Salute, scoperta in un gene una possibile chiave dell’obesità

Salute, nuova ricerca: scoperta in un gene una possibile chiave dell’obesità

Salute, nuova ricerca: scoperta in un gene una possibile chiave dell’obesità

Redazione  |
venerdì 21 Giugno 2024

Potrebbe essere una questione genetica avere dei chili di troppo. Una ricerca ha indicato nel gene SMIM1 una possibile chiave dell’obesità.

Potrebbe essere, secondo un recente studio, una questione genetica avere dei chili di troppo. La ricerca guidata dall’Università di Exeter nel Regno Unito ha indicato nel gene SMIM1 una possibile chiave dell’obesità. Emersa una variante genetica che disabilita il gene SMIM1 che predisporrebbe al sovrappeso nelle persone in cui è presente riducendo il dispendio energetico a riposo (energia consumata per mantenere le funzioni fisiologiche vitali). La rivista scientifica Med ha pubblicato i risultati. La variante genetica “potrebbe essere un fattore significativo che contribuisce all’obesità per circa 300.000 persone in tutto il mondo” dicono gli studiosi.

Il gene e i risultati dell’analisi

SMIM1 è stato identificato solamente 10 anni fa nell’ambito di un’altra ricerca. Il team ha compreso che i portatori della variante genetica in questione presentano diversi fattori legati all’obesità come alti livelli di grassi nel sangue, segni di disfunzione del tessuto adiposo, aumento degli enzimi epatici e bassi livelli di ormoni tiroidei. Lo studio consentirà così di avere nuovi metodi per agire contro il sovrappeso.

I ricercatori dell’università britannica insieme a colleghi dell’Università di Cambridge, del Sanger Institute, dell’Università di Copenhagen e dell’Università di Lund hanno studiato le informazioni genetiche di 500mila persone raccolte nella UK Biobank, la Biobanca più grande del Regno Unito. Viene così alla luce che 104 individui (46 donne e 44 uomini) sono risultati essere portatori della variante genetica di SMIM1 in omozigosi. Inoltre è stato valutato l’impatto della variante genetica sul peso corporeo constatando la presenza della variante e un eccesso di peso pari a una media di 4,6 kg in più nelle donne e di 2,4 kg negli uomini.

Le voci degli studiosi

Mattia Frontini, coordinatore della ricerca, ha rivelato che il prossimo obiettivo sarà accertare “se i farmaci comunemente usati per l’integrazione tiroidea possono essere efficaci nel trattamento dell’obesità nelle persone con questa variante genetica”.

“È stato emozionante scoprire che questo gene, scoperto solo 10 anni fa, ha un ruolo più generale nel metabolismo umano” dichiara Jill Storry, professoressa dell’Università di Lund.

Philipp Scherer, direttore del Touchstone Diabetes Center al Southwestern Medical Center dell’Università del Texas, commenta le ultime scoperte. “Le copie difettose del gene SMIM1 causano una diminuzione della funzione della tiroide e una diminuzione del dispendio energetico, il che significa che, data la stessa assunzione di cibo, viene utilizzata meno energia e questo eccesso viene immagazzinato come grasso”.

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