nel caso del depuratore Ias di Priolo, posto sotto sequestro, dopo un provvedimento del Gip richiesto dalla Procura di Siracusa, il 16 giugno scorso per disastro ambientale e tornato in funzione in amministrazione giudiziaria circa un mese dopo grazie al rilascio dell’Aia da parte della Regione. La tesi della Procura è che alcuni dirigenti della società sarebbero responsabili della mancata depurazione di fanghi e prodotti industriali che di fatto venivano sversati in aria e in mare. Con il conseguente danno ambientale. “Le vasche maggiori di trattamento dell’impianto di depurazione Ias – si legge nella perizia dei consulenti della Procura finita in parte nella richiesta di sequestro – , mancando di idonei sistemi di mitigazione e contenimento, ogni anno emettono in aria ambiente complessivamente 77,4 tonnellate di composti organici volatili. La continua immissione in aria di idrocarburi, non mitigata e/o limitata da idonei impianti di abbattimento in dotazione all’Ias, determina nelle zone limitrofe all’impianto la compromissione della salubrità dell’aria ambiente che è la primaria condizione di garanzia per una buona qualità della vita degli abitanti dei centri di Priolo Gargallo, Melilli e Siracusa”.
Le multe europee
Al netto di responsabilità, danni ambientali e colpe in capo ad aziende, enti pubblici e cittadini, a pagarne le spese alla fine sono tutti gli italiani. Questo perché attualmente l’Italia è ancora sotto ben quattro procedure di infrazione che riguardano la maladepurazione. In totale una multa da 60 milioni all’anno che, tuttavia, diminuisce man mano che vengono effettuati gli interventi. “In quasi tutte le procedure – spiega il subcommissario per la depurazione – la Sicilia è la regione che purtroppo ha sempre più interventi e sempre più persone coinvolte”. Quindi si lavora a pieno regime per far rientrare il Paese dalla procedura di infrazione che “non è solo pagare una multa ma anche il danno fatto da questi scarichi che vanno a finire in mare”. Attualmente, grazie agli interventi effettuati in tutta Italia e al ricalcolo dei cittadini equivalenti coinvolti dagli impianti sotto infrazione la multa è già scesa da 60 milioni iniziali ai circa 40 milioni attuali. E continuerà a scendere. “Ogni volta che completiamo un intervento – aggiunge Costanza – lo comunichiamo al ministero e quindi all’Ue; loro in base al numero di abitanti equivalenti coinvolti fanno uno scomputo della multa”.
Gli interventi del commissario per risolvere la situazione
La struttura del commissario unico per la depurazione ha stanziato in totale 1,9 miliardi di euro per cercare di far voltare questa brutta pagina di inquinamento alla Sicilia. Soldi distribuiti in 67 cantieri su tutte le province tranne che su Enna. Da quando si è insediata nel 2017, la struttura ha completato 11 lavori. Inoltre, ad oggi, 23 interventi sono in corso, altri nove progetti sono già stati approvati e andati in gara, 20 sono i progetti in attesa di autorizzazione e quattro progetti invece sono ancora in fase di realizzazione. “Attualmente – spiega Costanza – non c’è una data di fine lavori, questo perché tutti i cantieri hanno uno stato di avanzamento diverso tra di loro. Un buon avanzamento si registrerà a fine anno e a fine anno prossimo. Poi ci sono degli interventi come quelli su Catania che ancora non sono cantieri e sono di dimensioni enormi”. E proprio il cantiere etneo è quello più corposo che costa “100 milioni a lotto per sette lotti”, afferma il sub commissario.
La corsa ad ostacoli del commissario
L’enorme mole di interventi prevista dalla struttura commissariale non ha una data certa di fine lavori, ma è certo che “gli ultimi cantieri avranno orizzonte 2026”. Si tratta di un’attività intensa che potrebbe essere paragonata a una corsa ad ostacoli. L’elefantiaca macchina burocratico-autorizzativa siciliana e il rimpallo di competenze sui sottoservizi sono i principali imputati. “I tempi dell’iter autorizzativo – aggiunge – sono lunghissimi perché gli uffici regionali sono sovraccarichi di richieste e hanno poco personale. E tra l’altro i nostri sono progetti lunghi e complessi. Quando un dipendente regionale deve esaminare un progetto di duemila elaborati i tempi si allungano. Altra cosa che ci uccide sia in fase progettuale che in fase realizzativa sono i sottoservizi: abbiamo incontrato difficoltà enormi perché nessuno dei gestori sa dove si trovino. Noi cerchiamo di fare tutte le indagini possibili ma solitamente va a finire che la posizione e l’andamento dei sottoservizi si scopre mentre si scava. Per esempio, in uno dei nostri cantieri c’è una linea di alta tenzione dismessa che nessuno sa di chi è: c’è un rimpallo tra società che gestiscono i sotto-servizi sulla proprietà, perché nessuno la vuole levare. E noi siamo bloccati”.
Lo sguardo sul futuro
La preoccupazione è che una volta finiti tutti i lavori, dopo 20 anni si ritorni al punto di partenza, dato che proprio l’incuria e la malagestione hanno portato alla situazione attuale. “Quello che si sta provando a fare negli ultimi anni – conclude Costanza – è trovare un gestore per ogni Ato che possa avere la responsabilità di tutti i depuratori e tutte le fognature e che possa avere un’ottica più industrializzata. La sfida del domani sarà creare una classe di operai e tecnici in grado di gestire queste opere e l’unico veicolo penso che sia un gestore industrializzato”.
Qui Palermo
PALERMO – La provincia di Palermo è quella che conta la maggior parte degli interventi previsti dalla struttura del commissario unico per la depurazione. In totale sarebbero 22.
“Solo nella città di Palermo – spiega al QdS il sub commissario Riccardo Costanza – ci sono 13 interventi: diverse fognature che sono state totalmente completate e consegnate da tempo al gestore. In corso di esecuzione c’è inoltre il raddoppio del depuratore di Acqua dei corsari e il completamento del collettore sudorientale”.
Oltre ai lavori ultimati o in corso ci sono anche altri cantieri in fase di progettazione. “A brevissimo stipuleremo i contratti per due cantieri di fognature che riguardano il disinquinamento dei canali Boccadifalco, Bordillaro e Passo di Rigano e dobbiamo invece avviare la progettazione per la sistemazione del bacino nordoccidentale e quindi l’adeguamento dell’impianto Fondo verde”.
Altri interventi sono previsti nella provincia di Palermo. “Qui abbiamo una situazione diversificata ma sempre abbastanza avanzata, come per esempio, il depuratore di Misilmeri che è stato approvato e i due interventi di Santa Flavia che potranno essere approvati entro quest’anno”.
In totale dunque il bilancio sulla provincia di Palermo è positivo: “Abbiamo una maggioranza di lavori o finiti o in itinere”.
Qui Catania
CATANIA – Secondo i dati della struttura commissariale la provincia catanese è quella in cui sono state stanziate le maggiori risorse per finanziare gli 11 cantieri previsti.
“Nella sola città di Catania abbiamo un intervento articolato su sette lotti: i lotti fognari che vanno da 1 a 6 hanno un avanzamento differente: il lotto sei ha completato la progettazione esecutiva; il cinque, il quattro e il due sono in corso di progettazione esecutiva; i lotti tre e uno stanno completando la conferenza dei servizi sul progetto definitivo. Poi abbiamo il lotto zero, quello di definizione del vecchio e nuovo allacciante, in cui si stanno completando le indagini per avviare la progettazione, e il depuratore di cui abbiamo completato la progettazione definitiva ed è in corso l’iter autorizzativo”.
Uscendo dalla città e andando in provincia c’è un altro cantiere significativo, quello di Misterbianco. “Qui abbiamo cinque lotti più il depuratore: Il lotto due è già andato in gara; i lotti uno e tre spero avviare la gara a breve; Il lotto quattro sta completando la verifica e, insieme al lotto cinque, entro quest’estate potrà essere mandato in gara. Per quanto riguarda il depuratore, invece, è in corso l’iter autorizzativo per l’acquisizione dei pareri”.
“Altri interventi in provincia sono: a Caltagirone, dove è prevista la realizzazione sia del depuratore sia delle reti fognarie (il progetto è stato già approvato e a breve dovrebbe partire la gara); a Scordia abbiamo l’autorizzazione per il progetto esecutivo; a Mascali dobbiamo avviare la verifica del progetto esecutivo per poter andare in gara; ad Acireale abbiamo redatto il progetto esecutivo del depuratore che è in corso di iter autorizzativo per il parere ambientale. Sempre ad Acireale sono inoltre in corso di completamento i progetti per le fognature e a brevissimo partiranno le conferenze dei servizi. Infine, c’è Palagonia in cui è in corso la verifica di ottemperanza sul progetto definitivo”.
A differenza di Palermo, il bilancio del sub commissario sulla provincia etnea è meno ottimista. “Ancora c’è un margine di fattibilità per mandare in gara tutto entro il 2023. Ma i tempi si assottigliano sempre di più. La principale criticità è l’allungamento dei tempi autorizzativi. Conferenze di servizi che dovrebbero durare 45 giorni o 60 a Catania durano uno o due anni”.
Le altre province
Le altre sei province siciliane in cui sono previsti interventi della struttura del commissario unico sono Messina, Ragusa, Siracusa, Trapani, Caltanissetta e Agrigento. In totale si contano altri 34 interventi.
“Su Messina abbiamo lavori in corso di esecuzione a Furnari, Patti, Torregrotta e Sant’Agata di Militello. A breve dovrebbero partire i cantieri di Milazzo e Messina in cui si sta completando la verifica del progetto esecutivo per andare in gara. Abbiamo quindi una maggioranza di cantieri in corso di esecuzione e qualche altro che nel corso di quest’anno partirà”.
“Ad Agrigento abbiamo otto interventi e sono tutti in corso di esecuzione dall’anno scorso: contiamo di finirli entro quest’anno e quelli che non finiscono quest’anno l’anno prossimo”.
“Su Caltanissetta invece abbiamo due interventi che sono Gela e Niscemi. A Gela il cantiere è già avviato mentre a Niscemi è in corso la gara per l’affidamento di lavori che si concluderà entro quest’anno”.
“Su Ragusa abbiamo due interventi: Ragusa è in gara mentre Vittoria sta completando la conferenza dei servizi per poi essere approvato”.
“Su Siracusa abbiamo un solo intervento, quello di Augusta che ha il progetto esecutivo pronto, il parere ambientale acquisito e a fine maggio ci dovrebbe essere la conferenza dei servizi per acquisire tutti gli altri pareri”.
“In provincia di Trapani abbiamo dodici interventi: molti sono in itinere come quello di Mazzara centro storico e fognature che si stanno completando, così come il depuratore di Castelvetrano che è sostanzialmente completato. Altri lavori sono stati già completati e consegnati come la fognatura delle zone periferiche di Marsala. E altri lavori che sono in corso di progettazione o in corso di iter autorizzativo, come il depuratore di Mazzara del Vallo e la fognatura che afferisce la zona costiera di Castelvetrano. In quest’ultimo caso ci siamo trovati costretti a rescindere il contratto con il precedente appaltatore perché non aveva cominciato i lavori. Adesso contiamo di affidarli al secondo entro l’estate”.
Focus su Acireale
200 mln per fogne e depuratore
ACIREALE (CT) – Uno dei comuni maggiormente interessati dagli investimenti della struttura del commissario unico per la depurazione è quello di Acireale, nel catanese. I reflui di questo comune, infatti, non vengono smaltiti o depurati da alcun servizio pubblico: non esiste né una rete fognaria né un depuratore. Una situazione drammatica per l’ambiente acese. Per questo la struttura del commissariale ha investito in quest’area ben 200 milioni di euro, con l’obiettivo di realizzare sia un depuratore sia una rete fognaria adeguata. Per conoscere lo stato di avanzamento dei lavori abbiamo raggiunto telefonicamente il sindaco di Acireale, Stefano Alì.
Sindaco, quali sono i lavori inerenti alla depurazione e allo smaltimento dei reflui che insistono su Acireale?
“Innanzitutto, si tratta di lavori che non porteranno benefici solo ad Acireale, in quanto insistono su un bacino più ampio di Comuni. In ogni caso, ci sono due interventi diversi: uno riguarda la realizzazione di un depuratore, l’altro la realizzazione della rete fognaria. Parliamo di investimenti enormi del commissario unico per la depurazione. In totale si tratta di cantieri per circa 200 milioni di euro”.
Questi imponenti lavori in che fase si trovano?
“In questo momento non sono ancora partiti i cantieri. Per quanto riguarda il depuratore abbiamo già completato la progettazione esecutiva . Per quanto riguarda la rete fognaria, invece, c’è uno stato di avanzamento lavori differente. La rete fognaria che verrà realizzata ad Acireale si divide in tre lotti e per tutti e tre abbiamo già affidato le progettazioni. Un primo lotto è quello che riguarda proprio la Città di Acireale, poi c’è un altro lotto che insiste su tutti i Comuni che si trovano a monte rispetto ad Acireale, la cosiddetta Acireale ovest e, infine, un terzo lotto, quello nord, riguarda la rete fognaria del Comune di Santa Venerina e del Comune di Zafferana Etnea. Quest’ultimo tratto di rete, inoltre, non sarà a servizio del depuratore di Acireale, bensì di quello di Mascali”.
Attualmente, quindi, tutti i lavori si trovano ancora in una fase di progettazione?
“Per quanto riguarda il depuratore siamo in una fase più avanzata perchè la progettazione esecutiva è stata completata e attualmente è in corso la fase di validazione del progetto da parte della Regione”.
Che tempistiche vi ha dato la regione? C’è già una data di inizio lavori? E di fine?
“Essendoci ancora la progettazione in corso per la rete fognaria ed essendo il progetto ancora in fase di iter autorizzativo non siamo in grado di dare una data. Io immagino, e mi auguro, che entro il 2024 questi interventi potrebbero essere già andati in gara ed essere affidati all’azienda vincitrice”.
Questi lavori si sono resi necessari perchè il Comune di Acireale non ha una rete fognaria. Attualmente, quindi, come vengono gestiti i reflui di cittadini e imprese?
“Acireale, non essendo fornita né di un depuratore né di una rete fognaria si trova, in questo momento, in piena infrazione. Inoltre, proprio per l’assenza di questo servizio ogni cittadino si organizza smaltendo autonomamente i propri reflui. I cittadini più civili si dotano di una fossa Imhoff per lo smaltimento. Poi però ci sono anche quello meno civili che per risolvere la situazione usano metodi ambientalmente più dannosi e meno adeguati”.