Scadenza Tari, cosa succede se non si paga

Scadenza Tari, cosa succede se non si paga entro la fine di settembre

Stefano Scibilia

Scadenza Tari, cosa succede se non si paga entro la fine di settembre

Redazione  |
martedì 17 Settembre 2024

Ogni Comune ha delle tempistiche diverse ma i rischi sono elevati

Sono numerosi in tutta Italia i Comuni in cui alla fine del corrente mese di settembre è previsto il pagamento della Tari e proprio per questo motivo sono diverse le persone che in questo momento si stanno chiedendo che cosa succede nel caso in cui questo pagamento non dovesse verificarsi. Prima di tutto risulta necessario specificare che la Tari è la tassa con cui i Comuni finanziano il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti.

Scadenza Tari, non esistono date standard

Ulteriore faccenda da chiarire è che in merito alla Tari non esistono delle date standard in tutta Italia ma, al contrario, ogni singolo Comune ha la sua scadenza. Lo stesso discorso vale per il numero di rate da pagare (anch’esso variabile da Comune a Comune). Tuttavia orientativamente possiamo sostenere che i vari pagamenti si effettuano entro le seguenti date:

  • Primo acconto entro la fine di aprile;
  • Seconda rata da versare entro la fine di luglio;
  • Terza rata a saldo entro fine anno.

Ci sono, poi, Comuni che prevedono anche una quarta rata che solitamente ha scadenza entro fine settembre. per esempio in diverse realtà locali il pagamento di settembre era dovuto entro il 16, in altre la data da tenere a mente è quella del 30 settembre. Per esempio ci sono già dei Comuni in cui il pagamento di settembre risulta scaduto, come ad esempio a Barletta, Brescia o Napoli, mentre per quanto riguarda il 30 settembre è necessario versare la prima rata della Tari per chi abita nei Comuni di Lamezia Terme e Olbia. Entro la stessa, data, invece, deve essere versata la seconda rata della Tari per chi vive nel Comune di Roma, di Modena, di Rimini, della Bassa Romagna.

Scadenza Tari, cosa succede se non si paga

Per chi non paga la Tari il Comune provvede ad attivare le procedure del recupero crediti: prima arriva la cartella esattoriale che, se non saldata, può far scattare il pignoramento dei beni. Nel caso l’importo non versato sia superiore a 30.000 euro scatta anche la denuncia penale da parte del Comune.

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