Servizio idrico Catania, soggetto unico non convince Comuni - QdS

Servizio idrico a Catania, l’accordo per il gestore unico non convince i Comuni: cosa non torna

web-sr

Servizio idrico a Catania, l’accordo per il gestore unico non convince i Comuni: cosa non torna

Simone Olivelli  |
sabato 25 Novembre 2023

A sollevare i maggiori dubbi sono state Acireale, Catania e Bronte. Pesa la modalità di passaggio dagli attuali gestori al nuovo affidatario.

Più che un “vorrei ma non posso”, un potrei ma non faccio. È il paradosso che da qualche anno cova sotto le ceneri della frastagliata gestione del servizio idrico in provincia di Catania. Una gestione che, norme alla mano, sarebbe dovuta essere già da un po’ ricomposta e affidata a un unico soggetto, ma che continua a tenere banco all’interno dell’Assemblea territoriale idrica, l’organo a cui prendono parte i 58 sindaci etnei.

Sul tavolo c’è ancora una volta la convenzione da stipulare con Sie, la società pubblico-privata che a metà anni Duemila si aggiudicò una maxi-gara d’appalto, poi stoppata da una lunghissima querelle giudiziaria che soltanto un anno fa era parsa concludersi con il Cga che aveva riconosciuto il diritto a ottenere la concessione trentennale.

I giochi dovrebbero essere fatti, ma diversi tra i Comuni che siedono all’Ati continuano a non essere convinti dei termini dell’accordo. Dopo una riunione conclusasi con un nulla di fatto giovedì scorso, altri incontri sono in programma tra la prossima settimana e inizio dicembre. L’obiettivo dell’Ati, presieduta dal sindaco di Adrano Fabio Mancuso, resta quello di chiudere la partita entro l’anno.

Servizio idrico: i dubbi di Acireale, Catania e Bronte

A sollevare i maggiori dubbi sono stati i sindaci di Acireale, Catania e Bronte. I primi due fino a oggi hanno affidato il servizio idrico a società in house – ad Acireale la Sogip, la cui situazione finanziaria con un debito di oltre venti milioni di euro è finita di recente in Consiglio comunale, mentre a Catania la Sidra –, mentre il Comune di Bronte vorrebbe proseguire a gestire in proprio il servizio, una possibilità che in un primo tempo era stata riconosciuta dall’Ati ma che poi è stata annullata dal Tar.

Le criticità sollevate riguardano temi diversi, dall’importo dei lavori da affidare a Sie nei prossimi tre decenni alle dinamiche che dovrebbero interessare il passaggio delle infrastrutture dagli attuali gestori al nuovo affidatario. Sul primo punto, a non convincere il Comune di Acireale è l’ammontare delle opere che Sie avrà diritto di eseguire: non più 810 milioni di euro previsti con l’aggiudicazione della gara a metà anni Duemila, ma quasi 1,4 miliardi. Per l’Ati, però, parlare di un ulteriore affidamento da mezzo miliardo è sbagliato. “Si rappresenta l’erroneità di tale assunto in quanto non tiene conto della necessità di aggiornare l’importo dei lavori affidati direttamente alla Sie nel 2005, in base all’offerta, alla data attuale del 2023”.

Per quanto riguarda il subentro di Sie, che finora ha gestito il servizio soltanto in alcuni centri del Calatino, nei Comuni dove operano altre società, l’Assemblea territoriale idrica ha specificato che “soltanto i crediti e debiti non inerenti ai beni e alle immobilizzazioni costituenti i cespiti affidati in concessione al gestore restano rispettivamente a vantaggio ed a carico degli enti locali”.

La mancanza di un piano d’ambito aggiornato – l’ultimo risale al 2002, mentre quello del 2019 è stato cassato dal Cga – non costituirebbe un ostacolo alla firma della convenzione tra Ati e Sie. Per l’Assemblea territoriale, infatti, l’unica soluzione ragionevole sarebbe quella di iniziare con una fase transitoria per poi approvare il piano d’ambito, su cui dovrà esprimersi anche la Regione con la valutazione ambientale strategica, entro il 2024.

Il mancato coinvolgimento pubblico in Sie

Il passaggio più interessante nel carteggio tra Ati e Comuni è quello in cui gli uffici dell’Assemblea territoriale ricordano ai 58 sindaci che l’azienda ha sì una componente industriale, con soci privati raggruppati nel Consorzio stabile generali infrastrutture (Csge), ma resta a maggioranza pubblica: il 51% spetta ai Comuni e alla Città metropolitana, mentre il 49% è di Hydro, il cui socio di maggioranza è Csge ma al cui interno trovano spazio anche alcuni tra gli attuali gestori del servizio idrico in provincia di Catania. Tra cui le stesse società pubbliche Sidra, Acoset e Ama.

“Nel ribadire e condividere la necessità di una maggiore partecipazione della parte pubblica nella gestione di Sie e nel sottolineare che il mancato esercizio del controllo pubblico in Sie non costituisce impedimento per l’approvazione del testo della convenzione da parte dell’Ati – si legge in una delle repliche alle osservazioni sottoposte dai Comuni – non si comprende perché i rappresentanti dei Comuni si dolgano, in seno all’Assemblea territoriale, di non aver utilizzato gli strumenti statutari che avevano e hanno in Sie o di non aver attivato quelle forme di controllo la cui mancanza potrebbe comportare, per essi, responsabilità amministrativa”.

Il caso del Consiglio di sorveglianza

La richiesta di approfondimenti da parte dei Comuni riguarda anche la mancata sottoposizione della convenzione al Consiglio di sorveglianza di Sie. Si tratta – come spiegato dall’Ati – di un organismo che ha poteri simili a quelli del collegio sindacale ma che non ha competenze nella stipula di contratti o convezioni.

Tuttavia, l’Assemblea territoriale ha sottolineato come il Consiglio di sorveglianza, a prevalente composizione pubblica, “potrebbe e dovrebbe vigilare sull’osservanza della legge e dello statuto, sul rispetto dei principi di corretta amministrazione e in particolare sull’adeguatezza dell’assetto organizzativo, amministrativo e contabile adottato dalla società e sul suo concreto funzionamento nonché – si legge nella nota dell’Ati – procedere ad atti di ispezione e controllo chiedere agli amministratori notizie sull’andamento delle operazioni sociali o su determinati affari, tutto ciò al fine di sorvegliare e garantire la corretta gestione del socio privato e la prevenzione dalle crisi”.

La domanda, dunque, sarebbe chiedersi quali azioni in questi ultimi anni sono state intraprese dal Consiglio di sorveglianza di Sie, il cui presidente – dal sito risulta essere l’avvocato Giovanni Ferraù, nel recente passato alla guida di Sigi la società che provò a salvare la matricola del Calcio Catania – viene nominato dal sindaco della Città metropolitana. “La questione – si legge nelle risposte inviate ai sindaci – non deve essere affrontata in seno all’Ati, che ovviamente non ha alcun potere sulla Sie e sui suoi organi, bensì all’interno della stessa Sie della quale tutti i Comuni e la Città Metropolitana sono soci”.

Intanto, stando a quanto appreso dal QdS, entro fine mese l’assemblea dei soci di Sie dovrebbe riunirsi anche per eleggere il nuovo consiglio di sorveglianza della società.

Iscriviti gratis al canale WhatsApp di QdS.it, news e aggiornamenti CLICCA QUI

Articoli correlati

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017