Un ulteriore tentativo di incoraggiare l’adesione al concordato preventivo, che fino a qui non ha ottenuto il successo sperato
ROMA – Il Governo cerca di rendere più appetibile il concordato preventivo biennale, un istituto che, nonostante i consigli dell’Amministrazione finanziaria ad avvalersene, onde evitare ai contribuenti di finire in una black list, finora non ha ottenuto la misura di adesione sperata. Un primo passo in questa direzione l’aveva fatto con il Decreto legislativo n. 108 del 5 agosto scorso (“Decreto correttivo”) consentendo ai contribuenti che aderiscono al concordato preventivo biennale di versare sui redditi concordati, previa opzione, anziché le normali aliquote Irpef, una imposta sostitutiva, variabile in ragione del grado di affidamento fiscale (“il voto Isa”).
Un premio a coloro i quali aderiscono alla proposta di concordato
Ora l’Esecutivo guidato da Giorgia Meloni, a meno di un mese dalla scadenza, tenta di spingersi oltre con il “Decreto Omnibus 2024”, prevedendo alcune nuove disposizioni che, seppure in maniera diversa a seconda del grado di affidabilità fiscale (Isa), elargisce certamente un premio a coloro i quali aderiscono alla proposta di concordato, consentendo un ravvedimento speciale sui redditi non dichiarati negli anni che vanno dal 2018 al 2022.
Il provvedimento di cui parliamo è frutto di un emendamento nel corso dell’iter di approvazione della legge di conversione del così detto “Decreto Omnibus 2024”, il Decreto legge 9 agosto 2024, n. 113. Il citato decreto legge, dopo il via libera ottenuto dalle Commissioni Bilancio e Finanze del Senato, è stato approvato ieri in Senato con il voto di fiducia, e sarà oggi esaminato alla Camera dei Deputati per essere definitivamente convertito in legge entro l’8 ottobre.
Con il provvedimento in fieri, si prevede che i contribuenti che accettano la proposta di concordato del fisco, possano regolarizzare i redditi omessi negli anni ancora accertabili dal fisco. E ciò con il pagamento, senza sanzioni ed interessi, di un’imposta sostitutiva che, come quella applicabile, sempre previa opzione, per i redditi concordati per gli anni 2024 e 2025, varia a seconda del livello di affidabilità fiscale (Isa) ed si applica sulla differenza tra il reddito dichiarato e quello evaso (per l’Irap è prevista un’imposta sostitutiva del 3,9%).
Per la regolarizzazione “degli anni passati”
Per la regolarizzazione “degli anni passati”, quindi, in caso di adesione al concordato, si prevede l’applicazione della percentuale del 10% per chi ha un “voto” Isa superiore a otto, del 12% per chi ha un “voto” tra sei e otto e del 15% per chi ha invece un “voto” inferiore. Il beneficio prevede anche una riduzione della base imponibile. In caso di adesione e di richiesta di regolarizzazione, infatti, l’imponibile si riduce al 5% quando l’Indice di affidabilità fiscale è pari a 10; al 10% quando l’Indice di affidabilità fiscale è compreso tra l’8 e il 10; al 20% quando l’Indice di affidabilità fiscale è compreso tra 6 e 8; al 30% per chi ha un Indice di affidabilità fiscale tra 4 e 6; al 40% per chi ha un Indice di affidabilità fiscale tra 3 e 4; ed infine al 50% per chi non raggiunge un Indice di affidabilità fiscale pari a 3.
L’imposta da pagare diminuisce con il crescere dello punteggio Isa
In pratica, mentre l’imposta da pagare diminuisce con il crescere dello punteggio Isa, l’ammontare imponibile aumenta man mano che diminuisce il “voto” dell’affidabilità. Secondo il provvedimento all’esame del Senato, Il versamento dovrà avvenire entro 31 marzo 2025, con possibilità di dilazione in 24 rate con un interesse annuale del 2%.