Ha mosso i primi passi nel real estate e poi in partecipazioni societarie in aziende medio grandi. La sua storia
Non è la prima volta che Lars Carlstrom (nato nel 1956 a Lulea in Svezia) prova ad aprire una gigafactory. Ci aveva già tentato nel Regno Unito tramite una società ad hoc (Britishvolt) e ci ha provato in Italia alle porte di Ivrea quando ha provato ad aprire nella ex Olivetti di Scarmagno. “In quella operazione non era più possibile andare avanti e non per colpa nostra”, dice l’imprenditore svedese che ha mosso i primi passi nel real estate e poi in partecipazioni societarie in aziende medio grandi, “abbiamo anche perso otto milioni, non è buono per un imprenditore”.
Lars Carlstrom, l’obiettivo Termini Imerese
Adesso punta su Termini. “La missione di un imprenditore è quella di trovare spazi dove si possa sviluppare una idea. Termini Imerese è uno di quelli. Forse Elon Musk e uno scienziato che costruisce razzi? O uno che conosceva il mercato dell’automotive prima di creare la Tesla?”, dice. Un imprenditore, sicuramente tenace e pronto a rispondere alle tante domande rivolte nel corso di una serata trascorsa insieme, e che ha tentato più volte anche di recuperare uno storico marchio svedese come Saab e riportarla nel mercato dell’auto.
La storia
La prima offerta è del 2009, la seconda dell’anno successivo in cui coinvolge anche alcuni nomi della Formula 1 ma poi il fondo a supporto dell’offerta si ritira e salta tutto in aria ancora una volta. Il terzo tentativo è con un partner russo: un uomo d’affari poi coinvolto in una inchiesta su una banca lituana e finito in carcere. Carlstrom ci riprova nel 2012 con un partner indiano produttore di auto, ma anche in questo caso è un tentativo che naugrafa. Adesso la sfida della gigafactory. “Non si deve fare l’errore di lasciare il mercato delle batterie in mano alla Cina come è stato fatto per i pannelli solari”, spiega, “per l’italia è fondamentale riuscire ad attrarre un investimento di questo tipo, crediamo che sia davvero una grande opportunità”.