Malattie invalidanti e dagli alti costi per il Sistema sanitario. A fare il punto con il QdS è Filippo Brighina, dirigente medico dell’Uoc di Neurologia e Neurofisiologia del Policlinico di Palermo
PALERMO – L’Emicrania rappresenta una malattia neurologica sempre attuale, spesso sottovalutata, terza patologia più frequente e seconda più disabilitante per il genere umano, secondo la definizione fornita dall’Organizzazione mondiale della sanità, nel 2017. Può essere anche un disturbo-spia di patologie severe, come i tumori cerebrali, al cui cospetto la comunità scientifica adegua costantemente gli strumenti terapeutici. Lo testimoniano anche le parole del professor Filippo Brighina, dirigente medico di Neurologia presso l’Uoc di Neurologia con Stroke unit e Neurofisiologia dell’Azienda ospedaliera universitaria Policlinico Paolo Giaccone di Palermo.
Dottor Brighina, cosa si intende per cefalea e cosa per emicrania?
“Con il termine cefalea si intende genericamente dolore al capo; l’emicrania invece rappresenta una forma particolare di cefalea, una cefalea primaria che, in quanto tale, non è sintomo di altre condizioni patologiche, ma è essa stessa malattia. L’emicrania è una cefalea primaria che si caratterizza per la ricorrenza di attacchi di dolore al capo con specifiche caratteristiche che rappresentano i criteri diagnostici definiti dalla Classificazione internazionale per le cefalee, riferimento comune per tutti coloro che si occupano della patologia. All’interno dell’emicrania si distinguono poi due forme principali: l’emicrania senz’aura e quella con aura, tra i sintomi del primo tipo riscontriamo nausea e/o vomito, fonofobia e fotofobia (intolleranza ai rumori e alla luce). Nella forma con aura si associano anche sintomi e/o segni di disfunzione corticale o del tronco encefalo transitori”.
Quali sono i sintomi identificativi e le conseguenze sulla vita quotidiana?
“I sintomi identificativi sono quelli riportati nei criteri precedentemente descritti: nell’emicrania senz’aura il dolore associato a nausea e/o vomito, nelle forme con aura al dolore si aggiunge la presenza di sintomi, espressione di disfunzione cerebrale transitoria e reversibile. La presenza della cefalea, spesso d’intensità tale da interferire con le attività della vita quotidiana, oltre alla sofferenza individuale che determina, apporta ricadute negative in ambito familiare, lavorativo e sociale. Esse si riflettono in generale sulla vita del paziente inducendo importanti limitazioni e generano spesso anche nello stesso l’anticipazione angosciosa dell’attacco cefalalgico, definita cefalalgofobia, per l’imprevedibilità dell’attacco e delle conseguenze in termini di disabilità che può determinare”.
Cosa può dirci riguardo ai costi sanitari della malattia?
“La malattia emicranica è senz’altro responsabile di costi diretti e indiretti. I primi sono quelli conseguenti alle indagini e alle cure e soprattutto agli accessi in area d’emergenza. I secondi sono quelli relativi all’impatto della patologia emicranica in ambito lavorativo per assenza dal lavoro o per ridotto rendimento. Questi sono quelli economicamente più rilevanti, quantificati in oltre cento miliardi di euro per anno nella comunità europea”.
In relazione alle terapie di avanguardia?
“Oggi disponiamo di diverse opzioni terapeutiche per l’emicrania. Oltre ai trattamenti tradizionali basati principalmente su tre gruppi farmacologici (antidepressivi, antiepilettici e antiipertensivi) la cui efficacia è stata dimostrata per serendipità, cioè casualmente, abbiamo a disposizione nuovi farmaci mirati sui meccanismi di base della patologia. Tra questi in particolare ricordo i farmaci che contrastano l’azione del Cgrp, una citochina infiammatoria che gioca un ruolo determinante nello scatenamento dell’attacco emicranico. Oggi abbiamo a disposizione diverse molecole anti Cgrp: anticorpi monoclonali che bloccano selettivamente esso o il suo recettore, o piccole molecole, i gepanti, che antagonizzano il modo competitivo e selettivo il legame del Cgrp al suo recettore. Questi farmaci hanno dimostrato elevata efficacia e notevole sicurezza d’impiego. Altra importante nuova risorsa per le forme di emicrania cronica è rappresentata dalla tossina botulinica impiegata attraverso infiltrazioni nei punti sensibili del capo, del collo e delle spalle e che agisce contrastando i meccanismi di sensibilizzazione centrale, alla base della cronicizzazione. Nell’armamentario anti emicrania è giusto menzionare anche i trattamenti non farmacologici tra cui possono annoverarsi l’agopuntura, le tecniche di rilassamento e di condizionamento positivo (biofeedback, strategie cognitivo-comportamentali), la neuro stimolazione, strategie dietetiche (la dieta chetogenica) o altre ancora basate sull’esercizio fisico”.
Infine qual è la situazione in Sicilia in termini di efficienza dei centri di cura disponibili?
“In Sicilia sono presenti al momento due centri di riferimento regionale situati a Palermo e a Messina, oltre a una ventina di altre strutture che seguono pazienti affetti da varie forme di cefalee, dislocati in ambito territoriale o in contesti ospedalieri. In considerazione dell’elevata diffusione della patologia, tale dotazione appare tuttavia ancora inadeguata. Il mio auspicio è che la progettualità regionale in corso per favorire l’accesso alle cure dei pazienti con cefalee possa agire in modo efficace e coordinato, tramite l’istituzione di reti dedicate alla possibilità di presa in carico dei pazienti con varie forme di cefalea”.