La bozza di convenzione preparata dagli uffici dell'Ati e apprezzata da Sie potrà subire dei ritocchi e forse anche qualcosa in più.
Tre settimane per superare le divergenze, trovare un punto di equilibrio e fare in modo che l’affidamento del servizio idrico al gestore unico arrivi dalle mani dei 58 sindaci che siedono nell’Ati e non, d’imperio, con un atto a firma della commissaria. Si è conclusa così la trasferta palermitana dei primi cittadini che, una settimana fa, hanno levato gli scudi contro l’arrivo ai piedi dell’Etna di Francesca Spedale, la funzionaria regionale incaricata dall’assessore all’Energia Roberto Di Mauro di completare l’iter per stipulare la convenzione con Sie, la società che ha ottenuto dal Cga il riconoscimento del diritto di gestire le reti e l’erogazione dell’acqua per 29 anni nell’intera provincia. L’incontro si è tenuto ieri pomeriggio negli uffici di viale Campania ed è durato oltre due ore, alla presenza, tra gli altri, anche di Fabio Mancuso, il presidente dell’Assemblea territoriale idrica di Catania, nonché colui che, a fine dicembre, aveva chiesto al governo Schifani di intervenire per superare lo stallo.
“La convenzione potrà essere modificata”
La bozza di convenzione preparata dagli uffici dell’Ati e apprezzata da Sie – società per il 51 per cento degli stessi Comuni e per il restante 49 di Hydro Catania, al cui interno le quote di maggioranza sono in mano alle famiglie Virlinzi, Cassar e Zappalà – potrà subire dei ritocchi e forse anche qualcosa in più. Questo perlomeno è l’auspicio dei sindaci di Catania, Acireale, Gravina di Catania, Biancavilla, Misterbianco, Tremestieri Etneo e Bronte, firmatari della lettera con cui si chiedeva al presidente della Regione Renato Schifani di stoppare la nomina del commissario ad acta. “Siamo usciti dalla riunione concordando con l’assessore Di Mauro il ritorno in assemblea della convenzione – dichiara al QdS Massimiliano Giammusso, primo cittadino di Gravina e componente del consiglio direttivo dell’Ati –. Questo ci consentirà di rimettere mano al documento, migliorarlo e arrivare a un’approvazione che sia condivisa dai sindaci, ovvero coloro che rappresentano i cittadini”.
Gli emendamenti cassati
A non andare giù ai sindaci era stata la decisione del presidente dell’Ati Mancuso di chiedere il commissariamento dell’assemblea, dopo che a dicembre, in tre occasioni, l’organo politico non era riuscito a deliberare l’approvazione della convenzione. Una votazione che non si era mai tenuta per la mancanza del numero legale. A protestare erano stati soprattutto i sindaci dissidenti, per la mancata possibilità di discutere alcuni emendamenti al documento. Proposte di modifica ritenute essenziali e che riguardano una serie di aspetti: dal vincolare l’entrata in vigore della convenzione all’aggiornamento del piano d’ambito, che risale al 2005, alla rettifica dell’importo dei lavori la cui esecuzione spetterà direttamente a Sie. “Le nostre richieste sono state accolte, è stato riconosciuto ai sindaci la possibilità di determinare le condizioni dell’affidamento – continua Giammusso – All’incontro era presente anche la commissaria Spedale, che ci ha assicurato che attenderà le determinazioni dell’assemblea. Adesso spetterà a noi tutti fare una sintesi degli emendamenti da presentare. L’obiettivo – assicura il primo cittadino di Gravina – è quello di arrivare all’affidamento con la migliore convenzione possibile”.
Una storia lunga quasi vent’anni
Quella che vede protagonisti da una parte l’Ati e dall’altra Sie è una vicenda che va avanti da metà anni Duemila. Era il 2005, quando la società si aggiudicò la gara d’appalto per l’affidamento trentennale del servizio sull’intera provincia. Quel risultato, però, non è mai coinciso con un reale ingresso nella gestione di Sie, che in questi anni si è occupata della distribuzione dell’acqua soltanto nei comuni di Caltagirone, Militello in Val di Catania, San Cono, San Michele di Ganzaria, Licodia Eubea, Grammichele e Vizzini. Nel resto della provincia, invece, hanno continuato a operare tanti soggetti, tra piccole imprese private, gestioni dirette degli enti locali e società partecipate, come nel caso di Sidra a Catania, Sogip ad Acireale, Ama a Paternò e Acoset in una quindicina di centri.
La svolta definitiva sembrava essere arrivata a dicembre 2021, con il Consiglio di giustizia amministrativa che, con due diverse sentenze, ha dato ragione alla Sie, imponendo all’Ati di aggiornare la convenzione che era stata alla base della gara d’appalto del 2005. Una procedura che gli uffici dell’Ati e Mancuso, nelle vesti di interlocutore nella trattativa con Sie, hanno completato a ottobre scorso arrivando a una bozza che però non ha soddisfatto l’intera assemblea. I critici – ieri a Palermo erano presenti tutti i dissidenti, a eccezione del primo cittadino di Catania Enrico Trantino – ritengono che le attuali condizioni tengano in considerazione gli interessi del socio privato di Sie, a partire dall’aggiornamento del montante dei lavori da eseguire direttamente che da 800 milioni è schizzato a quasi un miliardo e mezzo, ma poco quelli dei cittadini. La partita, però, è chiaramente anche politica. Quale sarà il risultato è ancora tutto da vedere, così come – ormai lo dicono le cronache di questi anni – quando arriverà realmente il triplice fischio finale.