Un cammino tormentato per l’azienda speciale costituita per la gestione dei servizi sociali. Caos sulle variazioni che sarebbero state apportate al documento approvato dal Consiglio
MESSINA – Non c’è pace nella Messina Social city, azienda speciale del Comune costituita per la gestione e produzione dei servizi sociali.
Dai pasticci sul contratto di servizio al ricorso al Tar inoltrato dall’Unione nazionale dei consumatori, dalle lamentele dell’utenza per l’abbassamento della qualità dei servizi erogati alle buste paga sbagliate, dalla mancata nomina di un direttore generale alla protesta degli operatori esclusi malgrado l’anzianità di servizio, è un susseguirsi di criticità che vengono alla luce ed evidenziano la superficialità con cui si è affrontata fin dall’inizio la trasformazione del sistema di gestione di un settore così delicato, culminata con la cerimonia della firma dei 540 contratti con in prima fila il sindaco Cateno De Luca.
Da non dimenticare l’arrivo del nuovo consulente del lavoro, Cristina Petrucci, alla quale spetterà “mettere una pezza – come si legge in un comunicato della FpCgil – alle decine di errori riscontrati dai lavoratori nella busta paga dello scorso mese: qualifiche errate, ferie non conteggiate, malattie non calcolate…”.
Come se non bastasse, con la recente bocciatura in Consiglio della variazione di bilancio sono a rischio i prossimi stipendi di maggio. Dopo il parere sollecitato dal consigliere di “LiberaMe” Nello Pergolizzi, ha provocato inevitabili reazioni l’accusa del segretario generale del Comune, Rossana Carrubba, lanciata in Aula consiliare durante la seduta della Commissione bilancio, nei confronti della dirigente del Dipartimento Servizi sociali Loredana Carrara che avrebbe “apportato modifiche al contratto di servizio, senza averne il titolo per farlo, rendendolo difforme da quello approvato dal Consiglio comunale”.
“Il dirigente – ha affermato Carrubba – ha modificato l’impostazione dell’atto prodotto e trasferito all’azienda solo i servizi gestiti in appalto fino al 28 febbraio scorso. Per istituire e trasferire all’azienda un altro servizio, socio-assistenziale per esempio, e sempre che ci siano le risorse necessarie, si dovrà tornare per il via libera in Consiglio comunale. Il dirigente avrebbe dovuto descrivere nel contratto tutti i servizi sociali potenzialmente attribuibili all’azienda e poi individuare quelli concretamente trasferiti a quella data. Ora è necessaria la ratifica da parte del Consiglio dell’operato della dirigente, che ha agito con ‘incompetenza relativa’ e il Consiglio comunale deve avallare la sua azione con effetto retroattivo”.
“Si sanerebbe così – ha concluso – il vizio dell’azione amministrativa del dirigente dalla data di sottoscrizione del contratto, il 13 marzo, rispetto alla data di affidamento dei servizi all’azienda, il primo marzo”.
Da sottolineare, inoltre, il ricorso al Tar dell’Unione nazionale dei consumatori perché si ritiene nullo quel contratto di servizio. Una questione che il segretario generale non sottovaluta: “Nel ricorso – ha detto – si sottolinea proprio la mancanza delle accennate modalità concrete di svolgimento dei servizi che si sarebbe dovuta superare con un nuovo pronunciamento dell’Aula, mentre la dirigente ha agito diversamente senza che ne sapessi nulla. Non è detto che il Consiglio comunale approverà avallando un diverso atto. Stiamo comunque procedendo per sanare il problema”.
Per il consigliere comunale Pd Libero Gioveni, il quale ha chiesto che vengano presi provvedimenti disciplinari nei confronti di Loredana Carrara, “chiedere la ratifica di un atto al Consiglio che se anche ci fosse non si avrebbe comunque la certezza di come sanare il vulnus dei restanti 12 giorni scoperti rasenta davvero l’inverosimile. La dirigente ha condotto un’azione amministrativa errata che rischia seriamente di inficiare i rapporti nella regolamentazione dei servizi fra il Comune e la Messina Social city. Intervenga il sindaco De Luca, che forse, se non fosse stato troppo distratto dalla campagna elettorale per le Europee, avrebbe evitato questo abbaglio amministrativo”.