Indagine di Enea, Icom e Fiaip: nel 2018 +6% di compravendite nelle prime tre fasce di qualità. Ma ancora l’80% degli scambi riguarda le categorie più basse e inefficienti
PALERMO – Cresce la qualità degli immobili acquistati nel 2018: segnale positivo del 6% nelle prime tre categorie energetiche e del 12% negli immobili oggetto di ristrutturazione. Il mercato, comunque, resta vincolato alle categorie più basse: l’80% degli scambi riguarda appunto quest’ultimo ambito. I numeri sono stati resi noti nei giorni scorsi e derivano da un’indagine di Enea, Icom istituto per la competitività e Fiaip su oltre 600 agenti immobiliari.
A sottolineare la buona tendenza registrata su mercato è stato Federico Testa, presidente dell’Enea, che ha spiegato come “dopo anni di timidezza e di scarsa attenzione, il settore immobiliare inizia a riconoscere la valenza dell’efficienza energetica”, anche se, come si legge nello studio, la “cultura del risparmio energetico nell’immobiliare e della riqualificazione energetica non sono ancora diventati una vera pratica sociale”.
Gli immobili energeticamente più scadenti mantengono ancora un peso non indifferente sul mercato, sebbene questo dato sia in contrazione rispetto agli anni passati. Basti pensare che la percentuale di immobili ricadenti nella classe energetica più bassa varia tra il 37% delle villette al 46% delle ville unifamiliari, mentre lo stesso dato, nel 2017, era compreso tra il 54% e il 67%.
“Il miglioramento della situazione – si legge nella nota – è testimoniato dalla diminuzione della percentuale di immobili compravenduti appartenenti alle ultime quattro classi energetiche (D-G) rispetto all’anno precedente”. Quest’ultimo dato, in riferimento al 2018, è stato pari a circa l’80%, mentre nel 2017 superava addirittura il 90%. Rispetto al 2017, invece, il dato degli immobili di pregio compravenduti e ricadenti nelle prime tre classi energetiche (A+, A e B) passa dal 22 al 28%.
Interessante il dato relativo alla “distribuzione per classe energetica rispetto all’ubicazione dell’immobile” dal momento che questa “percentuale migliora per tutti i segmenti analizzati, ad eccezione degli immobili ubicati nelle zone centrali (10% circa)” che evidentemente registrano la “complessità di eseguire interventi strutturali sul sistema edificio-impianto in immobili spesso molto datati e ubicati nei centri storici”.
La strada verso la riqualificazione energetica sembra comunque tracciata. Secondo lo studio, la percentuale di immobili di “elevata qualità energetica (A+, A e B) rappresenta il 77% degli immobili di nuova costruzione venduti nel 2018, continuando il trend di crescita evidenziato negli anni precedenti ed interrotto solo dal dato del 2017”.
In Sicilia restano i numeri minimi in termini di riqualificazione, anche a fronte della spinta dell’ecobonus: l’ultimo rapporto sull’Efficienza energetica, realizzato dall’Enea, ha messo in evidenza, per l’ecobonus 2017 – gli incentivi dedicati alla riqualificazione energetica – un investimento da parte delle famiglie italiane per 3,7 miliardi di euro, pari a 420mila interventi di riqualificazione energetica, con un risparmio di oltre 1300 Gwh/anno. Soltanto 80 milioni, cioè il 2% del totale, e 11mila interventi, alla Sicilia.
Un’azione tiepida che conferma la sostanziale arretratezza del patrimonio edilizio siciliano: l’Osservatorio regionale ed Ufficio statistico dell’Energia della Regione siciliana ha realizzato un quadro aggiornato dal 2009 all’ottobre del 2017, registrando 433.898 certificazioni e con l’80% del totale intrappolato tra le ultime due classi energetiche (F e G).
Andando in dettaglio, ne troviamo 256mila nell’ultima classe (G, pari al 65% del totale) e poco più di 70mila nella penultima (F, 16% del totale). Le prime classi, cioè la fascia A e A+, ne vedono appena 2mila, una porzione pari all’1% del totale, mentre nella seconda, cioè la classe B, ci si avvicina alle diecimila unità che statisticamente non valgono più del 2% del totale.