Tensione sugli Enti intermedi in vista delle elezioni per i Consigli fissate per il 30 giugno
Il sindaco De Luca ha consegnato in Prefettura la fascia della Città Metropolitana
MESSINA – “Non è finita qui. Andremo avanti con altre manifestazioni ancora più forti, fino a quando non sarà risolto il problema”. Sono le intenzioni del sindaco Cateno De Luca, che dopo avere consegnato nelle mani del vice prefetto Carmelo Musolino la fascia di sindaco della Città Metropolitana, ha annunciato altre iniziative e chiesto al presidente Nello Musumeci di sospendere le procedure di elezione dei Consigli metropolitani già fissate per il 30 giugno.
Il Governo regionale, dal canto suo, proprio per emanare l’atto d’indizione dei comizi elettorali che De Luca non ha voluto firmare, ha provveduto a mandare a Palazzo dei Leoni Giuseppe Petralia, commissario ad acta, insediatosi martedì. L’assessorato delle Autonomie locali farà pagare al sindaco di Messina le spese per questa nomina, circa mille euro.
“Il ruolo di sindaco della Città Metropolitana – ha scritto De Luca sui social network – non prevede alcuna indennità, però sarò costretto a pagare una sanzione”. Ma la carica di sindaco Metropolitano non è elettiva, è stata ereditata da De Luca “d’ufficio”, quindi anche la consegna della fascia è un atto che avrebbe efficacia solo se contestuale alle dimissioni da sindaco di Messina. Un’osservazione che in molti hanno fatto alla vigilia del primo maggio, giorno in cui De Luca ha chiamato a raccolta i sindaci della provincia per la “Marcia verso la Prefettura”.
Si vedrà nei prossimi giorni quali saranno le conseguenze di questo gesto simbolico e in ogni caso sembra che ormai da mesi Palazzo dei Leoni sia retto dai soli dirigenti. Hanno accompagnato De Luca, al Palazzo del Governo, Nino Germanà e i 73 rappresentanti dei Comuni metropolitani, di cui 53 sindaci su 108. Alla manifestazione convocata dal primo cittadino hanno aderito anche i rappresentanti della Cisl e della Fiadel-Csa che “in maniera responsabile hanno partecipato – ha precisato De Luca – perché il tema che ci accomuna è il lavoro; investimenti per quasi 500 milioni di euro bloccati non solo non permettono di creare lavoro, ma mettono a repentaglio tutto il sistema”.
“La situazione è drammatica – ha aggiunto il primo cittadino – aggravata dal rischio che tra qualche mese possa degenerare e costringa anche i sindaci ad autosospendersi. È necessario attenzionare il Ddl presentato dall’onorevole Germanà in Parlamento per la modifica del prelievo forzoso, provvedimento che potrebbe essere discusso nel giro di qualche settimana, con una decretazione d’urgenza… I rimedi ci sono, per tale motivo, se le cose non cambiano, non ha più senso continuare a celebrare elezioni per Enti moribondi. Solo di fronte ad atti concreti sarò disposto a rivedere la mia posizione”.
L’iniziativa di De Luca ha prodotto non soltanto una spaccatura politica, visto che non tutti i sindaci hanno aderito (alcuni in polemica come il confermato primo cittadino di Rometta Nicola Merlino) ma anche sindacale. Per la prima volta, i tre confederali hanno celebrato il primo maggio su posizioni distanti. “È una giornata che rappresenta in tutto il Paese – ha affermato Ivan Tripodi, segretario Uil – un momento in cui il sindacato confederale è protagonista di una straordinaria mobilitazione unitaria. Evidentemente a Messina qualcuno ha incredibilmente ritenuto più utile partecipare alla parata elettorale del sindaco De Luca”.
Sulla stessa posizione Giovanni Mastroeni, segretario Cgil che ha parlato di “delirio mediatico che niente ha a che vedere con la reale necessità di salvaguardia delle ex Province. L’impegno concreto di tutte le parti dovrebbe essere quello di trovare le risorse che consentano agli enti di chiudere i loro bilanci”.
Tonino Genovese, segretario Cisl ha spiegato la sua adesione all’iniziativa del sindaco con “la necessità di assumere una posizione forte che punti alla soluzione del problema e che sia da stimolo ai Governi nazionale e regionale. Non ritengo utile, però, interrompere le attività e le funzioni della Città Metropolitana perché si corre il rischio che a pagarne le conseguenze siano gli utenti, la comunità ed i lavoratori”.