Biometano, grande opportunità per gli agricoltori dell’Isola - QdS

Biometano, grande opportunità per gli agricoltori dell’Isola

Biometano, grande opportunità per gli agricoltori dell’Isola

martedì 22 Ottobre 2019

Nel Dipartimento di Agricoltura dell’Unict si è svolto un seminario organizzato da Agroenergia. La storia di successo di Vincenzo Pottino: “La scommessa è venderlo alla rete di trasporto”

CATANIA – Vedere i rifiuti non più come tali, ma come risorse utili a produrre energia rinnovabile e, quindi, a chiudere il ciclo dell’economia. È questa la convinzione che c’è alla base del mercato del biometano. Un mercato che si sta espandendo sempre di più. Pochi sanno, però, che il biogas e il mondo dell’agricoltura, sono strettamente collegati. Infatti, oltre all’impiego della frazione organica dei rifiuti urbani, anche gli scarti agricoli, quelli dell’industria agroalimentare e le acque reflue sono ottime risorse per la produzione del biometano.

Questo l’argomento al centro di un seminario organizzato nei giorni scorsi da Agroenergia, nei locali del Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente (Di3a) dell’Università di Catania. “In Sicilia – ha dichiarato Piero Mattirolo, presidente di Agroenergia – c’è un grosso potenziale di sottoprodotti di scarti agricoli che può diventare una fonte di produzione di biometano in un ambito diverso da quello dei rifiuti. Stiamo parlando di un potenziale per l’agricoltura. Una nuova opportunità per gli imprenditori”.

Dopo questa breve introduzione, è intervenuto Salvatore Cosentino, docente ordinario di agronomia al Di3a. Il professore ha spiegato che tra le fonti di energia rinnovabile, c’è anche la biomassa. Ovvero la frazione biodegradabile dei residui di origine biologica provenienti dall’agricoltura e dalle industrie connesse. Un tipo particolare di biomassa è costituito dalle colture energetiche, che, ad oggi in Europa, sono quelle più utilizzate nei processi di produzione del biometano. Processi che avvengono all’interno di impianti altamente tecnologici. In tutta l’Ue, attualmente, ci sono circa 460 impianti. La maggior parte si trova in Germania e grande crescita stanno avendo la Gran Bretagna e la Francia.

In Italia, lo sviluppo del settore è in attesa di chiarezza normativa e scarseggiano pure gli impianti. Soprattutto in Sicilia, dove esistono pochi esempi di questa innovativa realtà produttiva. “Stiamo lavorando a livello nazionale – ha dichiarato Piero Mattirolo – per semplificare la nascita di aggregazioni in grado di realizzare nuovi impianti. Parlo di aggregazioni perché per il biometano servono investimenti molto importanti. Però è un mercato che sta cambiando e noi stiamo cercando di mettere sempre più in contatto i fornitori con i potenziali utilizzatori. In Sicilia stiamo lavorando da dieci anni, bisogna avere pazienza e tenacia. Per esempio, un modello di sviluppo a cui guardare è quello dell’impianto di Vincenzo Pottino, un vero esempio di economia circolare molto avanzato”. I numeri ci sono tutti per fare bene anche nell’Isola, anche se, come ha affermato Mattirolo con amarezza, “qui ci vuole un’eternità per partire”.

Uno dei pochi imprenditori agricoli siciliani ad avere colto quest’opportunità per la sua azienda è Vincenzo Pottino, che era presente al seminario di Agroenergia. “Attualmente – ha dichiarato Pottino – lo sbocco principale del nostro biogas è quello della mobilità e del sostentamento aziendale. La scommessa è venderlo all’interno della rete di trasporto”. Infatti, chi produce biometano e vuole venderlo, ad oggi, in Italia, deve rivolgersi al Gse (Gestore dei servizi energetici) che lo valuta otto centesimi al metro cubo.

Secondo Christof Erckert, esperto di biogas che si occupa di business plan per chi vuole produrre biometano, il ricavo massimo che si può ottenere dalla produzione di questa energia rinnovabile con l’attuale valore di mercato è di tre milioni di euro l’anno.

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