Nel 2023 nell’isola la produzione cala dell’1,4% e il valore aggiunto dell’1,7, comunque al di sotto della media nazionale
L’agricoltura siciliana è sempre più in crisi. Nonostante nel 2023, secondo i dati forniti dall’Istat, la Sicilia sia al quarto posto per produzione, il comparto agricolo isolano continua a calare sia in quantitativi che in valore aggiunto. In milioni di euro, il settore mette in movimento fatturati da 6,6 miliardi di euro, con una riduzione rispetto all’anno precedente dell’1,4%.
Tale valore rappresenta l’8,6% dell’intera produzione italiana. Meglio della Sicilia hanno fatto la Lombardia, che ha raggiunto gli 11 miliardi di euro, l’Emilia Romagna a 8,5 miliardi di euro, e il Veneto a 7,8 miliardi. In parallelo, sono aumentati i prezzi alla produzione. In Sicilia si arriva ad una crescita dell’8,1%, insieme alla Calabria al +11,2% e all’Abruzzo al +8,8%. Le uniche regioni in cui è stata registrata una riduzione sono il Veneto, a -0,8%, e il Piemonte a -0,2%. Anche in termini di valore aggiunto l’agricoltura siciliana ha segnato un decremento, rispetto all’anno precedente, dell’1,7%.
Intero Pese in difficoltà
Non bisogna dimenticare, però, che l’andamento negativo riguarda l’intero Paese, considerato che la produzione del 2023 registra una riduzione dell’1,8% e il valore aggiunto è diminuito del 2,5%. In particolare, si registra un forte calo per la produzione in volume di vino (-17,4%) e frutta (-11,2%). In diminuzione anche il florovivaismo al -3,9%, olio d’oliva al -3%, attività di supporto al -1,6% e comparto zootecnico al -0,9%.
Annata favorevole, invece, per piante industriali, che crescono del 10,2%, per i cereali, al +6,6%, e per le cosiddette attività secondarie (come ad esempio la trasformazione dei prodotti) al +7,2%. Gli andamenti dell’annata sono stati condizionati dalle avverse condizioni climatiche che hanno caratterizzato diversi periodi dell’anno, con il susseguirsi di fenomeni estremi che hanno colpito molte produzioni di importanza primaria per il settore agricolo. Più nello specifico, la produzione del vino nel 2023 è tornata ai livelli del 2017: se il caldo e l’assenza di precipitazioni hanno influito positivamente sulla qualità delle uve, il prolungamento di queste condizioni meteorologiche nel periodo autunnale ha causato una consistente riduzione del raccolto.
Produzione di olio
Poco soddisfacenti anche i risultati raggiunti nel 2023 nella produzione di olio d’oliva, nonostante le positive aspettative per un’annata che era prevista di carica. La produzione a livello nazionale è stata inferiore alla media degli ultimi anni, con risultati piuttosto differenziati sul territorio. Il clima fresco e umido durante la fioritura ha compromesso i raccolti in molte zone del Centro; tuttavia, le prolungate alte temperature della seconda parte dell’anno hanno favorito il controllo dei patogeni tipici dell’ulivo soprattutto al Sud.
I risultati positivi registrati nelle regioni del Sud non sono stati sufficienti per compensare la consistente riduzione dei volumi riscontrata al Centro. Anche la produzione di frutta ha patito molto l’impatto dei fenomeni climatici estremi, come gelate tardive e grandinate che hanno caratterizzato la prima parte dell’anno. I volumi complessivi sono diminuiti dell’11,2%, coinvolgendo tutte le principali colture e quasi tutte le regioni.
Cresce solo l’industria alimentare
Anche gli altri comparti collegati all’agricoltura hanno registrato risultati negativi. Nella silvicoltura, la produzione e il valore aggiunto sono diminuiti in volume, rispettivamente, dello 0,9% e dell’1,2%, mentre nella pesca le diminuzioni sono state dello 0,5% e del 3,5%. Il valore aggiunto dell’industria alimentare, delle bevande e del tabacco è aumentato del 2,7% in volume, mentre quello del comparto agroalimentare, che comprende anche agricoltura, silvicoltura e pesca oltre all’industria alimentare, è rimasto sostanzialmente invariato rispetto all’anno precedente (+0,1%).
Nonostante questo, la quota del settore agroalimentare sul totale economia è migliorata, salendo nel 2023 al 4,2% rispetto al +3,8% dell’anno precedente, grazie a un rafforzamento del contributo dell’industria alimentare (2% rispetto all’1,6% del 2022) e a una conferma del contributo del settore primario (2,2%, come nel 2022).
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