Altroconsumo: per l’installazione si paga tra 100 e 200€. Per il canone mensile si sborsano fino a 55€. Negozianti più penalizzati sui piccoli importi: per pagamenti di 4,5€, fino a 0,5€ di commisioni
PALERMO – Ridurre l’uso del contante per contrastare evasione e frodi fiscali: questo è l’obiettivo perseguito dagli ultimi Governi. Sicuramente l’uso del Pos (Point of sale), obbligatorio per legge, è un utile strumento capace di far fronte alla riduzione dell’uso del contante. Ma quanto costa ai commercianti detenere il Pos e accettare pagamenti con carte di credito, di debito e pagobancomat? Secondo un’analisi condotta da Altroconsumo, i negozianti sono tenuti a sopportare costi troppo salati.
Nel dettaglio, le spese a carico del commerciante si compongono di una parte fissa e di una variabile legata all’ammontare dell’importo pagato dal consumatore. Dallo studio effettuato da Altroconsumo sull’analisi dei foglietti illustrativi di tre banche, è emerso che i costi fissi oscillano tra cento e duecento euro necessari per l’installazione del dispositivo e tra 35 e 55 euro necessari al pagamento del canone mensile (quindi, fino a 660 euro l’anno di canone mensile). Altrettanto oneroso è il pagamento delle spese variabili, estremamente più pesanti per i piccoli importi. Ad esempio, sul pagamento di un importo pari a 4,50 euro, il commerciante paga fino a cinquanta centesimi di commissioni (pari all’11% del totale).
Quando gli importi sono più elevati, l’incidenza percentuale versata sottoforma di commissioni risulta essere più contenuta: infatti, su una spesa pari a 90 euro, l’ammontare delle commissioni arriva ad un massimo di 7,20 euro (pari all’8% del valore totale). In generale, i costi variano a seconda che il pagamento sia stato effettuato con carta di credito, di debito o pagobancomat, confermandosi sempre più cari nel caso delle carte di credito. Queste condizioni spingono spesso gli esercenti ad applicare sovraprezzi a chi paga importi piccoli con la carta di credito. Una pratica vietata dalla legge, ma nient’affatto rara, visto che le segnalazioni di sovraprezzi per l’acquisto di biglietti e abbonamenti del trasporto pubblico, servizi di lavanderia, bevande e alimenti nei negozi piccoli lungo tutto lo Stivale sono arrivate all’Antitrust (l’Autorità è intervenuta pochi mesi fa per ribadire il divieto e ricordare che le violazioni segnalate saranno sanzionate).
I negozianti si difendono dal caro-commissioni anche esponendo cartelli in cui dicono ai clienti che non accettano carte di pagamento per importi inferiori ad un certo valore o durante i saldi. Seppur si tratti di una pratica illecita, non sono previste sanzioni. Dal 2014 c’è una legge che impone ad ogni esercente e libero professionista di avere un Pos. Ma non ci sono sanzioni per i trasgressori (di fatto una norma inefficace). Di certo è giusto sanzionare chi non rispetta le regole, soprattutto per rispetto nei confronti di chi invece le rispetta e quindi il Pos ce l’ha.
Dunque, in linea generale il peso che i commercianti sono tenuti a sopportare è piuttosto importante. Tutto ciò, nonostante la previsione di destinare un credito d’imposta del 30% sulle spese per le commissioni sulle transazioni con carte e bancomat per gli esercenti che fatturano meno di 400 mila euro l’anno, prevista a partire dal prossimo primo luglio. Purtroppo, è prevedibile che neppure questo strumento sarà sufficiente a “convincere” i negozianti ad adottare questi metodi di pagamento.
«su una spesa pari a 90 euro, l’ammontare delle commissioni arriva ad un massimo di 7,20 euro»
Mi chiedo chi li paga quei 7.20 euro per uno scontrino di 90 euro. Li paga il commerciante? o li paga il cliente?
Se lo deve pagare il commerciante allora lo deve togliere dal suo stipendio netto. Sullo scontrino da 90 euro potrebbe guadagnarci il 30%, 30 euro, su questa cifra ci deve pagare le tasse, supponiamo siano il 50%, fanno 15 euro guadagnati, poi c’è l’affitto e le bollette, facciamo di togliere 5 euro e rimangono in tasca al negoziante 10 euro netti.
Su questi 10 euro che il negoziante si mette veramente in tasca deve pagare 7.20 euro di ammontare delle commissioni: siamo seri?
Allora facciamo che li paga il cliente che è meglio ma certo il negoziante non può aumentare i prezzi perché fuori dal suo negozio c’è quello che gli fa concorrenza magari facendosi pagare meno perché fa il furbo e non accetta le carte di credito ma solo contanti.