In Sicilia un posto di assessore non è un incarico amministrativo, da svolgere con diligenza ed impegno nei confronti dei cittadini siciliani, è un titolo nobiliare con annessi feudi elettorali
Tanti anni fa c’era un movimento, Lotta Continua, che aveva tra i suoi guru Adriano Sofri, spesso in Sicilia per affezione a questa terra, e pure un altro famoso simpatizzante siciliano, Gianfranco Miccichè, poi divenuto in seguito Viceré berlusconiano.
Ma a parte queste due rarità il movimento non prese piede in questa terra assolata, perché c’è un altro movimento, magmatico, rituale, che ritorna come le maree con le fasi lunari. È il movimento Rimpasto Continuo. Ad ogni tornata elettorale, il precario equilibrio, storico, politico viene messo in discussione e si devono tenere conto di orsi e contrappesi, di richieste sostenute dal consenso e resistenze, di rivendicazioni di sostegno e di primogenitura, di chi si sente originario e di chi aspira ad entrare nella stanza dei bottoni per eccellenza, la giunta regionale. In Sicilia un posto di assessore non è un incarico amministrativo, da svolgere con diligenza ed impegno nei confronti dei cittadini siciliani, è un titolo nobiliare con annessi feudi elettorali. Mentre l’onorevole regionale, eletto su base provinciale, è assimilabile ai baroni, nobili stanziali su una porzione di territorio, gli assessori sono dei Principi con feudi sparpagliati in tutta questa vasta isola-continente, roba da giorni di cavallo per visitarli tutti. Certo ci sono titoli maggiori, più prolifici di potenziali voti, vedi la Sanità o l’Agricoltura, ed altri meno richiesti, vedi l’Istruzione, da cui la profonda ignoranza che sta facendo sprofondare la Sicilia.
Per cui ora, dopo le elezioni europee, scatta l’ora ineluttabile del Rimpasto. Chi sale, chi scende, chi viene avanzato, chi retrocesso. Essere Assessore è enormemente di più che essere eurodeputato o senatore a Roma. Lì, a causa del sistema di voto maggioritario, si è sostanzialmente dei pedoni, l’assessore no, lui ha l’auto blù, con cui, al posto della carrozza del Principe di Salina, scorrazza per i suoi vasti possedimenti fino a paralleli sconosciuti ai più. Il presidente Schifani è al suo primo Rimpasto, quasi obbligato, visto che alcune caselle sono vuote o necessariamente svuotabili. E così l’eterno movimento del Rimpasto Continuo può finalmente riprendere il suo gioco. Vengano, signori vengano, le tre carte sono sul tavolo, carta vince, carta perde.
Così è se vi pare.