Vita, studi e carriera politica di Ursula von der Leyen, rieletta il 18 luglio alla guida della Commissione Europea
Ursula von der Leyen è la prima donna della storia ad aver assunto la guida dell’esecutivo europeo. Ex ministra della Difesa tedesca (nonchè fedelissima di Angela Merkel), il 2 luglio 2019 è stata nominata presidente della Commissione Ue dopo diversi giorni di trattative. Appassionata del sogno di un’Europa federale, von der Leyen è membro della Cdu, partito cristiano democratico della Germania. Nel primo quinquennio ha dovuto affrontare sfide come la pandemia di Covid e il conflitto Russia-Ucraina. Dopo le elezioni europee del 2024, il 18 luglio è stata confermata per un secondo mandato.
La biografia di Ursula von der Leyen
Nata a Ixelles (Belgio) l’8 ottobre 1958, trascorre buona parte della sua giovinezza in Belgio dove studia alla scuola europea di Bruxelles. Qui impara, oltre al tedesco, il francese e l’inglese. Poi, durante gli studi a Londra, deve usare un nome falso perché è in una lista di obiettivi di un’organizzazione terroristica tedesca dell’epoca. In seguito, la sua carriera universitaria comprende studi di Economia, una laurea in medicina a Hannover e un periodo passato all’Università di Stanford. È madre di sette figli nati in dodici anni dal matrimonio con un altro medico divenuto imprenditore. Ha del sangue blu nelle vene in quanto discende da un barone di Brema diventato ricco commerciando con la Russia alla fine dell’Ottocento. Politicamente, invece, è “figlia d’arte”: suo padre, Ernst, è stato a lungo presidente del Land della Bassa Sassonia.
Ministra della Cdu per 14 anni
Prima dell’incarico europeo ha passato 14 anni ininterrottamente da ministro della Cdu. Von der Leyen entra nel partito nel 1990 e, dopo qualche esperienza locale, nel 2005 fa il grande salto nella politica nazionale: Merkel la sceglie come ministra per la Famiglia dal 2005 al 2009 (fu la madre dell’Elternzeit, il congedo parentale per i papà e la paladina della lotta alla pornografia online). Dal 2009 al 2013 passa alla guida del dicastero del Lavoro e gli Affari sociali. Infine approda, prima donna nella storia tedesca, al vertice del ministero della Difesa.
I problemi alla guida dell’esercito
In questo ruolo Von der Leyen è stata al centro di uno scontro frontale con i vertici militari: in uno scandalo sulla presenza di militari filonazisti nella Bundeswehr (le forze armate tedesche), la ministra ha accusato i generali di “debolezza” nella conduzione dell’esercito e annunciato una grande riforma delle forze armate chiedendo più investimenti per la difesa. Nel 2015, inoltre, viene accusata di aver copiato parte della tesi di laurea: alla fine, l’accusa è risultata infondata.
La guida della Commissione Ue
Dopo essere stata designata alla carica di presidente della Commissione europea, il 16 luglio 2019 è stata formalmente eletta dal Parlamento Ue con 383 voti favorevoli, 327 contrari, 22 astensioni e una scheda nulla. Ha subito spostato il suo focus verso la transizione ecologica e l’innovazione tecnologica. Si è impegnata a realizzare il Green New Deal e ha dovuto fronteggiare lo scoppio della pandemia di Covid-19, mettendo in atto misure politiche ed economiche. È stato messo a disposizione degli Stati membri il fondo SURE e per aiutare la ripresa è stato lanciato il fondo Next Generation EU. L’altra grande crisi che ha dovuto affrontare è quella nata ne 2022 dopo l’attacco della Russia sull’Ucraina. Von der Leyen in questi anni ha portato avanti una strenua difesa di Kiev, con aiuti economici e parallele sanzioni per Mosca. Ha anche spinto per l’allargamento dell’Unione europea a nuovi Paesi. Il 17 giugno 2022 la Commissione ha espresso parere favorevole alla concessione dello status di “candidato ufficiale” a Ucraina, Moldavia e Georgia. Forbes l’ha nominata donna più potente del mondo nel 2022 e 2023.
La nuova nomina
Nel marzo 2024 von der Leyen è stata nuovamente confermata candidata del Ppe alla presidenza della Commissione europea. Dopo le elezioni europee, il 27 giugno 2024 il Consiglio europeo l’ha nominata per un secondo mandato come presidente della Commissione. Incarico ufficializzato il 18 luglio con il voto di fiducia del Parlamento di Strasburgo.
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