Siccità, responsabili le istituzioni
Hanno scoperto l’acqua calda, ovvero l’acqua dolce. Significa che gli/le scienziati/e hanno comunicato che sotto il fondo marino c’è anche acqua dolce.
Pian piano i/le ricercatori/trici tentano di capire che cosa c’è al centro della Terra. Lo sanno intuitivamente attraverso modelli informatici e avendo determinato che il nucleo magnetico genera una forza tale che consente al nostro Pianeta di ruotare su se stesso in modo vertiginoso e, quindi, di creare la forza di gravità, senza la quale né persone, né animali, né cose resterebbero ancorati al suolo.
Ma nessuno è riuscito ad andare al centro della Terra perché, come scrivono le riviste scientifiche da noi riportate in altre occasioni, le perforazioni verso il centro della Terra sono arrivate al massimo a circa tredici chilometri, mentre il centro della Terra si trova a circa 6.500 chilometri.
Gli oceani sono profondi, i mari vicino alle coste molto meno, ciò non toglie che è del tutto evidente come al di sotto del fondo marino vi sia solido e liquido, cioè acqua.
Mentre essa si preleva normalmente dalle viscere della Terra in qualunque parte del mondo e a profondità diverse (ma non superiori a dieci chilometri), per prelevare quelle sotto la crosta marina bisognerebbe andare a maggiore profondità, con enormi problemi di pressione che esistono in quei siti.
Pare che tali sacche d’acqua nel nostro territorio siano nell’alto Adriatico, ma la notizia non è ancora confermata, né smentita.
La domanda che si pone è: perché andare a pescare l’acqua dolce a tali enormi profondità con costi di estrazione elevatissimi (anche per l’energia necessaria ad alimentare i macchinari che devono “succhiarla”) per portarla in superficie, quando si può direttamente utilizzare l’acqua marina dissalandola?
Come abbiamo scritto altre volte, esistono fornitori di impianti di dissalazione modernissimi che producono l’acqua dolce, anche potabile, a prezzi non molto superiori a quelli dell’acqua che si trova nelle viscere della Terra, anche perché tali impianti di dissalazione possono utilizzare energia solare prodotta da appositi impianti che affiancano i primi.
Fare soffrire intere popolazioni della cosiddetta siccità è una responsabilità gravissima che hanno coloro i quali gestiscono le istituzioni nazionali, regionali, provinciali e comunali. Responsabilità che non viene sanzionata normalmente e non viene riportata dai quotidiani e dai media sociali, né dalle televisioni. Conseguentemente, i/le cittadini/e non sanno con chi prendersela per queste gravi inadempienze.
Non si capisce perché un sindaco comunale o metropolitano, un commissario provinciale, un presidente di Regione o lo stesso presidente del Consiglio, attraverso i suoi funzionari, non prendano in esame un progetto che consenta a tutto il territorio, nessuna parte esclusa, di rifornirsi adeguatamente d’acqua dissalata, che non serve solamente per usi domestici, ma anche per gli impianti agricoli, per quelli industriali e per molti altri servizi.
Tali responsabilità si trovano a monte, poiché quasi nulla viene attuato per ridurre il cambiamento climatico, che provoca anche la siccità; e, a valle, per quanto riguarda la carenza di infrastrutture adeguate, efficienti e resilienti.
Altra gravissima responsabilità degli elencati vertici istituzionali riguarda il rinnovamento delle reti idriche, dai bacini ai rubinetti, nonché la riparazione degli invasi e delle dighe, per consentirne il completo riempimento, mentre in atto le loro deficienze strutturali non consentono di far elevare il livello oltre la metà.
Sono quarantacinque anni che questo giornale porta all’evidenza dell’opinione pubblica e ai vertici istituzionali la necessità di ammodernare tali reti, ma non siamo stati ascoltati e oggi vi sono intere popolazioni, soprattutto siciliane, che soffrono la sete.
Com’è noto, infatti, senz’acqua non si vive ed è per questo che noi più volte abbiamo richiamato, con nomi e cognomi, tutti i presidenti della Regione siciliana che non hanno fatto il loro dovere al riguardo, condannando due milioni di cittadini/e a soffrire la sete. Deprecabile e biasimabile!