La Persia è sempre persa - QdS

La Persia è sempre persa

La Persia è sempre persa

Giovanni Pizzo  |
lunedì 20 Maggio 2024

Analisti e politologi di passaggio televisivo si stanno sperticando su analisi conseguenti alla scomparsa del Presidente iraniano Raisi

Analisti e politologi di passaggio televisivo si stanno sperticando su analisi conseguenti alla scomparsa del Presidente iraniano Raisi. Oltre al fatto da sottolineare che l’Iran è una teocrazia, e quindi che l’uomo forte non è il presidente ma la guida spirituale, Khamenei, c’è l’illusione che le nuove generazioni, soprattutto quelle cittadine, possano suscitare un moto di ribellione capace di trasformare il regno del Terrore Sciita in una democrazia liberale di metodi e costumi.

L’Iran ha in campo una generazione, i cinquantenni, che sono stati battezzati col fuoco della sanguinosa guerra della fine degli anni 80 con l’Iraq. Questa generazione costituisce il nocciolo duro dei Pasdaran, i Guardiani della Rivoluzione di Khomeini del 1979, che cacciò “l’occidentale” Scià Reza Palhevi, reo di aver tradito non tanto la Persia ma Maometto, il profeta di cui Raisi si dichiarava canonicamente discendente. L’impero persiano, la sua cultura, è molto più antico di Maometto e discendenti, e lo scontro in quel paese è tra due culture, di cui una con molti più millenni.

Tra il Tigri e l’Eufrate c’era la civiltà prima di Alessandro, prima di Cesare, ben prima che il profeta degli arabi infiammasse il medio oriente. Ma lo scisma sciita oscura tutto questo, cancella culture quasi quanto le università americane, che annullano tutto nel politicamente corretto. Gli sciiti, la scià di Alì, congiunto del profeta, furono una fazione minoritaria che si costituì alla morte del profeta che proponeva la linea del sangue, il califfato, rispetto alla guida del Corano più interpretata dagli altri seguaci.

Sono sempre stati fazione minoritaria ma oggi molto aggressivi e si stabilirono fondamentalmente in questa zona centrale del medioriente al confine con l’Asia. La generazione dei cinquantenni, giovani rivoluzionari nel 1979, sono duri e puri e potrebbero reagire con maggiore radicalizzazione alla scomparsa del più grigio Raisi, anche se ex giudice feroce, potrebbero portare al potere un volto molto più duro per soffocare le proteste dei giovani. Finché questa generazione sarà viva e dirimente difficilmente le giovani generazioni respireranno.

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