Ieri la Giornata mondiale per sensibilizzare i cittadini sull’importanza del recupero dei rifiuti e dell’uso consapevole delle risorse. Il ministro Pichetto Fratin: “Oltre mille progetti per colmare il deficit impiantisco di alcune regioni”
ROMA – Ieri, 18 marzo, è stata la “Giornata mondiale del riciclo”, un’iniziativa volta a sensibilizzare i cittadini sull’importanza del riciclo e dell’utilizzo consapevole delle risorse, promuovendo pratiche che riducono l’uso di energia, migliorano la qualità dell’acqua e dell’aria che respiriamo e contrastano il cambiamento climatico. Si tratta di agevolare la transizione verso un modello economico circolare nel quale i materiali sono utilizzati, riciclati e riutilizzati il più possibile.
L’Italia è leader del riciclo
L’Italia, per certi versi, rappresenta un sistema virtuoso perché, come ha dichiarato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto, l’Italia è “leader in riciclo” anche perché, secondo gli ultimi dati Eurostat, l’Italia si contende la leadership con la Germania per riciclo pro capite degli imballaggi. “Il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica – spiega il Mase in una nota – è impegnato, attraverso il Pnrr, nella realizzazione di nuovi impianti di gestione dei rifiuti e ammodernamento degli esistenti, arrivando a finanziare, in particolare nelle Regioni con un deficit impiantistico, 1085 progetti. A questi si aggiungono i ‘progetti Faro di economia circolare‘ su specifici materiali, quali carta e cartone, rifiuti elettrici ed elettronici, plastici, tessili: su queste iniziative risultano ad oggi sottoscritti tutti gli atti d’obbligo con i realizzatori”.
“La Giornata internazionale del Riciclo – ha aggiunto Pichetto – ci ricorda anche quanto conti investire nella sensibilizzazione e nella corretta informazione di cittadini e imprese, perché considerino il riciclo come un contributo diretto alla salvaguardia dell’ambiente: una sfida globale come questa non si decide a tavolino ma ha bisogno di scelte consapevoli quotidiane e di comportamenti responsabili sul territorio”.
Bene il riciclo degli imballaggi
I dati riguardanti il riciclo degli imballaggi sono più che positivi perché sono superati, con sei anni di anticipo, gli obiettivi di riciclo che l’Europa chiede entro il 2030. Per l’anno in corso la percentuale di riciclo degli imballaggi in Italia dovrebbe arrivare a sfiorare il 75%: oltre 10 milioni e 300mila tonnellate di rifiuti di imballaggio troveranno una seconda vita, ossia il 74,9% dell’immesso al consumo, che nel 2024 si prevede pari a circa 13 milioni e 900mila tonnellate. Il 2024 dovrebbe essere un anno di crescita delle percentuali di riciclo per ogni singolo materiale di imballaggio.
Le previsioni parlano del 77,8% per l’acciaio (409mila tonnellate), del 73% per l’alluminio (64mila tonnellate), dell’85,6% per la carta (4 milioni e 298mila tonnellate), del 65,1% per il legno (2 milioni e 130mila tonnellate), del 52% di plastica e bioplastica compostabile (1 milione e 183mila tonnellate, di cui circa 51mila di bioplastica), e dell’85,9% di vetro (2 milioni e 325mila tonnellate).
Il presidente del Conai (il Consorzio nazionale Imballaggi, ndr) Ignazio Capuano sembra essere ottimista dichiarando che “possiamo dire che il 2024 inizia sotto buoni auspici. La seconda metà del 2023 sembra essersi chiusa con una forte contrazione dell’immesso al consumo di pack, per via della crisi legata al difficile contesto internazionale, a cui non dovrebbe però aver fatto seguito un’analoga contrazione del riciclo. Secondo le nostre prime stime il 2024 vedrà poi crescere il riciclo sia in termini assoluti sia in termini percentuali. E sfiorare il 75% di riciclo significa aver superato con sei anni di anticipo gli obiettivi di riciclo che l’Europa chiede entro il 2030″.
Incognita riciclo vetro
Contemporaneamente, però, arriva un segnale d’allarme dal CoReVe (il Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero dei rifiuti d’imballaggio in vetro, ndr). Riciclare il vetro non sembra così semplice proprio per una difficile comprensione da parte degli utenti che spesso confondono il vetro con il cristallo o le pirofile in borosilicato.
Sulla base di uno studio commissionato da CoReVe e condotto da AstraRicerche il 9,1% degli italiani ammette di non essere sufficientemente abile nel riciclare il vetro e tra i giovani la percentuale di chi non si dà un voto sufficiente sale al 18%. Tra gli errori più comuni c’è l’inserimento nella raccolta di bicchieri (71%), vetri delle finestre (42,9%), cristallo (22,9%). Due italiani su 10, poi, conferiscono insieme al vetro anche lenti per gli occhiali e il 14% le lampadine. Oggetti in porcellana come tazze e tazzine e pirofile in borosilicato finiscono nella raccolta del vetro nell’8% dei casi.
A livello territoriale, sono gli abitanti delle regioni del Sud a darsi la valutazione più bassa, giudicando la propria abilità nel riciclo del vetro nel 12% dei casi con una valutazione sotto la sufficienza. Tra queste spicca la Campania con un 13%. Anche gli errori più frequenti che inficiano pesantemente la qualità della raccolta hanno una loro distribuzione geografica e generazionale. Nelle regioni del Nord-est sono i bicchieri a finire più spesso nella raccolta del vetro (70%), mentre le lampadine e gli oggetti di cristallo finiscono nelle campane più frequentemente nelle regioni del Sud. Vetro borosilicato e porcellana traggono in inganno più frequentemente gli abitanti delle regioni del Nord-ovest.
“Solo 4 italiani su 10 non buttano il cristallo o le pirofile in borosilicato nel vetro perché sono certi sia sbagliato – ha dichiarato Gianni Scotti, presidente di CoReVe – Solo aumentando la qualità della raccolta possiamo infatti contribuire a ridurre il peso dei rifiuti sull’ambiente, migliorare l’efficienza dell’economia circolare del vetro e aumentare i ricavi dei nostri Comuni”.