Presentati a Catania i dati Caritas sulla povertà

Presentati a Catania i dati Caritas sulla povertà, l’appello di Puglisi: “Sensibilizzare il senso sociale”

Stefano Scibilia

Presentati a Catania i dati Caritas sulla povertà, l’appello di Puglisi: “Sensibilizzare il senso sociale”

Giuliano Spina  |
sabato 18 Maggio 2024

L'analisi conferma una preoccupante crescita del fenomeno

Con una preghiera iniziale e con dei ringraziamenti alle persone presenti questa mattina Don Nuccio Puglisi, direttore della Caritas Diocesana di Catania, ha dato il via all’incontro tenutosi nel Salone dei Vescovi della Curia Arcivescovile in via Vittorio Emanuele e riguardante i dati relativi alla povertà nel 2023. All’incontro sono stati presenti anche il vicario dell’Arcidiocesi del capoluogo etneo, monsignor Salvatore Genchi, la referente del centro ascolto Help Center del Caritas, Sarah Zimbili, e il medico del centro ascolto Salvatore Guarnera.

Caritas, consapevolezza delle povertà nuove

Prima di mostrare i dati Puglisi ha ricordato come la povertà cresca così come il desiderio di essere uomini di speranza e come i dati Istat parlino chiaro, soprattutto riguardo ai minori, malgrado la ripresa del mercato del lavoro. In merito a tutto ciò è stato letto anche un messaggio dell’arcivescovo Luigi Renna. Ci deve inoltre essere una consapevolezza delle povertà nuove e i numeri devono essere accolti con la stessa sacralità dei dati biblici, perché Dio grida nella realtà pratica nella quale deve essere inquadrata la fede.

Caritas, tutti i dati nel dettaglio sulla povertà

Così è stato comunicato il numero degli interventi, che sono 356.259 di cui 277.695 riguardanti la mensa all’Help Center, quasi 13mila in più rispetto al 2022. Il servizio di Unità di Strada viene ricordato come fondamentale, un canale parallelo a quello della mensa perché raggiunge a casa loro i senza fissa dimora per stare a contatto con una povertà che ha un senso più esistenziale. La dottoressa Sarah Zimbili ha parlato di come alcuni dei loro fruitori pur lavorando non riescano ad arrivare a fine mese e delle difficoltà di chi è rimasto privo del reddito di cittadinanza.

In seguito Puglisi ha ripreso la parola e ha ricordato come nel 2023 siano state registrate anche 2.371 docce, un dato che spaventa riguardo alle temperature previste per la prossima estate per quella che sarà l’igiene personale dei senza fissa dimora. Una nota positiva è stata invece l’inaugurazione recente dell’ambulatorio sanitario per dare ascolto sanitario a chi vuole fare per esempio la misurazione della pressione o della febbre. 

Ed è stato quindi mostrato il dato più eclatante del 2023, ovvero un incremento del 34% degli interventi rispetto al 2019, e rispetto al 2022 è stato mostrato un rialzo di 605 persone di cui la Caritas, che è presente laddove si crea un vuoto di carità, si è dovuta prendere carico. L’assistito tipo Caritas nel 72% è uomo e nel 50% italiano, un dato quest’ultimo che preoccupa molto perché si tratta nello specifico di uomini con figli. Ma non finisce qui perché nel 63% dei casi si tratta di persone di età compresa tra i 25 e i 54 anni. Riguardo all’assistenzialismo è stato ricordato come esso rappresenti una mentalità. Infine Monsignor Salvatore Genchi ha sottolineato come questi dati stimolino i membri della Caritas sempre più a dare a chi ha bisogno.

Caritas, le parole dei presenti sui dati povertà

A margine dell’evento Don Nuccio Puglisi ha detto: “Un aumento del 34% rispetto al 2019, una crescita esponenziale delle povertà, perché ce ne sono tante. La Caritas si occupa di intervenire su diversi fronti per dare dei supporti a tutti questi tipi di povertà, tra cui quella relazionale e quella medica. Cresce la piaga dell’assistenzialismo e mancano la cultura del lavoro e quella di bastare a sé stessi. Si deve sensibilizzare il senso sociale, far sì che a questa crescita di sensibilità corrisponda un intervento decisivo delle istituzioni”.

Queste invece le parole di Salvatore Guarnera, medico del centro ascolto: “Abbiamo visto una crescente povertà sanitaria negli ultimi anni. Non siamo un Pronto Soccorso, però facciamo quel che si può soprattutto per le micropatologie. Per le patologie più gravi fungiamo più da network per accompagnare le persone verso le strutture grosse. Per quanto riguardano i morti per il freddo dal 2018 in poi abbiamo cominciato a fare le vaccinazioni antinfluenzali in inverno. Quello che conta è l’attenzione alla persona e farle capire che è tenuta bene”.

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