“La Chiesa è aperta a tutti”
Il Papa ha aperto il Sinodo, al quale partecipano vescovi e cardinali, sacerdoti, suore e laici, dunque una moltitudine eterogenea di componenti che servono per prendere in esame le questioni importanti dei nostri tempi rispetto alle quali la Chiesa prende posizione.
Il Papa ha ricordato, qualora ce ne fosse stato bisogno, che l’Organismo non è un Parlamento che deve votare qualche cosa dopo opportuna discussione, ma un luogo dove si confrontano le idee fra soggetti eterogenei di varia estrazione per ottenere delle conclusioni condivise il più possibile.
Noi non possiamo e non vogliamo entrare nel merito di quanto il Sinodo abbia discusso, tuttavia abbiamo il dovere di sottolineare la frase chiave che ha detto il Papa: “La Chiesa è aperta a tutti”. Quel “tutti” è emblematico perché significa che nessuno, ma proprio nessuno, per quanto possa essere massimamente peccatore per la religione cattolica, sia fuori dalla Chiesa.
Quanto precede è conseguenza del fatto che il Papa, quale vicario in Terra del Padre Eterno, ha il dovere di tenere conto di tutta l’umanità e non solo del popolo dei cattolici che nel mondo, in teoria, conta circa un miliardo di fedeli sugli otto miliardi di esseri umani.
La frase chiave del Papa ha sicuramente delle implicazioni e cioè l’apertura a tante questioni importanti che hanno allontanato molti cattolici dalla propria Chiesa, per esempio i divorziati, gli omosessuali (uomini e donne), i negazionisti, gli atei e via elencando.
Gli ambientalisti, invece, nonostante le loro recriminazioni teoriche, ma giuste, hanno pieno diritto a stare all’interno della Chiesa, per cui anch’essi rientrano in quel termine “tutti”.
Lo sforzo che sta compiendo Papa Francesco per diminuire l’atavico conservatorismo è enorme in quanto sono in molti, soprattutto nella Curia Romana, a resistere al cambiamento e a continuare nella loro attività tendente a mantenere privilegi e rendite di posizione, tutto a danno delle future generazioni.
Non sappiamo se riuscirà a superare lo scoglio del celibato, anche se dalle sue parole sembra che sia orientato a toglierlo dagli ostacoli che impediscono alla Chiesa di espandersi.
Sulla dichiarazione del Papa che il Sinodo non è un Parlamento, occorre un chiarimento, per altro più volte espresso in questi editoriali. Si tratta della Costituzione dello Stato del Vaticano – non in quanto organizzazione religiosa mondiale – all’interno della quale non esiste il Parlamento, perché i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario sono concentrati nelle mani del Capo di Stato e cioé nel Sommo Pontefice.
Tutto questo vale per le attività terrene conseguenti e neanche per quelle religiose. Il Papa può ascoltare consultivamente qualunque organismo, fra cui per esempio la Cei (Conferenza episcopale italiana), ma poi decide da solo con i propri atti che hanno valore assoluto, non contestabile e non controvertibile.
Questa è la realtà dei fatti, che la stampa, quando si occupa di queste faccende, dovrebbe portare all’attenzione dell’opinione pubblica, in modo che essa possa avere gli elementi necessari per fare le proprie valutazioni.
Ritorniamo ancora sulle vicende che vedono come grande protagonista Papa Francesco, perché egli da buon gesuita non fa mai capire che cosa pensa, anche se, quando comunica, sembra che spieghi il suo pensiero.
Intendiamoci, questo pensiero è molto profondo, tanto che nessuno riesce a scrutarlo, quindi bisogna accontentarsi di mezze parole o di allusioni per capire che cosa intenda veramente fare.
Intanto, con la nomina dei nuovi ventuno cardinali, quelli che la pensano come lui hanno raggiunto la novantina, con la conseguenza che – sembra molto probabile – il prossimo Papa sarà un cardinale che grossomodo la pensa come Bergoglio e quindi dovrebbe continuare nella sua strada di rinnovamento e di cambiamento profondo di una Chiesa che ha difficoltà ad agganciarsi all’evoluzione dei tempi.
In ogni caso, la sua presenza è tangibile in tutti i fatti del giorno e non si può non tenerne conto.