Accolto con enorme dissenso il redditometro subito sospeso da Giorgia Meloni
ROMA – Il viceministro Maurizio Leo, pur confermando la sua contrarietà a tutti i meccanismi di accertamento sintetico, come quello col redditometro, aveva giustificato il suo provvedimento del 7 maggio 2024 sostenendo che lo scopo era quello di limitare il potere discrezionale dell’amministrazione finanziaria di eseguire accertamenti induttivi o sintetici, potere che si era determinato a seguito della mancanza del decreto che, in base a quanto previsto dall’articolo 38 del D.P.R. 600/73, serve per stabilire i criteri e le regole per accedere al suddetto istituto di accertamento fiscale. Ma, come sappiamo, quel provvedimento, pubblicato in Gazzetta Ufficiale in data 20 maggio 2024, è stato accolto da tutti con enorme dissenso, e non solo nei partiti dell’opposizione, ma anche nella maggioranza. Ecco quindi il motivo per cui lo stesso premier, Giorgia Meloni, ha annunciato dai sui profili social la volontà di sospendere il provvedimento firmato da Leo ritenendo necessario combattere l’evasione “senza però vessare con norme invasive le persone comuni”.
Annuncio al quale ha fatto seguito un apposito “atto di indirizzo” del ministero dell’Economia e delle finanze, datato 23 maggio e firmato sia dal viceministro Leo che dal capo dipartimento delle Finanze, Giovanni Spalletta. Dopo un’ampia premessa in cui si evidenzia l’opportunità di modificare il quinto comma dell’articolo 38 del D.P.R. 600 del 29 settembre 1973 in occasione della emanazione di uno dei decreti legislativi ancora da predisporre in base alla legge 111 del 9 agosto 2023 (rifirma tributaria), con l’intento di concentrarne la sua applicabilità “ai casi nei quali il contribuente ometta di dichiarare i propri redditi, a fronte di soglie di spesa da determinare”, lo stesso atto di indirizzo dispone che l’avvio delle attività applicative conseguenti all’emanazione del suddetto decreto del 7 maggio 2024 sia differito all’entrata in vigore dei provvedimenti che disporranno le modifiche normative concernente il citato quinto comma dell’articolo 38.Finisce l’incubo, continua la polemica. Ma dovremo attendere ancora qualche tempo per sapere che fine farà questo nuovo redditometro che, se da un lato, mettendo a confronto i dati emergenti dalla dichiarazione dei redditi con le spese sostenute dal contribuente in un determinato anno, potrebbe fare emergere comportamenti assolutamente incoerenti o ingiustificati, sintomo di evasione, dall’altro rappresenta una vera e propria “spada di Damocle” che pende su una grossa quantità di contribuenti onesti i quali potrebbero anche essere portati a limitare l’ammontare dei loro acquisti solo per la paura di essere individuati dal Fisco e sottoposti a controllo.
Salvatore Forastieri