L’incremento dei manager, e in particolar modo della componente femminile, è visibile in tutti gli ambiti economici italiani.
L’incremento dei manager, e in particolar modo della componente femminile, è visibile in tutti gli ambiti economici italiani. A cominciare dal mondo del Terziario che segna un complessivo aumento dei manager del +5.3% in cui le donne fanno registrare un +8,5%. Ottimi risultati anche per i comparti delle sanità e assistenza sociale con un +18.3% totale con le donne che raggiungono il +20,2%. Significativo l’incremento femminile anche nel settore dei servizi d’informazione e nella comunicazione d’impresa che fanno segnare un + 10,5% rispetto al totale dei nuovi manager che si ferma al +6,5%.
Tra i settori più lenti a percepire il cambiamento in atto l’industria che vede solo un +7.1% di nuove manager e in incremento manageriale complessivo solo del +1,8%. In negativo il comparto dell’istruzione e dell’insegnamento che vede un calo complessivo del -34.6% e addirittura – 48% per le donne, segno del cambiamento dei tempi e delle mutate ambizioni delle donne che ora guardano sempre di più ad altri settori e ambiti lavorativi.
Alcuni dettagli sulle statistiche
La crescita dei dirigenti coinvolge quasi tutte le regioni italiane, con la sola eccezione di Trentino-Alto Adige (-1,8%), Molise (-1,4%), Campania (-1,5%) e Calabria (-5,3%). Il Mezzogiorno tira quindi il fiato, dopo la forte crescita generalizzata del 2021, mentre crescono di più, oltre a Puglia (+21,2%) e Valle d’Aosta (+7,2%), proprio le regioni già più managerializzate e cioè Lazio (+5,2%) e Lombardia (+5%). Un divario, quello a livello manageriale, che resta ancora forte considerando il rapporto tra dirigenti e lavoratori dipendenti che è 0,9 a livello nazionale, 1,7 in Lombardia e 0,3-0,2 al Sud. La Regione con la percentuale più elevata di donne in posizioni dirigenziali è la Sicilia (28%), seguita nell’ordine da Lazio (27,6%), Puglia (24%), Molise (23,1%) e Lombardia (23,3%). Agli ultimi tre posti Trentino-Alto Adige (10,9%), Umbria (13%) e Friuli-Venezia Giulia (13,6%).