Carcere di Barcellona: situazione critica i sindacati chiedono interventi immediati - QdS

Carcere di Barcellona: situazione critica i sindacati chiedono interventi immediati

Carcere di Barcellona: situazione critica i sindacati chiedono interventi immediati

venerdì 12 Aprile 2019

La direzione, da noi interpellata sull’argomento, ha preferito non rilasciare alcuna dichiarazione
Sono 230 i detenuti nella struttura, tra i quali quelli dell’Articolazione di salute mentale

BARCELLONA POZZO DI GOTTO (ME) – Una situazione divenuta insostenibile. Il carcere locale non ha personale sufficiente e adeguato per gestire i detenuti, tra cui quelli presenti nel reparto numero 8 dell’Articolazione per la tutela della salute mentale, ove mancano professionalità adeguate per i percorsi riabilitativi.

Le aggressioni continue agli agenti di Polizia penitenziaria, i tentativi di fuga e suicidio, le autolesioni, le tensioni che sfociano in atti violenti per la mancanza di un’adeguata sorveglianza, sono elementi denunciati da mesi dalle organizzazioni sindacali e da associazioni del territorio.

Qualche settimana fa sembra sia stata anche effettuata un’ispezione disposta dal Provveditorato regionale e sollecitata da tempo dal Cosp. Dopo l’ulteriore aggressione di lunedì, però, il segretario nazionale della Federazione sindacale autonoma Domenico Mastrulli si è rivolto direttamente al ministero della Giustizia e al Dap affinché prendano atto del fallimento di chi gestisce la sicurezza e provveda a un avvicendamento dei vertici al comando. Mastrulli ha invitato anche il sottosegretario Jacopo Morrone nella struttura carceraria per incontrare il personale.

Abbiamo chiesto a Romina Taiani, che da alcuni mesi è alla direzione della Casa circondariale di Barcellona, un commento alla situazione, cercando anche di approfondire le vicende appena descritte con ulteriori domande ma, dopo 19 giorni, ha così risposto: “In questo momento non ritengo opportuno trattare degli argomenti proposti quale oggetto dell’intervista”.

Il carcere di Barcellona accoglie fino a 230 detenuti di cui oltre 60 nell’Articolazione di salute mentale e 9 donne. Il personale di Polizia penitenziaria sulla carta è di 166 unità, ma in sostanza ne mancano una cinquantina se si contano le aspettative e le assenze giustificate. C’è inoltre la Legge 104/92 di cui, secondo i rappresentanti della FpCgil, usufruisce il 50% del personale. I rappresentanti del Cosp già a dicembre avevano segnalato criticità nell’organizzazione del lavoro, legate in particolare alla mobilità interna e all’iniqua distribuzione dei turni di servizio.

“Clima e modalità organizzative – ha riferito Lillo Italiano, delegato nazionale Cosp – sono cambiate da quando è subentrato il nuovo direttore. Il personale ha problemi con i superiori, ispettore e comandante, che prediligono i rapporti disciplinari e l’imposizione di decisioni che a volte ledono i diritti dei lavoratori. Vengono assegnati turni massacranti senza intervalli; agenti liberi dal servizio sono richiamati per coprire turni scoperti e se rifiutano, perché fuori sede, devono provarlo fino a subire ripercussioni con permessi e ferie negate”.

Della difficile situazione della Casa circondariale ha parlato anche Antonio Solano dell’Ugl, che ha ricordato come la carenza di personale riguardi anche Gazzi, a Messina. Francesco Fucile e Francesco Spanò Bascio, segretario generale e coordinatore provinciale della Fp Cgil, hanno invece ribadito che nella città del Longano serve una nuova pianta organica. “Non c’è – hanno detto – un protocollo firmato tra Amministrazione penitenziaria, Asp e Assessorato regionale alla Salute per la gestione dell’Articolazione di salute; manca la presa in carico da parte del Dsm, essenziale per un percorso terapeutico e a causa dei posti limitati nelle Rems, gli internati continuano a essere assegnati in questa sezione, la cui gestione, viste le poche figure sanitarie presenti, è quasi totalmente affidata all’esiguo personale di Polizia penitenziaria”.

Pippo Insana, presidente dell’associazione Casa di accoglienza e solidarietà di Barcellona, ha sottolineato come emerga poco dalle cronache la situazione in cui vivono gli oltre 60 detenuti psichiatrici. “Scontano la pena – ha evidenziato – e la cura alle loro patologie non può essere la sola assunzione di psicofarmaci. Dovrebbero avere un sostegno riabilitativo e di socializzazione. I detenuti restano abbandonati, in situazione di promiscuità da cui derivano aggressioni tra compagni e verso operatori. Ogni appello alla sanità regionale è rimasto inascoltato”.

Lina Bruno

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