Intervista al presidente di Assoporti, Rodolfo Giampieri, sul futuro degli scali marittimi. “C’è un ritorno della centralità del Mediterraneo, grazie all’accorciamento della filiera logistica”
ROMA – In un momento storico in cui pandemia, guerra, aumento dei costi delle materie prime e inflazione galoppante hanno cambiato anche la logistica internazionale, per il presidente di Assoporti, Rodolfo Giampieri, nei prossimi anni ci vuole un indirizzo chiaro in materia di scelte sostenibili per i porti. Lo shipping genera il 2,15% delle emissioni mondiali di CO2, pur movimentando gran parte delle merci nel mondo. Il 2022 è stato l’anno dell’impennata dei carburanti alternativi.
Quale sarà il ruolo dell’idrogeno nei prossimi anni?
“Stiamo parlando di un mondo in continua evoluzione. Siamo stati abituati fino ad oggi ai carburanti derivati dai fossili, al petrolio, al diesel e al cherosene. Adesso il cambiamento è epocale e quindi non potrà essere immediato, ed avrà necessità di cospicui investimenti. Le difficoltà che si riscontrano oggi devono essere interpretate e studiate a livello europeo e mondiale. Queste scelte non possono essere decise da una singola compagnia o un singolo porto. L’idrogeno pulito rappresenta uno dei grandi elementi di novità e sostenibilità”.
L’elettrificazione delle banchine rappresenta un tassello per la realizzazione dei Green Port. Autorizzazione unica: la sostenibilità passa non solo dai fondi ma anche dalle riforme. Quali sono le criticità in tema di autorizzazioni?
“Questo è un altro dei temi importanti sia dal punto di vista teorico che pratico. Una nave che spegne i motori e può essere alimentata con l’elettricità è un grande passo in avanti. Ma c’è un aspetto da non sottovalutare: come sarà prodotta l’energia elettrica. Se parliamo ancora di fonti fossili rischiamo di spostare l’inquinamento da un luogo a un altro”.
Oggi, il porto è un patrimonio di un Paese che vuole, anzi deve essere competitivo con la riscoperta della blue economy quale elemento centrale. La Blue economy ruota intorno agli oceani, ai mari e ai fiumi e sarà decisiva per un Green Deal europeo all’insegna della sostenibilità. Sarà importante fornire soluzioni di ricerca e innovazione orientate all’impatto. In tema di ricerca, il nostro Paese è sulla buona strada?
“La ricerca sarà fondamentale per cercare e trovare soluzioni alla sostenibilità: dai nuovi tipi di carburanti agli attracchi più ecologici, per finire con il trattamento di rifiuti delle navi in maniera più ecologica. È chiaro che dovremmo rivedere diverse cose e, in questo, la ricerca può aiutarci molto”.
Positivo l’andamento dell’import-export ma il trasporto marittimo è protagonista di una vera e propria impennata (+38% Trade marittimo Italia 2022 sul 2021). Nell’ultimo triennio lo shipping è cambiato. Quali saranno le sfide future dei porti italiani?
“Pandemia, guerra e inflazione hanno trasformato il mercato. Oggi c’è un ritorno importante della centralità del Mediterraneo, grazie all’accorciamento della filiera logistica. In futuro, le imprese dovranno avere tutti gli elementi per ottenere i loro prodotti finali”.
Quale ruolo avrà lo short shipping?
“La globalizzazione si sta trasformando. Con il fenomeno del c.d. re-shoring, le imprese stanno tornando al magazzino. Il raddoppio del canale di Suez è un ulteriore incentivo a rafforzare l’importanza del Mediterraneo. Tutto ciò agevola il Ro-ro e il Ro-Pax, e su questi due filoni di shipping gli armatori italiani sono i più forti al mondo. Si stanno creando importanti occasioni che perdere sarebbe delittuoso. Il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) faciliterà la possibilità di dare risposte con l’implementazione di infrastrutture. Ma per non perdere la modernizzazione attesa, abbiamo bisogno di una forte semplificazione che, pur severa nei controlli faciliti la realizzazione dei progetti”.