Credo che la curiosità sia stato l’elemento principale, misto a incoscienza e un pizzico di arroganza nel ritenere di essere adatti a sostenere livelli di competizione professionali più elevati rispetto a quelli che mi si prospettavano in Italia, con la conseguenza di vivere dei ritmi di vita più esasperati.
Appare quasi retorico dire che i settori professionali sono strettamente intrecciati, correlati, intimi alle dinamiche socio-culturali che ne esprimono i contenuti, per cui, facendo le debite proporzioni, Catania non si lascia contaminare dall’esterno come Londra o forse sarebbe meglio dire che tale processo di contaminazione appare troppo lento per il tempo in cui viviamo.
Ovviamente, la responsabilità di tutto questo è sulle spalle di coloro che nella nostra città,occupano posizioni medio-alte da cui ci si aspetterebbe un contributo fattivo allo sviluppo sano della città, non certamente da coloro che vivono ai margini sia in termini geografici che culturali, i quali andrebbero integrati quanto più velocemente possibile. Se continuiamo a vivere in una società dell’esclusione non avremo mai un futuro. Londra non è una città perfetta, ci sono molti problemi ma si affrontano con dignità e trasparenza. Questo ha creato un sistema virtuoso che riesce ad attirare le energie e i cervelli più brillanti e freschi in circolazione, tant’è che oggi è la capitale per numero di Star-up in Europa.
Lavoro come Legal & Compliance per una società inglese, la cui attività principale è quella di investire sui mercati finanziari di tutto il mondo. Sembra quasi un paradosso che un italiano ricopra il ruolo di controllare che l’attività di un’istituzione finanziaria inglese sia in pieno adempimento sia con la legge nazionale che con gli altri numerosi obblighi e oneri che derivano dalle molteplici fonti legislative, prodotte dai diversi enti di controllo e da diverse giurisdizioni nel mondo che regolamentano i mercati finanziari L’ennesima prova che gli inglesi riescono nel caos culturale a produrrre virtuosismo.
Non so se a prevalere sia la curiosità, certamente è il presupposto migliore. La crisi finanziaria e gli scenari geopolitici attuali hanno sicuramente acuito il senso di insicurezza e forse anche accentuato la voglia di spostarsi, ma a mio parere la voglia di potenziare le proprie conoscenze dovrebbe essere il pre-requisito della curiosità. La globablizzazione ha certamente reso il mondo più piccolo e forse ha generato l’illusione che tutto sia accessibile. In parte, a dire il vero, le opportunità possono essere colte anche senza spostarsi in altri paesi e anche vivendo in paesi cosiddetti economicamente svantaggiati o riuscendo a valorizzare ciò che sia ha in casa.