Bocciata anche la riclassificazione del personale. Ecco i motivi e la spiegazione della decisione della Corte.
La norma sulla finanziaria regionale 2022 è stata dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale. La disposizione che prevedeva l’aumento della retribuzione accessoria per i dipendenti dell’amministrazione regionale subisce dunque uno stop definitivo.
Depositata lo scorso 2 maggio, la sentenza è apparsa questa mattina sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana.
L’illeggittimità della Finanziaria
Decisivi ai fini del respingimento della norma sulla Finanziaria regionale, per i magistrati, sono stati gli interventi della legge del 10 agosto 2022.
Quest’ultima modificò gli articoli della stessa finanziaria del maggio dello scorso anno nel quale erano contenuti gli aumenti per il salario accessorio per i dipendenti della Regione
Bocciata anche la riclassificazione del personale
L’incremento, quantificato in 1,6 milioni di euro, sarebbe dovuto essere realizzato mediante successive economie dovute ad una riduzione dei fondi.
La Corte costituzionale, inoltre, ha bocciato anche la riclassificazione del personale, altra “idea” contenuta nella norma sulla Finanziaria regionale.
Le ragioni del “no” della Corte
La norma bocciata dalla Corte costituzionale (articolo 3 della finanziaria del 2022) prevedeva che “le risorse destinate ai fondi per i trattamenti accessori del personale dell’Amministrazione regionale, anche di livello dirigenziale, sono incrementati, complessivamente, di 1,6 milioni di euro a decorrere dall’anno 2022, nel rispetto del limite massimo pari allo 0,22% del monte salari 2018”. Una misura questa che era prevista dall’“accordo tra Stato e Regione Siciliana per il ripiano decennale del disavanzo” sottoscritto il 14 gennaio 2021. Alla conseguente copertura dell’onere, ovvero 1.600.000,00 a decorrere dall’anno 2022, si provvede a valere sui risparmi di spesa. Ed è proprio questa la parte che è stata cassata. Stessa sorta per la riclassificazione dei dipendenti rimasta imbrigliata dalle reti dell’accordo.
Al centro della vicenda, dunque, c’è l’accordo per il rientro del disavanzo che di fatto imbriglia le casse della Regione Siciliana. Non solo non permette nuove assunzioni, spiegano fonti dei sindacati, ma anche blocca gli aumenti dei trattamenti accessori (che sono riconosciuti nel resto di Italia).
Il presidente della Regione, Renato Schifani, da tempo ha avviato una interlocuzione con il Mef sulla possibilità di modificare l’accordo in maniera meno stringente. Mercoledì a Roma c’è stato un incontro tra i vertici dell’Assessorato all’economia per approfondire l’interlocuzione avviata su impulso di Schifani. Le parti, pur nel rispetto delle posizioni, non sembrano così distanti per arrivare ad una soluzione fanno sapere fonti del Governo regionale.