Caso di stupro a Palermo: dalla Cgil alla Regione: tutti i commenti

Stupro di gruppo, dopo lo shock la riflessione: “Palermo non è una città a misura di donne”

Stupro di gruppo, dopo lo shock la riflessione: “Palermo non è una città a misura di donne”

Redazione  |
sabato 19 Agosto 2023

Il caso di stupro a Palermo ha coinvolto tutti e avviato una riflessione sulla sicurezza e sulla crescita allarmante di casi di violenza. Dalla Cgil a Schifani, i commenti.

Il caso sconcertante dello stupro di gruppo subìto da una diciannovenne a Palermo sta destabilizzando, ovviamente, emotivamente la collettività e l’intera Isola, per non dire un intero Paese. Un gesto che a tratti non si può commentare, a partire dalle agghiaccianti dichiarazioni della ragazza vittima della brutale violenza e dalle intercettazioni, confessioni meschine dei presunti colpevoli.

Le indagini proseguono e, dopo lo shock iniziale, è tempo di riflessioni. I casi di violenza di genere continuano ad aumentare sia in Sicilia sia in tutta Italia. La cronaca giornaliera non fa altro che confermarlo. Tra i tanti a commentare la triste vicenda, la Cgil di Palermo ha espresso non solo la sua solidarietà per quanto accaduto, ma ha lanciato un avvertimento serio e messo in luce un dato di fatto orribile: “Palermo non è una città per donne“. Sempre se una città per donne esiste, visto che gli orrori della violenza non sembrano risparmiare quasi alcun luogo.

Anzitutto, il sindacato esprime “piena condanna” per il gravissimo caso di violenza di genere e sessuale che si è registrato nel capoluogo siciliano ai danni di una ragazza, culminato con l’arresto di sette ragazzi accusati dello stupro. E, “nell’esprimere solidarietà alla giovane, che ha denunciato la violenza subìta, plaudono alla risposta tempestiva delle forze dell’ordine”.

Stupro di gruppo a Palermo, il commento di Cgil Palermo

“Di fronte al moltiplicarsi di intimidazioni, percosse, stupri, molestie, violenze di ogni tipo e femminicidi nei confronti delle donne, occorrono politiche e azioni che devono includere il tema della sicurezza, della prevenzione e dell’efficacia della pena, del sostegno e del supporto nella denuncia – dichiarano la segretaria Cgil Palermo e responsabile del dipartimento politiche di genere Laura Di Martino ed Enza Pisa, coordinamento donne Cgil Palermo -. Palermo non è una città a misura di donne e di giovani donne, aumenta in maniera esponenziale la micro criminalità. È più che mai necessario un lavoro culturale che superi definitivamente il patriarcato e miri all’attivazione di servizi che siano efficaci a dirimere la questione femminile. Così come urge un’azione che prevenga e contrasti la piaga della tossicodipendenza, fenomeno sempre più dilagante e diffuso in città e provincia”.

Le due dirigenti sindacali della Cgil Palermo si attiveranno per chiedere la convocazione straordinaria della commissione per le pari opportunità contro ogni forma di violenza del Comune di Palermo “per approfondire e definire azioni che prevengano e contrastino la violenza contro le donne”.

“I fatti di Palermo confermano l’esistenza di una piaga per tutto il Paese e nella nostra regione, contro la quale in Sicilia manca una programmazione di azioni di prevenzione protezione e politiche integrate in linea con quanto previsto dal piano nazionale contro la violenza sulle donne – denunciano la segretaria Cgil Sicilia Gabriella Messina ed Elvira Morana responsabile politiche di genere della Cgil siciliana -. La misura della civiltà di una società è la libertà, il rispetto delle donne in questo senso necessita di un reale cambio di passo e occorre una task-force realmente operativa in sostituzione dell’osservatorio e della cabina di regia ai nastri di partenza da oltre tre anni”.

La solidarietà: dal sindaco al presidente Schifani

Anche il sindaco Roberto Lagalla ha commentato il terribile fatto, elogiando anche il coraggio della vittima nel denunciare quanto accaduto. Invece, dalla Regione Siciliana, in particolar modo dal presidente Renato Schifani non solo è arrivata la solidarietà ma anche l’annuncio che si schiererà come parte civile.

Ecco cosa ha detto Schifani: “Profondo dispiacere per la gravità inaudita dell’episodio e totale solidarietà alla giovane vittima: auspico che i colpevoli paghino senza sconti la loro bestialità di fronte alla giustizia”.

“Sono sgomento – sottolinea il governatore – per quanto sta emergendo dalle indagini degli inquirenti. Lo sono come presidente, ma ancora prima come padre, e mi stringo a questa ragazza e alla sua famiglia. La Regione farà tutto ciò che è nelle sue possibilità per essere al loro fianco. A partire dalla decisione di costituirsi parte civile nell’ambito del procedimento penale relativo allo stupro di gruppo di cui è rimasta vittima”.

“Crediamo si tratti di un gesto ineludibile di fronte a casi di efferata violenza e di particolare impatto e rilevanza sociale nella vita della nostra comunità. Lo dobbiamo alla giovane vittima e a tutte le donne che subiscono violenza”. “Ma quello che serve – conclude Schifani – è prima di tutto un cambio di passo culturale, in una società che deve mettersi alle spalle logiche di violenza inaccettabili, per affrancarsi definitivamente da modelli sociali ed educativi nei quali la prevaricazione maschile verso le donne è ritenuta normale, o quasi, a partire dai piccoli gesti quotidiani”.

Consigliera Di Gangi: “Emergenza cultura patriarcale”

Sullo stupro di Palermo è intervenuta anche la consigliera Mariangela di Gangi. Il pericolo, sottolinea, è che si rischi di dare la colpa dello stupro allo stato di ebbrezza della ragazza e non agli indagati. “Si corre il rischio, volontario o involontario ha poca importanza, di spostare l’attenzione dalla colpa dei 7 stupratori ai 7 shot alcolici bevuti dalla vittima”.

E il problema non è certo quello. La posizione della consigliera corrisponde a quella di tutta la comunità: niente giustifica uno stupro né lo rende meno atroce. E non c’è un problema solo di sicurezza, ma anche di cultura: “Ancora una volta, per l’ennesima volta, si conferma che in Italia c’è una emergenza gravissima, figlia di una cultura patriarcale, di oggettificazione e mercificazione delle donne e dei loro corpi. Una cultura che purtroppo, al di là delle parole di circostanza che in questi casi arrivano a fiumi, trova la sua perfetta espressione pratica negli atti amministrativi e nelle scelte politiche delle Istituzioni che, a tutti i livelli, dal nazionale al locale, tagliano i fondi per le attività di prevenzione e sensibilizzazione, oltre che per i centri antiviolenza, attività non ritenute prioritarie nei fatti”.

Immagine di repertorio

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