Poche righe della finanziaria regionale riabilitano le 19 guide vulcanologiche dell’Etna che avevano vinto il concorso del 2018, passato alle cronache come parentopoli dell'Etna
Poche righe inserite nella finanziaria regionale riabilitano le 19 guide vulcanologiche dell’Etna che avevano vinto il concorso del 2018, passato alle cronache come la parentopoli dell’Etna, annullato in tutti i gradi di giustizia amministrativa e attualmente oggetto di un processo penale che si trascina in primo grado. Sembra quasi una barzelletta ma non lo è. Anzi, tra gli addetti ai lavori del vulcano la definizione più frequente è “porcheria”.
Parentopoli dell’Etna
Un passo indietro. Il caso esplode nel 2018. L’atteso concorso per guida vulcanologica sarebbe stato truccato. È questa l’accusa della Procura di Catania, a seguito dell’indagine denominata Aetna (la stessa che vede alla sbarra anche l’imprenditore Russo Morosoli per un altro filone di indagine). In particolare l’ex presidente del Collegio regionale delle guide Biagio Ragonese, insieme ai colleghi Antonio Rizzo e Orazio Distefano sarebbero stati i registi dell’operazione per favorire i propri figli. Ragonese, in palese conflitto di interessi, designa come presidente della commissione giudicatrice Mario Taller, con cui intercorreva un precedente rapporto di amicizia. Anche le altre guide alpine componenti della commissione – Gianni Trepin, Alberto Felicetti, Angelo Nicotra – avrebbero partecipato alla macchinazione. Tutti sono stati rinviati a giudizio, ma il processo è iniziato solo a marzo del 2021 e non è ancora arrivata la sentenza di primo grado.
Il percorso giudiziario
“I signori Trepin e Taller – si legge nel rinvio a giudizio – delegavano interamente al Ragonese, al Di Stefano e al Rizzo le attività di individuazione del “percorso-prova pratica”, che veniva da questi ultimi modellata in base alle esigenze dei propri figli Ragonese Salvatore, Di Stefano Emiliano e Rizzo Luca, partecipanti quali concorrenti, nonché comunicata agli stessi con anticipo in modo da consentirgli di studiare e testare il percorso; i commissari Nicotra e Branca (Stefano Branca, attuale direttore dell’Ingv di Catania, pure lui rinviato a giudizio ndr) trasmettevano a Ragonese Salvatore, ben prima dello svolgimento della gara, copia dei questionari che sarebbero stati somministrati ai concorrenti, consentendo a quest’ultimo di porlo a disposizione del proprio figlio partecipante alla gara”.
Se la giustizia penale lentamente va avanti, sono invece definitive le decisioni della giustizia amministrativa. Sia il Tar nel 2019 che il Consiglio di giustizia amministrativa nel 2020 hanno dato ragione ai ricorrenti e hanno annullato tutti gli atti della procedura di selezione del 2018 che aveva visto 19 vincitori. “I rapporti confidenziali intrattenuti dal Presidente del collegio regionale delle guide vulcanologiche – scriveva il Cga nella sentenza del 2020 – sono stati desunti non solo da immagini Facebook (peraltro accompagnate da un post indicativo di rapporti confidenziali), ma anche dalle indagini penali, così comprovando non solo una conoscenza fra i protagonisti della presente vicenda, ma anche la sussistenza di un rapporto di confidenza tale da incrinare la posizione di terzietà e imparzialità del Presidente della commissione nei termini e con le conseguenze sulla selezione sopra riferiti”.
In attesa della sentenza penale, la giustizia amministrativa ha chiaramente stabilito che “la posizione di conflitto di interesse sopra delineata vizia la stessa composizione della commissione esaminatrice. Essendo viziata la stessa composizione della Commissione esaminatrice della selezione, ne deriva il travolgimento di tutti gli atti successivi, appartenenti al medesimo procedimento comparativo, nei termini in cui la commissione ha avuto un ruolo nella relativa adozione. […] Gli atti compiuti da una commissione avente componenti in conflitto di interessi con (alcuni de)i partecipanti alla procedura sono viziati indipendentemente dal fatto che quel conflitto abbia influito sul contenuto dei provvedimenti”.
Tre anni dopo la Regione siciliana, con un articolo inserito nell’ultima finanziaria approvata lo scorso 27 luglio e sembrerebbe voluto da Fratelli d’Italia, decide di passare sopra alle decisioni dei giudici e riabilita, fino al 30 novembre 2023, i vincitori della selezione incriminata, “al fine – recita la norma – di assicurare l’offerta turistica e la sicurezza dei percorsi vulcanologici”. Detto, fatto: nove vincitori hanno già ottenuto il tesserino che gli era stato tolto e sono a lavoro sull’Etna in questi giorni. Altri dieci hanno partecipato alla nuova selezione che è stata espletata nel settembre del 2022 e da cui sono state scelte 80 future guide. I corsi di abilitazione sono attualmente in corso. La norma inserita in finanziaria parla infatti di riabilitazione temporanea degli idonei al concorso del 2018, “nelle more della definizione delle procedure di formazione delle guide vulcanologiche il cui termine è previsto nel mese di ottobre 2023”.