Import-export via mare: in Italia il giro d'affari vale 376,7 mld - QdS

Import-export via mare: in Italia il giro d’affari vale 376,7 mld

Import-export via mare: in Italia il giro d’affari vale 376,7 mld

Mario Catalano  |
sabato 20 Maggio 2023

Greggio e gas trainano la top five delle merci importate. Boom di crocieristi: 9 milioni (+263,6% rispetto al 2021)

Spiccano il volo le importazioni e le esportazioni del trasporto marittimo italiano. Il 2022 è stato un anno d’oro e il Belpaese ha giocato un ruolo di primo piano. Un giro di affari da 376,7 miliardi di euro (il 39% del totale). Il settore è preceduto solo dal trasporto stradale (444,3 miliardi di euro, 47% del totale), seguito da quello aereo (114,5 miliardi, 12% del totale) e ferroviario (22,4 miliardi di euro, 2% del totale). È quanto emerge dalla ricerca “Port Infographics” pubblicata nell’ambito dell’Osservatorio Permanente di Srm sull’economia dei trasporti marittimi e della logistica, realizzata insieme ad Assoporti.

Tante le sfide da affrontare nei prossimi anni: idrogeno, cold ironing ed energie rinnovabili i tre pilastri fondamentali della sostenibilità. Senza dimenticare la digitalizzazione, che si traduce in una spinta verso sistemi di controllo del traffico e delle merci con l’obiettivo di dematerializzare documenti e sburocratizzare il sistema, e l’intermodalità. In termini di commercio internazionale, circa il 70% delle merci che sono movimentate in valore avviene via mare e il 27% delle rotte strategiche mondiali attraversa il Mediterraneo. Nel frattempo, il canale di Suez macina record sui passaggi (oltre 23mila navi nel 2022). Dai porti nostrani giungono notizie positive e il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) inizia a marciare. La pandemia e la guerra tra Russia e Ucraina hanno impattato negativamente sulla logistica che, ad oggi, non ha raggiunto i livelli di fluidità pre-Covid (eccetto alcuni casi). Si punta sempre più sullo short sea shipping, Zes (Zone economiche speciali) e Zls (Zone logistiche semplificate) per rafforzare l’area Mediterranea, soprattutto quella del Nord-Africa.

Greggio e gas trainano la top five delle merci importate (59,8 miliardi di euro), seguiti dai metalli (29,4 miliardi di euro), macchinari (24,7 miliardi di euro), prodotti chimici (20,6 miliardi di euro) e tessile e abbigliamento (16,7 miliardi di euro). Poco più di un quarto del totale (27%) dell’export è occupato dai macchinari (44,1 miliardi di euro), seguono: prodotti petroliferi raffinati (21,7 miliardi di euro), prodotti chimici (20,9 miliardi di euro), mezzi di trasporto (19,4 miliardi di euro) e alimentari, bevande e tabacchi (17,9 miliardi di euro).

C’è molta Asia tra i primi cinque Paesi fornitori dell’Italia via mare. Un quinto (20%) è rappresentato dalla Cina (41,4 miliardi di euro), Stati Uniti (13,3 miliardi di euro) e Russia (13 miliardi di euro) raggiungono il 6%. Segue la Turchia (10,2 miliardi di euro) che si attesta al 5%. Al quinto posto l’India con il 4% (8 miliardi di euro). Dal Dragone alla Statua della Libertà. Cambia la composizione dei Paesi di destinazione dell’export del comparto marittimo dello Stivale. Medaglia d’oro per gli Stati Uniti (24% del totale) con 39,5 miliardi di euro, argento per il Regno Unito (5%) con 8,8 miliardi di euro e bronzo per la Cina (5%) con 8,7 miliardi di euro. Seguono, entrambe al 4%, Turchia (6,8 miliardi di euro) e Canada (4,7 miliardi di euro).

Il 2022 è stato un anno nero per i principali porti container europei, ma il sistema portuale nostrano si è dimostrato più resiliente rispetto alle altre aree competitor. I primi dieci porti asiatici concentrano un terzo del throughput mondiale dei container, con 271.040.000 TEU e un +1,6% nel 2022 rispetto all’anno precedente. La prima posizione è occupata dal porto cinese di Shanghai, con 47.300.000 TEU (+0,6), seguito da Singapore (37.300.000 TEU, con un -0,4%) e Ningbo-Zhoushan (33.350.000 TEU e +7,3%). In Europa le performance portuali sono state negative. L’anno scorso, tra i primi dieci porti, quello di Valenzia ha registrato la perdita maggiore (5.076.206 TEU con un -9,4%), mentre il porto di Gioia Tauro è l’unico ad aver segnato una crescita (3.380.053 TEU con un +5,3%).

Le performance dei porti del Belpaese procedono piano, ma in positivo. L’anno scorso è stato registrato un +1,6% rispetto al 2021. Movimentate merci per 490,1 milioni di tonnellate. Bene il liquid bulk (169 milioni di tonnellate, +3,2%), i container (119,5 milioni di tonnellate, +2,2%) e il dry bulk (61,1 milioni di tonnellate, +7,3%). Uniche due note stonate, Ro-Ro (120,9 milioni di tonnellate, -1,5%) e altre merci (19,7 milioni di tonnellate, -3,4%). Grande balzo in avanti dei passeggeri (61,4 milioni, +41,5%) di cui 9 milioni i crocieristi (+263,6%).

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