Il 29 maggio in onda su Rai 1 il docufilm “Me l’aspettavo”. Intervista al direttore di Rai documentari, Fabrizio Zappi: “Offriva un’alternativa concreta all’attività mafiosa”
A trent’anni dal vile omicidio per mano mafiosa e a dieci anni dalla beatificazione, la Rai omaggia Don Pino Puglisi, il parroco antimafia che ha salvato tantissimi ragazzi di Brancaccio dalla strada, con un documentario che ripercorre la sua vita attraverso le testimonianze di chi lo ha conosciuto. Prodotto da Officina della Comunicazione in collaborazione con Rai Documentari, Il docufilm “Me l’aspettavo, il sorriso di Don Pino Puglisi” sarà trasmesso il 29 maggio, in seconda serata, su Rai 1 e poi farà parte del catalogo di Raiplay.
Ne abbiamo parlato con Fabrizio Zappi, direttore di Rai documentari, in occasione della presentazione dell’opera nella sede della Comunità di Sant’Egidio di Catania.
Com’è nato questo documentario?
“Il progetto, sviluppato insieme alla società Officina comunicazione, è nato da una loro proposta in virtù del fatto che quest’anno ricorre un doppio anniversario: 30 anni dall’omicidio del parroco (15 settembre 1993) e dieci anni dalla sua beatificazione (25 maggio 2013). Quello di Don Pino Puglisi fu un barbaro omicidio, tipico del modo d’agire mafioso. Venne sorpreso alle spalle, da killer che finsero di volerlo rapinare. Ma lui, capendo che l’intenzione era ben altra, si voltò e disse loro ‘me l’aspettavo’ . Quello che mi ha colpito di più di questo documentario è la spontaneità, perché il racconto dei protagonisti è estremamente spontaneo e vivido. Non ci sono filtri, messa in scena, artifici narrativi. C’è, invece, oltre al rimpianto per la perdita, un’estrema adesione sia all’esperienza vissuta dai testimoni diretti in quell’epoca, sia il senso di un forte lascito, di un’eredità. Si percepisce, insomma, la volontà di voler portare a termine e di condurre – ancora oggi – la missione, la battaglia e la sfida che è, appunto, eredità del parroco. Che cosa faceva, sostanzialmente, Puglisi? Toglieva l’acqua a questo brodo di coltura che permetteva il reperimento della manovalanza da parte della criminalità organizzata. Offriva un’alternativa concreta a chi, normalmente, aveva come unica possibilità di guadagno l’adesione all’attività mafiosa. Offriva lavoro, offriva cultura e quindi – sostanzialmente – un percorso formativo. Nell’opera concreta di Don Pino Puglisi, nel suo vissuto, questo è un aspetto fondamentale. E in questo risiede l’attualità della sua figura e il motivo per cui abbiamo aderito a questo progetto”.
Come si sviluppa la narrazione?
“Su un duplice binario. Da un lato le testimonianze di figure laiche e religiose, che lavorarono accanto a Don Pino Puglisi a Brancaccio, quartiere controllato dai fratelli Graviano che furono – infatti – i mandanti dell’assassinio. C’è, poi, la prospettiva narrativa di chi agiva sull’altro fronte, quello del male, della manovalanza della criminalità organizzata. Persone che, negli anni, si sono pentite ed hanno intrapreso un percorso di maturazione, elaborazione, redenzione”.
Una importante storia siciliana che, molto spesso, i ragazzi più giovani non conoscono. È possibile che questo ed altri documentari targati Rai vengano veicolati nelle scuole attraverso un accordo con il ministero?
“Sì, c’è già una proposta. Stiamo lavorando insieme alla società di produzione per far sì che avvenga. Non è la prima volta che accade, lo facciamo spesso. Mettiamo a disposizione i nostri programmi per istituzioni come quelle scolastiche, ovviamente senza fini di lucro”.
Avete altri documentari ambientati in Sicilia in programma?
“A settembre avremo un documentario su un evento che avvenne, sull’Isola, nel 1985 passato alla storia come ‘notte di Sigonella’. Abbiamo dedicato a Pio La Torre, un’altra vittima della mafia, un documentario con la regia di Walter Veltroni, intitolato ‘Ora tocca a noi’, andato in onda lo scorso dicembre e che verrà replicato, nel mese di luglio, sempre su Rai 3. Lo stesso documentario, inoltre, sarà proiettato a fine giugno al Parlamento europeo. Il 27 giugno manderemo in onda un lavoro dedicato alle vittime della Strage di Ustica. Legato alla Sicilia è anche il documentario, prossimamente in onda, su Enrico Mattei e sulla sua scomparsa”.
Antonio Leo
(Vittorio Sangiorgi ha collaborato alla stesura di questo pezzo)