Ddl Province, via libera in Commissione. La mission impossible della maggioranza - QdS

Ddl Province, via libera in Commissione. La mission impossible della maggioranza

Ddl Province, via libera in Commissione. La mission impossible della maggioranza

Mauro Seminara  |
mercoledì 30 Ottobre 2024

Ora serve l’ok alla copertura finanziaria, poi la prova dell’Ars. Ma Roma potrebbe bloccare tutto

PALERMO – Sei articoli per un testo semplificato che compone il disegno di legge sulla reintroduzione delle elezioni dirette dei presidenti e dei consiglieri delle aree vaste. Le nove province siciliane, oggi aree vaste tra Città metropolitane e Liberi consorzi comunali, dovrebbero tornare ad elezioni dirette come da volontà della maggioranza di governo siciliana. Prima firmataria del Ddl che ripropone le elezioni di primo livello, dopo il primo tentativo non andato a buon fine in un momento di tensioni interne alla stessa maggioranza, è l’onorevole leghista Marianna Caronia.

Ddl Province, ultimo step: la copertura finanziaria

Il disegno di legge ha ottenuto il via libera a tutti e sei gli articoli – cui si aggiunge l’articolo conclusivo – e adesso attende un ultimo fondamentale step: la copertura finanziaria. Ma all’orizzonte ci sono comunque altri due ostacoli di non poco conto: il Ddl deve superare la prova di Sala d’Ercole per poi passare dal vaglio di Roma, dove sono più le probabilità che verrà impugnato perché in contrasto con la legge Delrio che di nullaosta.

Marianna Caronia, prima firmataria del Ddl Province

“Nel programma di governo del presidente Schifani, che io ho sostenuto fortemente durante la campagna elettorale, uno dei temi principali su cui c’è stato un accordo forte ed unanime con i partiti della coalizione era quello di tornare finalmente a dare voce ai cittadini delle province affinché si potessero votare i propri rappresentanti eletti a suffragio universale, sia i consiglieri che i presidenti delle province”, ci spiega Marianna Caronia manifestando anche un senso di orgoglio per essere la prima firma sul Ddl depositato che esce approvato dalla I commissione.

“Ovviamente – prosegue la deputata siciliana di maggioranza – questo è un tema fondante delle ragioni dello stare insieme di questa coalizione, quindi è un onore averla ripresentata questa norma”. L’onorevole Caronia non nega le criticità legate all’abolizione delle elezioni dirette delle province dalla legge firmata da Graziano Delrio, ma “al di là dei tecnicismi, al di là di quello che possono essere le eventuali difficoltà di applicazione immediata o meno”, l’esponente della maggioranza di governo regionale sostiene che “l’enunciazione del principio è la componente importante”.

Caronia: “Tornare alle elezioni di primo livello”

La Commissione affari istituzionali lo ha approvato, quindi, questo il principio fondamentale sostenuto da Marianna Caronia, “c’è una volontà della politica di tornare alle elezioni di primo livello”. Le province, in tutta evidenza e sottolineato dalla deputata regionale, hanno evidenti difficoltà nella gestione di un territorio vasto e con numerose problematiche. Per questo operato, secondo i sostenitori del ritorno al voto, i cittadini devono poter approvare o bocciare mediante lo strumento democratico delle elezioni. Attualmente, afferma Caronia, tale amministrazione è affidata “a burocrati, che fanno il loro lavoro ma ovviamente non ne rispondono all’elettorato”.

Il 15 dicembre dovrebbero essere votati, con elezioni di secondo livello, i presidenti di aree vaste sui quali – voci di palazzo – non ci sarebbe intesa tra i partiti della coalizione di maggioranza. Il Ddl, qualora approvato dall’Ars, andrebbe a sospendere questa elezione per rinviarla al prossimo anno, unitamente ad altro motivo per il ritorno alle urne, con le elezioni dirette. “Se il disegno di legge non sarà approvato si dovrà votare con le elezioni di secondo livello – spiega Marianna Caronia – ma io lo trovo una anomalia della democrazia, perché le elezioni di secondo livello fanno sì che tra soggetti che già si trovano tra le istituzioni si faccia una scelta”.

Caronia fa l’esempio di Palermo, territorio chiaramente vasto, con 82 comuni, che dovrebbero essere gestiti da persone che magari fanno già i consiglieri comunali di una città difficile come appunto il capoluogo siciliano. Quindi, nelle dichiarate intenzioni della maggioranza di governo guidata da Renato Schifani, la reintroduzione delle elezioni dirette delle province e la relativa copertura finanziaria potrebbero riportare ad una corretta amministrazione – anche manutentiva – di strade, scuole ed altre pertinenze provinciali, o di area vasta, come il sostegno alla disabilità. Questo, per sommi capi, l’oggetto del prossimo scontro politico siciliano per il quale, prima che verrà incardinato il Ddl, in Commissione bilancio bisognerà provvedere a reperire le ineludibili coperture finanziarie.

Il nocciolo della riforma consiste quindi nel secondo comma dell’articolo 1 del disegno di legge, secondo cui: “i liberi consorzi e le città metropolitane sono enti rappresentativi delle rispettive comunità, ne curano gli interessi e ne promuovono e coordinano lo sviluppo, ciascuno in base alle rispettive competenze e specificità; i componenti degli organi consiliari delle province e delle città metropolitane sono eletti a suffragio libero, segreto, paritario, diretto ed universale”. Il Ddl vuole quindi reintrodurre l’elezione diretta del presidente della Città metropolitana o del Libero consorzio comunale, che a sua volta nomina, come per altri organi di governo, gli assessori provinciali su propria scelta. Ad elezione diretta è affidata anche la scelta dei consiglieri provinciali con lo stesso meccanismo vigente per i Comuni.

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